L’autunno: una stagione dell’anima

autunno

Con l’equinozio d’ Autunno (che può cadere ogni anno in un giorno diverso ma sempre tra il 22 e 23 settembre), salutiamo l’estate e apriamo le porte alla stagione autunnale, con le prime cioccolate calde, le castagne ed i suoi tappeti di foglie.

L’Autunno è infatti il tempo della magia dei colori, raffigurata magistralmente in “Impressioni D’autunno all’ Argenteuil“ di Claude Monet  in cui il paesaggio e i tipici colori di questa stagione predominano sul resto; in  lontananza appaiono alcune costruzioni di Argenteuil, mentre sulle acque  del letto del fiume si proietta il riflesso delle piante e degli alberi che si affacciano su di esso con i caratteristici caldi colori della stagione.

L’Autunno è la stagione cantata da Salvatore Quasimodo che rende questa stagione metafora della condizione umana.

Se anche voi, come me, siete rapiti dall’ atmosfera e dalla magia dell’autunno, sappiate che c’è una ragione psicologica, forse inconscia, che lo spiega. I nostri sentimenti per questa stagione, infatti, si basano su una dualità che mette insieme nostalgia per le tradizioni ed eccitamento da nuovo inizio; essa è infatti associata ad eventi e tradizioni che evocano ricordi di tempi felici, come il ritorno a scuola e il ritrovare gli amici, le prime serate insieme attorno ad un camino, i weekend autunnali camminando tra i tappeti di foglie, il profumo delle caldarroste. Ma l’Autunno è anche sinonimo di nuovi inizi: “da bambini associamo l’Autunno al ritorno a scuola, all’incontro con gli amici e da grandi rispondiamo ancora a questo modello mentale che abbiamo sperimentato per i 18 anni di scuola” scrive Kathryn Lively, professoressa di sociologia.

L’etimologia della parola Autunno è connessa al verbo latino “augere”, aumentare, arricchire; andando ancora più alle origini, rintracciamo la radice sanscrita av- o au- che esprime l’idea del saziarsi, del godere. Ecco che, contrariamente a quanto si possa immaginare, la parola autunno non significa la stagione che prepara al tramonto, al declino dell’inverno, bensì, al contrario, la stagione ricca di frutti che la natura ed il lavoro dell’uomo hanno preparato. L’autunno è dunque il tempo del raccolto, quando l’uomo può raccogliere il frutto del suo duro lavoro nei campi; a questa stagione dell’anno solitamente si associava la figura di una divinità greca, Dioniso, il dio della vite, del vino a cui è consacrata, tra l’altro, anche la lepre, cacciata nel mese di novembre.

Lo scorrere del tempo ed il mutare delle stagioni influenzano su diversi livelli il nostro umore e benessere psicologico; secondo recenti teorie, la nostra attività fisica e emotiva è caratterizzata da cicli ricorrenti. La frequenza e l’andamento dei processi fisiologici e comportamentali è determinata in larga parte da fenomeni ambientali (per esempio alternanza diurna-notturna, temperature, tassi d’umidità).

Per tradizione, l’equinozio d’autunno è un passaggio celebrato in molte culture, periodo di raccolto, meditazione e introspezione; anche gli animali raccolgono provviste, mutano la pelliccia o si apprestano a migrare verso l’Equatore dove il clima è più mite. È un fenomeno che ricorda a tutti che è giunta l’ora di prepararsi ad affrontare le fasi più fredde e buie dell’anno solare e magari affrettarsi ad accumulare scorte di energia.

Imparare a vivere l’autunno come stagione esterna ed interna è il segreto del nostro benessere: è il periodo ideale per ricaricare le batterie di corpo e mente.  Di seguito qualche consiglio per vivere al meglio questa stagione:

Mangiare in modo sano.

È sempre meglio acquistare e consumare frutta di stagione perché solo in questo modo possiamo beneficiare al massimo del loro potere e valore nutritivo. Nel mese di novembre bisognerebbe acquistare, per quanto riguarda la frutta:

  • arance: frutta regina dell’Autunno con le sue proprietà benefiche per l’organismo derivate dalla massiccia presenza di vitamina C che rafforza il sistema immunitario e combatte i radicali liberi;
  • castagne: ricche di minerali tra cui calcio, fosforo, sodio e potassio. Aiutano quando l’organismo è stressato a riabilitarlo. Offrono anche una dose di energia e carboidrati e favoriscono la motilità intestinale;
  • cachi: ricchi di zuccheri e potassio, vitamine e hanno anche proprietà depurative e antiossidanti;     
  • mandarino: ricco di vitamina C, fibre e carotene e indicato nelle diete perché estremamente digeribile;
  • mele: le mele hanno pochissimi grassi e tantissime proteine, ricche di vitamine e fibre;
  • pera: è ricca di fibre e ha un elevato indice di sazietà. Ha pochi grassi e aiuta ad abbassare il colesterolo nel sangue;
  • melagrana: apporta tantissimi antiossidanti. Perfetta per contrastare le rughe in quanto contiene vitamina A e potassio. Utile nella lotta contro i radicali liberi, aiuta anche fegato e reni e migliora le funzioni cardiache.

Mentre per quanto riguarda la verdura novembre è il mese di:

  • zucca: Si tratta di un ortaggio tipicamente autunnale ricco di vitamine A, C, e del gruppo B, inoltre è ricca di sali minerali tra cui fosforo, ferro, magnesio e potassio. Ha virtù sedative e aiuta il sistema nervoso centrale ecco perché fa bene anche per combattere ansia e stress;
  • funghi: sono poveri di calorie ma offrono energia e regalano acqua e sali minerali all’organismo. Rafforzano anche le ossa, le unghie e i denti;
  • finocchio: Disintossicante e depurativo i finocchi sono una delle verdure top per depurarsi in autunno e in inverno. Ricco di vitamina C e sali minerali, in particolare il potassio, è ottimo anche in caso di dieta ipocalorica; aiuta la digestione.
autunno

Facciamo lunghe passeggiate all’ aperto.

Questo è il momento ideale per riscoprire il legame con la natura e vivere un’esperienza in grado di riequilibrare corpo e mente. Quali sono i benefici di una passeggiata nei boschi in questo particolare periodo dell’anno?

  • Rafforza il sistema respiratorio. In particolare, gli oli essenziali legnosi emanati dalle conifere e dalle loro resine apportano, attraverso la respirazione, numerosi benefici al corpo e allo spirito, oltre che una connessione più profonda con la natura. Per poter continuare a vivere l’esperienza del bosco anche a casa, si possono utilizzare gli oli essenziali puri come quello di larice, espettorante e antibatterico, ma che ha anche un effetto benefico contro lo stress;
  • riduce i livelli di cortisolo. Il “forest bathing” è un’antica pratica giapponese che, attraverso l’immersione totale nella foresta, aiuta a ridurre lo stress e a normalizzare la pressione sanguigna, con effetti benefici anche sul sistema immunitario; il consiglio è prendere tempo per sé, lasciarsi coinvolgere da tutti i sensi e osservare il colore delle foglie stando nel silenzio della natura, che invita alla quiete interiore;
  • vera e propria sessione di cromoterapia.  Il fenomeno del “foliage” con i suoi colori, secondo la cromoterapia, ha numerosi effetti benefici su mente e corpo. Ogni colore ha una vibrazione energetica che interagisce con l’organismo. «Il rosso è associato al calore e all’energia, è il simbolo del fuoco, del sangue ed è collegato alla forza come spinta all’azione verso un cambiamento. Il giallo trasmette felicità e buonumore, ma raffigura anche la parte intellettuale del cervello, per questo favorisce la concentrazione; questo colore luminoso richiama la leggerezza, è il simbolo di vitalità, ottimismo e rinascita. L’arancione unisce questi due colori e richiama la pace interiore e la trasformazione, trasmettendo sensazioni positive di serenità, creatività ed entusiasmo»;
  • effetto emozionale. Stare in un ambiente naturale ci fa sentire a nostro agio, generando un beneficio fisico ed emotivo. Grazie a una profonda connessione con la natura possiamo rilassarci e ridimensionare le preoccupazioni, staccando per un po’ dai ritmi stressanti per armonizzare quelli biologici.

Concediamoci il privilegio di metterci in discussione e di lasciar andare.

Immergersi nella natura in questo periodo ha un profondo valore simbolico e diventa una grande metafora della vita stessa. Come gli alberi anche noi dovremmo spogliarci di ciò che non è importante per vivere meglio il presente; le foglie che cadono rappresentano le cose che dobbiamo lasciar andare, le cose che non dobbiamo trattenere in quanto non possono più stare con noi.

Impariamo a lasciar andare: subito potremmo avere la sensazione di essere rimasti senza nulla invece dobbiamo semplicemente aspettare che germoglino nuove foglie.

Come scritto da Camus: “L’autunno è una seconda primavera dove ogni foglia è un fiore.”

autunno

Alla scoperta degli Ecovillaggi in Italia

L’Italia, famosa per i suoi paesaggi mozzafiato, cultura, storia, sta avendo la sua meritata notorietà anche per l’impegno nella sostenibilità. In tutti i nostri articoli abbiamo parlato di novità tecnologiche e sociali che hanno dato e daranno un grosso impatto per il futuro verde delle generazioni a venire nel nostro paese. E non è finita qui.

Oggi vogliamo dare risalto infatti ad un altro capitolo secondo noi passato troppo in sordina agli occhi di molti perché è un altro esempio di come l’economia circolare e l’armonia con l’ambiente siano la miglior soluzione ad oggi per offrire una finestra di speranza e ribaltare quello che ad oggi sembra uno scenario irreversibile, quello dell’inquinamento urbano. Nelle prossime righe parliamo infatti di Ecovillaggi.

Cos’è un Ecovillaggio?

Gli ecovillaggi sono comunità intenzionali di persone che cercano di vivere in modo sostenibile, adottando pratiche ecologiche ed etiche. Queste comunità sono solitamente situate in luoghi rurali o semirurali e sono caratterizzate da una profonda connessione con la natura e da un forte senso di condivisione e cooperazione tra i membri. Gli obiettivi comuni degli ecovillaggi includono la riduzione dell’impatto ambientale, la promozione dello sviluppo sostenibile e la creazione di legami sociali significativi.

Ecovillaggi in Italia

L’Italia ospita diversi ecovillaggi, ciascuno con la sua identità e approccio alla sostenibilità. Ne menzioneremo solo alcuni, per darvi l’idea di quanto trasversale può essere la parola “sostenibilità”.

Uno dei più noti è Damanhur, situato nel Piemonte. Fondata negli anni ’70, questa comunità ha sviluppato una serie di progetti ecologici, tra cui la creazione di un sistema di agricoltura biodinamica e un tempio sotterraneo unico nel suo genere.

Nella regione della Toscana, Torri Superiore è un esempio di ecovillaggio che ha trasformato un antico borgo in rovina in una comunità ecologica, promuovendo la riqualificazione dei vecchi edifici con materiali sostenibili e tecniche di costruzione tradizionali.

Nel sud dell’Italia, a Valle della Luna, i membri si concentrano sulla permacultura, l’agricoltura sostenibile e la condivisione delle risorse.

Valori chiave degli Ecovillaggi

Ciò che accomuna tutti questi sono i valori fondamentali sui cui si basano, creando a posteriori le attività e le loro scelte:

  1. Sostenibilità ambientale: la gestione delle risorse naturali, la produzione di energia rinnovabile e la riduzione degli sprechi sono centrali nella vita degli ecovillaggi.
  2. Comunità e condivisione: la cooperazione e il supporto reciproco tra i membri sono alla base di ogni ecovillaggio, promuovendo una rete di relazioni interpersonali significative.
  3. Educazione e consapevolezza: gli ecovillaggi spesso svolgono un ruolo educativo nella promozione della sostenibilità, offrendo programmi educativi per i visitatori e le scuole locali.

Impatto e futuro

Queste realtà in Italia (ma anche fuori da essa) stanno dimostrando che è possibile vivere in modo sostenibile e armonioso con la natura, al contempo costruendo comunità forti e resilienti. Il loro impatto si estende oltre i confini delle comunità stesse, ispirando altri a seguire il loro esempio e promuovendo la consapevolezza sulla sostenibilità.

Il futuro degli ecovillaggi in Italia sembra promettente, con sempre più persone interessate a unirsi a queste comunità e a contribuire alla costruzione di un mondo più verde e solidale.

Gli ecovillaggi i rappresentano quindi una risorsa preziosa per la promozione della sostenibilità e della comunità. Condividono un messaggio positivo e ispiratore su come possiamo vivere in armonia con il nostro pianeta, un passo alla volta, tutti insieme.

RUBRICA – Le ricette di Atlas

Tortelli di zucca con burro e salvia

L’autunno sta arrivando e, con esso, i colori ed i sapori di questa stagione. E quale ingrediente la rappresenta meglio se non la zucca? Questo ortaggio dal sapore dolce e delicato è uno degli ingredienti più versatili dell’orto potendo passare da ottimi primi piatti salati a dolci a bevande calde dall’aroma inconfondibile. Oggi andremo ad assaporare questo prodotto in un primo piatto che reputo tra i più buoni della cucina italiana: i tortelli alla zucca.

Ingredienti per due persone:

  • 200g farina di semola di grano duro rimacinata
  • 6 tuorli d’uovo
  • 350g Zucca mantovana (o altra varietà)
  • 1 spicchio di aglio
  • 35g Burro
  • Salvia in foglie q.b.
  • Noce moscata q.b.
  • Cannella q.b.
  • 15g di pangrattato
  • 70g di formaggio stagionato
  • Paprika affumicata q.b.

Procedimento:

Per prima cosa andiamo a preparare la nostra pasta e quindi in una ciotola andiamo a versare tutta la farina e formiamo un buco al centro dove andremo a versare i nostri tuorli, un pizzico di sale ed un filo di olio. Mescoliamo bene ed appena gli ingredienti avranno formato una “palla” procediamo ad impastare fino ad ottenere un composto abbastanza solido che avvolgeremo in un po’ di pellicola alimentare per farlo riposare 20-30 minuti.

Mentre il nostro impasto riposa sbucciamo la zucca, la tagliamo a cubotti e la mettiamo in una ciotola con olio evo, paprika affumicata, un pizzico di sale e pepe; aggiungiamo lo spicchio di aglio scamiciato leggermente schiacciato e mischiamo bene. Una volta che gli ingredienti saranno ben amalgamati andiamo ad infornare a 180 gradi fino a quando non sarà morbida pinzandola con una forchetta.

Durante il tempo di cottura della zucca andiamo a stendere la pasta per darle la forma che più ci aggrada.

Una volta terminata la cottura ed estratta dal forno rimuoviamo lo spicchio di aglio e andiamo a ridurre la zucca in purea con una forchetta e aggiungiamo 40g di parmigiano, un pizzico di cannella ed un pizzico di noce moscata mischiando per ottenere un composto abbastanza compatto da poter riempire i nostri tortelli per aiutarvi nel processo potete usare il pangrattato aggiungendolo poco a poco per evitare di seccarlo troppo.

Adesso che abbiamo la pasta e il suo ripieno andiamo a formare i nostri tortelli facendo attenzione a non rinchiudere troppa aria al loro interno (l’aria li fa rompere in cottura). Ora potrete andare a cucinarli direttamente o congelarli per il futuro. Nel nostro caso andiamo ovviamente a cucinarli direttamente quindi una volta messa su l’acqua per la pasta andiamo a preparare il condimento.

Consiglio di affumicare il burro prima, non è naturalmente obbligatorio ma aggiunge un sapore molto particolare al piatto, per farlo non servono necessariamente attrezzature particolari ma basta mettere un po’ di paglia umida su un piatto abbastanza grande adagiarci sopra una graticola per torte sulla quale avremo appoggiato il burro freddo da frigo e coprire con una ciotola al contrario dopo aver “bruciato” la paglia che se era abbastanza umida non dovrebbe propriamente bruciare ma dovrebbe liberare parecchio fumo.

In ogni caso, che abbiate o meno affumicato il burro faremo sciogliere il burro a fiamma molto bassa con la salvia tritata al coltello finemente e lo lasciamo insaporire fino a quando i tortelli non saranno venuti a galla.

A questo punto alziamo la fiamma, saltiamo delicatamente i tortelli col burro e la salvia e spegniamo il fuoco. Dopo averlo lasciato riposare per circa un minuto andiamo ad aggiungere il formaggio stagionato e ad impiattare.

Per la decorazione consiglio qualche foglia di salvia fritta ed una spolverata di paprika affumicata. Buon appetito!

Yoga della risata, ridere e vivere meglio

Ridere. Un fenomeno naturale, che non sempre necessita di uno stimolo comico. Modifica il nostro ritmo respiratorio e la nostra mimica facciale, facendoci apparire – come spesso ci sentiamo dire – più belli.

Ridere aiuta a star bene, produce endorfine che ci permettono di raggiungere uno stato di relax e tranquillità, oltre che encefaline che ci aiutano a contrastare alcune malattie.

Che avesse in mente proprio questo, farci apparire più belli e renderci padroni del mondo, il medico indiano di Mumbay, Madan Kataria, quando fondò il primo Club della risata nel marzo 1995? Possibile. Quel che è certo è che, da quel piccolo Club organizzato in un parco pubblico, nacque successivamente una disciplina mondiale: lo yoga della risata. Una vera e propria forma di yoga basata sulla risata autoindotta.

La risata autoindotta di questa tipologia di yoga si trasforma presto in autentica risata e favorisce un maggiore apporto di ossigeno al corpo e al cervello. È una disciplina che può essere utile anche con i malati di Alzheimer perché, essendo la risata autoindotta, il paziente non deve per forza capire il motivo della risata. È invogliato a “ridere e basta” e questo potrebbe migliorare il suo umore e di conseguenza le sue relazioni sociali.

COME FUNZIONA

Le sessioni di yoga della risata iniziano con semplici esercizi di riscaldamento, che comprendono stretching, vocalizzazioni, battito delle mani e movimenti del corpo. Questi, quando si combinano con le dinamiche di gruppo, portano a una risata incondizionata, prolungata e sostenuta. Tutto ciò produce benessere: mette di buon umore, favorisce il buon funzionamento del cuore (regolarizzando la pressione), aiuta chi soffre d’insonnia e di depressione, riduce ansie e paure, aumenta l’autostima, allenta la rabbia, aiuta a ridurre il dolore e rinforza il sistema immunitario grazie al rilascio di encefaline.

I BENEFICI A LIVELLO PSICOLOGICO

Oltre ai benefici sulla salute, lo yoga della risata apporta benefici nella vita personale, professionale e sociale.

Ridere aiuta a stare più in forma, a essere felici – e lo stato dell’umore determina la qualità della nostra vita -,

riduce lo stress e contribuisce a creare buone relazioni con gli altri. Le sessioni durano in genere 30 minuti e sono suddivise in tre parti: riscaldamento, sessione di risata e rilassamento finale.

Salute digitale: il futuro del benessere personale

salute digitale

La tecnologia ha un ruolo sempre più determinante nelle nostre vite. Diventa quindi inevitabile che influisca sia in maniera positiva che negativa sulla nostra salute (mentale e fisica).

Non è certo una sorpresa questa cosa visto anche l’avvento dell’intelligenza artificiale ma è sicuramente sorprendente come le nuove tecnologie ci abbiano portato app, strumenti, telefoni, oggetti che usiamo nella quotidianità per dare supporto alla nostra salute o monitorarla. Viene anche da sé il chiedersi però se ci saranno dei rischi in merito e in questo articolo vedremo anche questi ultimi.

Il potere della tecnologia nella salute

La tecnologia sta democratizzando l’accesso alle informazioni sulla salute. Non è più necessario recarsi fisicamente da un medico per ricevere consulenza o monitorare i segni vitali. Ora, grazie a dispositivi indossabili come smartwatch e app per la salute, è possibile controllare costantemente la propria pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, il sonno e persino l’attività fisica.

Monitoraggio e gestione della salute

Una delle principali aree in cui la salute digitale ha rivoluzionato il settore è il monitoraggio della salute personale. App come MyFitnessPal e Fitbit consentono alle persone di monitorare la loro dieta e l’attività fisica in tempo reale. Questo può essere estremamente utile per chi cerca di raggiungere obiettivi di fitness o di perdita di peso.

Allo stesso modo, le app per la salute mentale, come Headspace e Calm, offrono esercizi di mindfulness e meditazione per affrontare lo stress e l’ansia. La telemedicina, inoltre, consente alle persone di consultare i medici da remoto, rendendo l’assistenza medica più accessibile a chiunque.

Rischi e preoccupazioni

Anche se la salute digitale offre molti vantaggi, ci sono anche rischi da considerare. La privacy dei dati è un’importante preoccupazione. Condividere informazioni personali sulla salute su piattaforme digitali potrebbe esporre i dati a potenziali rischi di hacking o uso improprio.

Inoltre, l’uso eccessivo della tecnologia può portare a problemi di salute mentale, come la dipendenza dai social media o l’ansia da smartphone. È fondamentale trovare un equilibrio tra l’uso responsabile della tecnologia per il monitoraggio della salute e il bisogno di disconnettersi e rilassarsi.

Sfatiamo il mito della celiachia

Celiachia

Ognuno di noi vive il rapporto col cibo in modo diverso e diverse sono le diete che possiamo seguire per godere di uno stato psico-fisico migliore. A ogni essere vivente la natura ha destinato una dieta ben precisa da seguire, scoprire quale sia quella più adatta a noi, ci consente di vivere al meglio la nostra condizione psico-fisica.

Ogni individuo è predisposto biologicamente ad una dieta unica e speciale dove ogni elemento influenza con un quantitativo preciso di sostanze, la nostra condizione di salute. Che fosse chiaro come l’alimentazione giochi un ruolo fondamentale per il nostro stato psico-fisico lo aveva capito prima di tutti il medico e geografo Ippocrate, lasciando una traccia indelebile nel corso della storia della medicina che cita: “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. È importante quindi saper selezionare, moderare e variare tutte quelle sostanze nutritive presenti negli alimenti.

A garantirci questo benessere naturale, ci pensano i principali nutrienti del nostro organismo: macronutrienti; micronutrienti. I primi, assunti in quantità maggiori sono: carboidrati, proteine, grassi, fibre e acqua. I secondi, in minori quantità, sono minerali e vitamine. Scegliere i nutrienti giusti è la chiave di ricerca e di lettura del proprio organismo. Noti alla massa sono infatti anche quei casi dove individui, proprio secondo il principio dell’individualità della dieta, soffrono di disturbi alimentari o sviluppano malattie e intolleranze (a volte congenite) che prevedono psicologicamente e fisiologicamente la predisposizione a nutrirsi in un modo diverso dal comune soggetto.

Un esempio lampante di una dieta differente, sempre più diffusa, riguarda gli individui che hanno sviluppato o che conservano congenitamente nel proprio organismo, l’incapacità di assumere il glutine. Il glutine è un complesso alimentare costituito da proteine peptidiche contenuto all’interno di cereali e principali farinacei, presente quindi in tutti quei prodotti composti da questi elementi. Il soggetto che non può assumere glutine viene definito clinicamente Celiaco.

Ma che cos’è la celiachia?

E’ una malattia autoimmune permanente reagente al glutine. La terapia (unica) che si attua per combattere questa malattia è quella dietetica, sostituendo i farinacei e derivati contenenti glutine con alimenti in cui non vi è traccia, certificati dal simbolo di riconoscimento della celiachia, la spiga barrata. Vi sono varie forme di celiachia, le tipologie riconosciute sono:

Celiachia sintomatica (Tipica):

Una delle tipologie più diffuse, si riconosce da sintomi lampanti come diarrea cronica o steatorrea. Altro fattore che incide sull’analisi di una celiachia sintomatica (e non solo) è un ritardo della crescita dopo lo svezzamento.

Celiachia Atipica:

La più diffusa in assoluto, può colpire sia nella preadolescenza che nei soggetti già adulti. Può incidere non solo nella sfera gastro enterica, ma può interessare anche altri organi. Le sintomatologie che presuppongo la presenza di questa tipologia variano in base agli organi interessati oltre l’intestino. Diffusi infatti sono quei casi dove il soggetto ospitante della Celiachia Atipica manifesti non solo carenze nutritive o sintomi di malassorbimento derivate dal tratto intestinale, ma anche di disturbi e dinamiche sintomatiche legate agli altri organi coinvolti.

Celiachia Silente:

Durante il periodo in cui il Covid-19 era ormai ramificato nella società, abbiamo potuto constatare che una buona parte della popolazione mondiale contraeva il virus senza soffrire di alcun sintomo, lo stesso può accadere con la celiachia silente, in quanto possono essere presenti gli anticorpi specifici e la riduzione dei villi intestinali ma senza soffrirne i sintomi comuni.

Celiachia Potenziale:

Viene definita “Potenziale” in quanto durante l’analisi sanguigna vengono preventivamente rilevati gli anticorpi relativi senza che la mucosa intestinale sia alterata o infiammata.

Da un punto di vista diagnostico:

Per diagnosticare qualsiasi tipologia bastano esami del sangue e gastroscopia con biopsia (quest’ultima necessaria solo negli adulti). Di norma gli esami vengono effettuati quando il paziente segue ancora la dieta comune proprio per non avere un risultato falsato.  

Fonte: (https://it.wikipedia.org/wiki/Celiachia)

Come ogni dinamica alimentare, non influenza solo lo stato fisico ma anche mentale, non a caso la depressione per i celiaci è legata al consumo di glutine e alla condizione alimentare in essere. Diffusi sono i casi in cui vi è un collegamento diretto tra stato psicologico e rigorosità della dieta, soprattutto per i soggetti con diete delicate come quella senza glutine. La gestione quotidiana del cibo rappresenta un punto cardinale per determinare il proprio stato di benessere mentale, indipendentemente dalla rigorosità della dieta. Coloro che vivono questa condizione hanno più probabilità di soffrire di stress psicologici o stati d’ansia. In conclusione, qualunque soggetto esposto a dinamiche alimentari delicate per entità e gravità dello stato fisico, ha il bisogno di preservare il più possibile il proprio stato psicologico, in quanto l’alimentazione e ciò che ne deriva come abbiamo analizzato in precedenza, giocano un ruolo fondamentale nel raggiungimento quotidiano di un benessere fisico e mentale.   

Luglio 2023: il mese più caldo di sempre

Recentemente l’Italia ha sofferto ondate di maltempo caratterizzato da grandine, uragani e forti tempeste, devastando intere zone dell’Italia, specialmente nel Nord-Est. Questo fenomeno però non è da prendere in maniera isolata, ma correlata strettamente al caldo estremo di questo periodo, sempre più soffocante. Vi spieghiamo il perché in questo articolo di Atlas.

SIAMO NELLA STORIA

Il mese di luglio è entrato nei libri di storia come uno dei mesi più caldi mai registrati sulla Terra. Mentre il cambiamento climatico continua a suscitare preoccupazione a livello globale, i dati sottolineano che questo mese appena trascorso è stato un altro segnale allarmante dell’aumento delle temperature a livello mondiale.

Infatti, secondo i dati forniti dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato dalla fondazione delle serie storiche delle temperature globali, superando persino i record del 2019 e del 2020, che erano stati già considerati estremamente caldi. Questi dati sono stati confermati anche da altre agenzie meteorologiche internazionali, tra cui l’Agenzia Meteorologica Giapponese (JMA) e il Met Office del Regno Unito.

CAUSE

Il riscaldamento globale, causato principalmente dall’aumento delle emissioni di gas serra a causa delle attività umane, è considerato il principale motore di questi caldi estremi. Il rilascio di CO2, metano e altri gas serra nell’atmosfera crea un effetto serra, intrappolando il calore del sole e causando un aumento delle temperature superficiali del pianeta.

CONSEGUENZE

Torniamo quindi a inizio articolo: i fenomeni meteorologici sono collegati al caldo? Sono due eventi direttamente proporzionali? La risposta è: si, ma quella è solo una faccia del problema.

L’aumento delle temperature globali ha gravi conseguenze per l’ambiente e la biodiversità. Le calotte glaciali e i ghiacciai stanno continuando a sciogliersi a un ritmo preoccupante, causando l’innalzamento del livello del mare e minacciando le aree costiere. Le ondate di calore prolungate hanno effetti negativi sulla salute umana, aumentando il rischio di colpi di calore e problemi respiratori. L’agricoltura e la sicurezza alimentare sono minacciate dalla riduzione delle precipitazioni e dalla maggiore frequenza di eventi climatici estremi, come ondate di calore, uragani intensificati e cambiamenti dei modelli di precipitazione.

Le ondate di calore possono causare problemi economici e sociali significativi. Le attività all’aperto possono essere compromesse, e i settori dell’agricoltura, del turismo e dell’energia possono subire danni significativi. Le ondate di calore prolungate possono anche aumentare la domanda di energia elettrica per il raffreddamento delle abitazioni, portando a picchi di consumo elettrico e potenziali black-out. Un circolo vizioso che ci porta inevitabilmente al peggio, perché quello ancora non è arrivato.

QUINDI?

Il caldo record di luglio è un altro segnale allarmante del cambiamento climatico in corso, a cui ci stiamo pericolosamente abituando. Si deve mettere in luce a partire dalle istituzioni la necessità di agire con urgenza per mitigare gli effetti del riscaldamento globale. La cooperazione internazionale, l’adozione di energie pulite e sostenibili e la promozione di pratiche sostenibili sono fondamentali per proteggere il nostro pianeta e le generazioni future da eventi climatici sempre più estremi. Solo attraverso un impegno congiunto possiamo sperare di mantenere sotto controllo il cambiamento climatico e proteggere il nostro fragile ecosistema.

Sole e benessere: tutti i benefici del caldo!

Temperature alle stelle, umidita’, caldo torrido, sudorazione: sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono la stagione estiva, che ha preso ormai una direzione sempre piu’ drastica che portera’ a livelli mai visti fino ad ora. Ma non vogliamo parlarvi di questo oggi.

Infatti, mentre molti di noi tendono a cercare riparo o a desiderare temperature più fresche, è molto importante ricordare che il calore generato dal Sole può offrire una serie di benefici per la nostra salute e il nostro benessere. In questo articolo, esploreremo i vantaggi e come possiamo sfruttarli in modo positivo per migliorare la nostra vita.

  1. Vitamina D dall’esposizione al sole: Una delle principali fonti di vitamina D è l’esposizione al sole. Durante i mesi estivi, quando le temperature sono più alte, è più probabile che trascorriamo del tempo all’aperto. Questo ci consente di beneficiare dell’effetto positivo del sole sulla nostra pelle, che sintetizza la vitamina D. La vitamina D è essenziale per la salute delle ossa, il sistema immunitario e il benessere generale.
  2. Miglior umore e benessere mentale: Il caldo può influire positivamente sul nostro umore e benessere mentale. I raggi solari stimolano la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore noto come “ormone della felicità”. L’aumento dei livelli di serotonina può portare a una sensazione di benessere generale, migliorare l’umore e ridurre lo stress e l’ansia.
  3. Detossificazione attraverso la sudorazione: Quando fa caldo, tendiamo a sudare di più. La sudorazione è un processo naturale che aiuta il nostro corpo a liberarsi delle tossine e dei rifiuti accumulati. Attraverso la sudorazione, la pelle svolge un ruolo importante nella detossificazione, favorendo la pulizia dei pori e promuovendo una pelle più sana.
  4. Maggiori opportunità per l’attività fisica: Con il bel tempo e le giornate più lunghe, il caldo ci offre maggiori opportunità per svolgere attività fisica all’aperto. Camminare, fare jogging, nuotare o praticare sport all’aria aperta sono solo alcune delle opzioni disponibili. L’esercizio fisico regolare non solo migliora la nostra forma fisica, ma favorisce anche la circolazione sanguigna, rafforza il sistema immunitario e ci aiuta a mantenere il peso ideale.
  5. Relax e connessione con la natura: Il caldo ci invita a trascorrere più tempo all’aperto, consentendoci di connetterci con la natura e godere dei suoi benefici. Passeggiare in un parco, rilassarsi in spiaggia o semplicemente sedersi all’ombra di un albero possono contribuire a ridurre lo stress, ristabilire l’equilibrio interiore e migliorare il nostro benessere complessivo.

Nonostante possiamo desiderare un po’ di fresco durante le giornate calde, è importante riconoscere i numerosi benefici che il caldo può offrire al nostro corpo e alla nostra mente, senza dimenticare ovviamente di farlo in maniera consapevole e con le adeguate protezioni!

Parliamo del Burnout

La vita quotidiana di ognuno di noi è composta di compiti, routine, lavoro, ormai tutto questo ci permea fin da piccoli.

Una vita quindi fatta di successi, come il bel voto a scuola o la promozione in una posizione ancora più desiderata per la propria carriera. In tanti vedono stimolante questo tipo di strada, che ci coinvolge a pieno con il resto del gruppo, ci stimola a dare il meglio per noi o gli altri. In altri casi però può essere alienante e sfocia nella frustrazione, scoraggiandoci e cadendo spesso poi nella depressione.

Quest’ultimo ha una definizione precisa, ossia “burnout” e oggi vedremo nel dettaglio di cosa si tratta, assieme alle cause, studi, rimedi.

Cos’è: definizione e cause

Il burnout (letteralmente “esaurimento”) è quindi la sindrome che ha come caratteristica quella condizione della mente dove si supera un limite di sopportazione al lavoro, ma anche nello sport o comunque alla vita, in cui la persona non riesce più a gestire i ritmi di un compito, fino al vero e proprio esaurimento appunto.

Le cause possono variare in base al soggetto ma sicuramente possiamo trovare:

  • Stress: dovuto a carichi eccessivi del lavoro oppure un ambiente ostile
  • Insoddisfazione: lavoro non retribuito adeguatamente ad esempio, compiti non inerenti alle proprie mansioni.
  • Frustrazione: mancato successo per determinati compiti oppure sentirsi non all’altezza di quegli stessi compiti.
  • Alienazione: un lavoro monotono, ripetitivo, che non porta miglioramenti di competenze o ad una crescita professionale.

Come possiamo vedere spesso è il lavoro il luogo principale dove porta la sindrome del Burnout ma vedremo meglio dagli studi quali sono i posti principali della nostra vita a far sfociare questa condizione mentale.

Ambiti a rischio

Sicuramente lo stress gioca un ruolo importante e spesso vuole che si presenti in ambiti di grande importanza come quello ospedaliero, dove ogni minuto conta, assieme alla grande meticolosità del mestiere medico o infermieristico.

Come detto ad inizio articolo però, la tensione o l’insoddisfazione purtroppo sono aspetti che possiamo trovare anche in ambiti lavorativi o quotidiani, che ci portano nei casi più gravi alla depressione, una conseguenza da non sottovalutare e da affrontare con il proprio psicologo.

Studi in merito

Ci sono dati a supporto di tutto questo chiaramente e che giustificano anche l’importanza di non sottovalutare questo ostacolo.

Pensate che secondo uno studio condotto da Deloitte, oltre il 77% degli intervistati ha almeno uno volta nella vita avuto un burnout sul luogo di lavoro; oppure il 27% non riesce a “staccare la spina”, rendendo di fatto il lavoro l’unica ragione di vita.

Inevitabile poi come questa condizione influisca negativamente sugli altri aspetti della vita: il 91% degli intervistati, infatti, afferma che lo stress si ripercuote direttamente sul lavoro e l’83% afferma che la condizione di esaurimento si ripercuote su relazioni sociali, affettive e famigliari.

A livello anagrafico è interessante vedere che le fasce più colpite e consapevoli siano quelle più giovani: Millennials (45%) e GenZ (46%) dove si dichiarano esauriti dall’ambiente lavorativo.

Ma quello che più preoccupa è l’indifferenza: il 56% dei lavoratori dichiara che il reparto HR non incoraggia mai un dialogo costruttivo in merito, mentre il 70% afferma di non vedere nessuna misura per prevenire il burnout.

Il risultato finale e devastante è questo: secondo i dati AXA Mind Health Report 2023 l’Italia è ULTIMA in Europa per benessere mentale.

Come agire davanti a tutto questo?

Sicuramente la prevenzione e il dialogo aprono al meglio le strade per evitare che si presentino situazioni drammatiche legate al lavoro o alla nostra vita quotidiana, parlandone con esperti e persone a noi care.

Il datore è inutile anche sottolinearlo deve dare al lavoratore le migliori condizioni per far lavorare al meglio il proprio dipendente, fornendo la possibilità di crescere ma anche fermarsi, perché ricordiamo anche che le pause ogni ora di lavoro ci aiutano a rilassare le nostre forze mentali, diluendo lo stress accumulato.

Ponte sullo Stretto: un’opera sostenibile?

Dagli anni ’60 in Italia si parla di un’opera eccezionale in grado di collegare la Calabria e la Sicilia con uno dei collegamenti piu’ grandi di sempre: il ponte sullo Stretto di Messina.

Recentemente è stato rievocato il progetto, già vittima in passato di proposte, rimandi e controversie, destinandolo al dimenticatoio delle tante opere proposte durante la Repubblica italiana.

Noi non affronteremo di certo le questioni politiche, non vogliamo addentrarci in modo critico ma piuttosto vogliamo capire se un’opera di questa grandezza oltre a portare lavoro o rendere il nostro paese famoso per una nuova opera ingegneristica, possa invece portare o meno benefici ecologici, sostenibili.

Un’opera sostenibile?

Doveroso partire da una premessa: attualmente una considerazione precisa non è fattibile, per il semplice fatto che c’è solo un progetto che verrà successivamente valutato dalla VIA (Valutazione Impatto Ambientale) che ha come scopo quello di analizzare preventivamente gli impatti sulla natura dell’opera che verrà costruita.

Nel 2021, Legambiente, Wwf e Kyoto Club hanno espresso contrarietà al progetto del ponte, definendolo – tra le altre cose – dannoso per l’ambiente. Il parere faceva parte del commento alla relazione del gruppo di lavoro istituito nel 2020 dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile allo scopo, appunto, di analizzare la fattibilità dell’opera e le possibili alternative. Oltre a definire tale relazione carente e «irricevibile», le tre associazioni si erano schierate a favore del miglioramento e del potenziamento dei servizi di traghettamento esistenti e, in generale, del sistema infrastrutturale e logistico della zona. 

In seguito alla recente approvazione del decreto Ponte, il Wwf si è espresso nuovamente sulla questione ribadendo che si tratta di «un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali». L’associazione FareAmbiente, invece, è di parere diverso: il suo presidente Vincenzo Pepe ha dichiarato in un’intervista che il ponte «ridurrebbe drasticamente le emissioni di CO2».

L’impatto sulla biodiversità

Molte preoccupazioni ambientaliste legate alla realizzazione del ponte sullo Stretto sono dovute alla delicatezza dell’area dal punto di vista naturalistico. Qui ci sono, infatti, due Zone di Protezione Speciale e undici Zone Speciali di Conservazione, ossia aree caratterizzate da ecosistemi fragili, con un’elevata concentrazione di biodiversità o importanti per il transito di mammiferi marini e avifauna.

Nel 2005, tra l’altro, l’Unione europea aveva annunciato l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché lo studio sull’impatto ambientale del ponte non era stato effettuato correttamente, mancando in particolare misure idonee per la salvaguardia degli uccelli. 

E la CO2?

Anche in questo caso non e’ possibile dare una risposta immediata, per il progetto ancora in fase di definizione e in secondo luogo perché i dati a disposizione sono limitati ed eterogenei. In ogni caso c’è comunque il tema della decarbonizzazione dei trasporti e quindi vale la pena porsi delle domande in merito alle emissioni.

Secondo uno studio, i traghetti rappresentano circa il tre per cento di tutte le imbarcazioni che toccano i porti dell’Area Economica Europea, ma nel 2018 sono stati responsabili del dieci per cento delle emissioni di CO2 di tutte le navi prese in esame. I fattori che determinano queste emissioni sono variabili: giocano un ruolo determinante le dimensioni e l’età dell’imbarcazione, il sistema di propulsione e altre caratteristiche come numero di veicoli, cabine e servizi per i passeggeri. 

Tra le soluzioni più accreditate per la realizzazione dell’opera, infatti, c’è il ponte sospeso a campata unica di tre chilometri, che però andrebbe posizionato nel punto meno esteso dello stretto, abbastanza lontano sia da Reggio Calabria che da Messina: i tempi di percorrenza a quel punto non sarebbero competitivi con la più breve traversata in traghetto (circa trenta minuti). Inoltre, il ponte così realizzato non sarebbe presumibilmente utilizzabile nelle giornate di forte vento, perché molto flessibile. Il trasporto navale, dunque, in qualche misura dovrebbe rimanere. 

Considerazioni finali

Dunque le domande a cui dare una risposta certa sono tante, le potenzialità sicuramente darebbero un nuovo slancio urbano al Sud grazie ad una delle opere piu imponenti e affascinanti. Resta quindi da vedere come procederanno le istituzioni per valutare al meglio la corretta scelta, confermando il ponte o rimandandolo, nuovamente.