GLI ANIMALI CI CHIEDONO RISPETTO!!!

L’estinzione di una specie è un fenomeno biologico naturale e molto lento, per lo meno in un ecosistema equilibrato, e che viene compensato dalla comparsa di nuove specie. Purtroppo a partire dalla Rivoluzione Industriale, la scomparsa di molte specie non è stata dovuta a fattori naturali ma per altre cause ricollegabili all’uomo: cambiamenti climatici, distruzione degli habitat, inquinamento, deforestazione, caccia indiscriminata ed introduzione di specie invasive.

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ogni anno compila la lista rossa delle specie in via di estinzione cioè l’elenco degli animali e delle piante che rischiano di scomparire per sempre dal nostro Pianeta; delle 112.432 specie studiate circa 30.000 sono quelle considerate a rischio più o meno elevato di estinzione (23% dei mammiferi, 14% degli uccelli, 25% dei rettili ed il 41% deli anfibi).

In base all’ ultima ricerca dell’ IUCN risalente a dicembre 2019 ben 73 sono le specie che si sono estinte in un periodo relativamente breve e recente, animali che non potremo più ammirare liberi nel loro habitat come la tartaruga nera dal guscio molle, il geco di Christmas Island, l’orice dalle corna a sciabola.

Accanto a queste specie per cui purtroppo non c’è più nulla da fare, ci sono quelle che ancora popolano la Terra ma che sono tenute sotto vigile osservazione perché fortemente minacciate dall’attività umana e quindi a forte rischio di estinzione e che quindi necessitano di un intervento repentino per essere salvate.

Qui di seguito la top list delle specie in via di estinzione, classificate come Critically Endangerend, che contano quindi meno di mille esemplari, e che scompariranno per sempre a meno che non si agisca per salvarli .

RINOCERONTE DI GIAVA

Noto anche come rinoceronte della Sonda, è un membro molto raro della figlia dei rinocerotidi ed una delle cinque specie di rinoceronte. Un tempo era il più diffuso tra i rinoceronti asiatici popolando un’ area che dalle isole di Giava e Sumatra, attraverso il sud- est asiatico, arrivava all’India ed alla Cina; ora è diventato forse il mammifero più raro del mondo contando 58-61 esemplari nel parco nazionale di Ujung Kulon nell’estremità occidentale di Giava, in Indonesia. La sua condanna a morte è stata conseguenza del bracconaggio perché il suo corno, particolarmente richiesto dalla medicina tradizionale cinese, può valere fino a 30.000 dollari al chilo al mercato nero.

GORILLA DI MONTAGNA

Sottospecie del gorilla orientale, di cui ad oggi sopravvivono 680 esemplari, suddivisi in due subpopolazioni isolate: una popola la regione dei Monti Virunga (area che si estende tra Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo), l’altra nell’ Uganda sud-occidentale all’interno del Parco nazionale di Bwindi. la sua sopravvivenza è resa precaria dal bracconaggio e dalla preoccupante deforestazione che riduce le risorse naturali indispensabili per la sua sopravvivenza nel suo habitat naturale.

LEOPARDO DELL’ AMUR

Sottospecie di leopardo originario delle zone montane della Taiga e altre foreste temperate della Corea, Cina nord-orientale e della Russia orientale, è oggi considerato il felino più raro al mondo, contando 103 esemplari di cui solo 6 femmine. Nonostante viva nella stessa area della tigre siberiana, ha ricevuto una minore attenzione dai media ed ambientalisti; l’agricoltura intensiva, la frammentazione degli habitat ed il bracconaggio a scopo commerciale hanno ridotto al minimo il numero degli esemplari di questa specie.

TARTARUGA GIGANTE DI ESPANOLA

Specie della famiglia Testudinidae, originaria della’ omonima isola dell’arcipelago delle Galapagos (Ecuador), che è stata salvata per ora solo grazie ad un efficace programma di riproduzione in cattività e soprattutto grazie al contributo della testuggine Diego che ha generato circa 800 esemplari; prelevato all’inizio del 1900 dall’isola di Espanola da una spedizione scientifica e portato in un apposito centro sull’ isola di Santa Cruz per avviare un programma di riproduzione, ha fatto ritorno dopo 100 anni a “casa”.

ELEFANTE DI SUMATRA

L’ elefante di Sumatra è una sottospecie di elefante asiatico che vive appunto, nell’isola indonesiana di Sumatra. Negli ultimi 25 anni questa specie ha perso l’ 80%del suo habitat originario a causa dell’ intensa deforestazione operata per fare spazio alle piantagioni di olio di palma ed all’ agricoltura intensiva e questo ha provocato la drastica diminuzione della sua popolazione, oltre per la caccia di cui sono vittime per le loro zanne d’ avorio.

AMAZZONE IMPERIALE

Uccello della famiglia degli Psittacidi è caratterizzata dalla colorazione blu- viola di testa e petto. Bandiera simbolo della piccola isola Dominica, nel mar dei Caraibi, questo coloratissimo pappagallo conta soltanto un centinaio di esemplari a causa della rovina del suo habitat per i rovinosi cambiamenti climatici in atto da imputare al riscaldamento globale che ha provocato un intensificarsi di uragani e tifoni.

CEBO DORATO o CAPPUCCINA BIONDA

Sono solo 180 i cebi dorati censiti; la sua casa è la foresta Atlantica del Nord Est del Brasile, devastata dalla deforestazione, dallo sfruttamento minerario e dalla colonizzazione urbana.

ORANGO DI TAPANULI

Tra tutte le grandi scimmie, l’orango di Tapanuli ha la popolazione più bassa contando di soli 800 individui in natura causa la deforestazione, la caccia, il traffico di selvaggina ed un colossale progetto idroelettrico realizzato proprio all’ interno della foresta tropicale dell’ isola di Sumatra, nella cui parte settentrionale vive.

PANGOLINO DEL BORNEO

Mammifero dell’ ordine dei Pholidota che vive nelle foreste dell ‘Indocina e dell’ Indonesia, dalla Birmania e dal Vietnam al Borneo, Giava e Sumatra. Cacciati in modo indiscriminato per pelle e carne, è una specie attualmente tutelata da programmi di conservazione che però non hanno fermato la crudeltà dei bracconieri che continuano a sterminare i pochi esemplari rimasti in natura.

VAQUITA

Detta anche focena del Golfo di California (il termine vacuità è spagnolo e significa “piccolla vacca”) ed endemica della parte settentrionale del Golfo della California, si stima ne siano rimasti solo 12 esemplari. La focena non è stata mai cacciata direttamente ma sterminate dalle reti da pesca posizionate in realtà per catturare un’ altra specie endemica del Golfo, il totoaba e avvelenate dall’inquinamento marino in particolare dai pesticidi riversati nelle acque dalle industrie costiere, il flusso di acqua dolce del fiume Colorado ridotto a causa dell’irrigazione e la depressione conseguente all’ incrocio. Per cercare di impedirne l’ estinzione, il governo messicano ha creato una riserva naturale che ricopre la parte settentrionale del Golfo della California ed il delta del fiume Colorado, vietando le reti da pesca in tutta l’ area protetta.

Atlas, l’uomo che dovrebbe sorreggere il mondo e proteggerlo, non lo si può di certo identificare con quella parte di umanità poco attenta all’ ambiente in cui viviamo ed agli altri esseri viventi con cui coabitiamo. Per mano dell’uomo, in maniera diretta o indiretta, sono tante le specie che stanno soccombendo e se non corriamo ai ripari i nostri bimbi le potranno ammirare solo in qualche documentario o in cattività nei parchi faunistici…

…è il futuro che vogliamo?

Dos and Dont’s di Atlas Magazine: coltivare un orto biologico

Spesso coltivare un orto rappresenta uno degli hobby più amati dalle persone.

E cosa c’è di meglio di praticare una passione in maniera sana e sostenibile?

In questa rubrica di Atlas vogliamo pertanto proporre dei consigli su come coltivare un orto bio in maniera corretta, che permetterà non solo di combattere la noia e lo stress, ma anche di avere a portata di mano e gratuitamente ortaggi sani, biologici e non sottoposti a trattamenti chimici.

Dos ✔✔

SCEGLI IL LUOGO ADATTO

Non è così scontato, ma un orto deve essere posizionato in uno spazio facilmente accessibile e ben esposto alla luce. Per iniziare ti consigliamo inoltre di selezionare una superficie non troppo vasta, adeguata alla tua esperienza e al tempo a tua disposizione.

SCEGLI SEMI BIO

Ovviamente! Puoi acquistarli in un qualsiasi vivaio, oppure puoi optare per la coltivazione degli ortaggi da scarti di altri prodotti bio (cipolla, aglio, patate con germogli, ecc.)

SEMINA NEL PERIODO GIUSTO

E’ fondamentale sapere quali sono i mesi più adatti per coltivare gli ortaggi desiderati. Ad esempio gennaio è il mese ideale per piantare le cipolle; aprile è ottimo per zucchine e melanzane;  luglio è il mese di carote e cicoria. Basta cercare su internet il calendario delle semine per avere informazioni più dettagliate a riguardo.

N.B. Con luna calante seminare ortaggi da foglia e da radice; con luna crescente seminare ortaggi da frutto, da seme e da fiore.

PRATICA LA ROTAZIONE DELLE COLTURE     

Affinché il tuo orto biologico sia produttivo e rigoglioso è fondamentale cambiare la posizione delle piante di anno in anno, seminando ogni volta in aree diverse. In questo modo non sarà necessario impiegare pesticidi, in quanto questo tipo di agricoltura sfrutta la capacità di alcune piante di stimolare la crescita di altre.

PER GLI ORTI BIO SUL BALCONE: OTTIMIZZA GLI SPAZI!

Non escludere l’idea di coltivare il tuo orto biologico solo perché credi di non avere molto spazio a disposizione. Puoi avvalerti di vasi pensili per alcuni ortaggi, di cassette per la frutta per altre verdure, o anche di vasi di terracotta e fioriere. Ovviamente sarà necessario piantare ortaggi dalle radici corte, come aglio, peperoncini, prezzemolo, spinaci e piccole zucche. Ti sorprenderà scoprire quanti ortaggi potrai coltivare sfruttando anche solo pochi centimetri di superficie!

Dont’s ✗✗

UTILIZZARE DISERBANTI DI SINTESI

Per evitare la crescita di erbacce puoi ricorrere alla pacciamatura, ricoprendo il terreno non coltivato con materiali  di origine organica, come la corteccia di pino sminuzzata o la ghiaia. In questo modo proteggerai il suolo anche dall’erosione.

UTILIZZARE PESTICIDI DI SINTESI

Altrimenti non sarebbe più un orto biologico! Puoi proteggere le tue piante creando una barriera attorno ad esse con fili di rame, oppure spruzzandoci sopra un composto di aglio tritato/pestato e acqua (messi a macerare per qualche ora) ogni 3 giorni.

COLTIVARE TROPPI ORTAGGI

Soprattutto se non hai mai avuto esperienza prima, è fondamentale cimentarsi nella coltivazione di un numero limitato di ortaggi. Pochi ma buoni!

SEMINARE ORTAGGI TROPPO VICINI TRA LORO

Prima di procedere con la semina è necessario tener conto di quanto cresceranno le piantine: piante troppo ravvicinate si rubano luce a vicenda e sarà più difficile proteggerle dalle erbe infestanti.

INNAFFIARE LE FOGLIE

Ricordati di innaffiare sempre il terreno, e non le foglie. Potrebbero rovinarsi o, addirittura, marcire.

Buona coltivazione!

TRATTENIAMO IL CALORE! La pittura termica e le proprietà della ceramica

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Devi ridipingere le pareti di casa?Ti stai chiedendo come eliminare la muffa e le macchie di condensa dai muri?

Ti stai chiedendo come eliminare la muffa e le macchie di condensa dai muri?

O vuoi solo scoprire come risparmiare fino al 30% dei costi in bolletta?

In qualsiasi caso questo articolo fa per TE!

A chi non interesserebbe rendere la propria casa un ambiente sano e confortevole, portando allo stesso tempo un risparmio energetico dei costi di climatizzazione?

Proprio così, a nessuno!

A tal proposito oggi, noi di Atlas, vogliamo presentarvi qualcosa di innovativo e molto interessante.

Si tratta della PITTURA TERMICA, una speciale pittura idrodiluibile composta da microsfere di ceramica termoisolanti, in grado di trattenere il calore all’interno della casa, senza farlo uscire.

Come i thermos, infatti, la ceramica è in grado di mantenere invariata la temperatura di ciò che si trova al suo interno, raccogliendo e riflettendo il calore nell’ambiente circostante.

Ridipingere le pareti di casa con la pittura termica comporta quindi una riduzione della temperatura massima di riscaldamento e un notevole risparmio dei costi di climatizzazione ambientale. 

 Ma questo non è l’unico vantaggio!

Grazie all’omogenea distribuzione della temperatura, infatti, vengono migliorati il comfort e l’abitabilità delle stanze e si avrà fin da subito la percezione di un ambiente più sano e accogliente e un’immediata sensazione di benessere.

Inoltre, la diminuzione del moto di convezione dell’aria (il calore si diffonde per irraggiamento), comporta un minore movimento di polveri nell’ambiente, contribuendo a migliorare le condizioni di benessere e a ridurre la possibilità di reazioni allergiche, dando sollievo a persone con problemi respiratori. 

Infine, la pittura termica con microsfere di ceramica ha la peculiarità di essere un regolatore dell’umidità degli ambienti trattati, ostacolando il formarsi di spore, muffe, muschi e il proliferare di germi. 

È adatta a qualsiasi tipo di superficie murale interna ed esterna ed esistono anche variabili decorative di diversi colori. Senz’altro un’alternativa ideale alla classica pittura.

pittura termica

In arrivo il primo titolo di Stato Green

È stato emesso nei primi giorni del mese di marzo 2021, il primo Titolo di Stato Green, con scadenza 2045. Il Btp verde del Tesoro si propone di aiutare il Paese a sostenere gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Btp Green (Green Bond Framework) è il primo Titolo di Stato verde della Repubblica italiana ed è dedicato al finanziamento delle spese sostenute dallo Stato a positivo impatto ambientale e, precisamente, andrà a finanziare soprattutto le spese del periodo 2018/2020, così come previsto dalla legge di bilancio per il 2020, pubblicata online dalla gazzettaufficiale.it.

Uno strumento per aiutare il nostro Paese a sostenere gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030, gli obiettivi di matrice ambientale delineati dalla Tassonomia europea delle attività sostenibili, i sei punti elencati dal Consiglio europeo: la mitigazione dei cambiamenti climatici, l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine, la transizione verso un’economia circolare, la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. 

Con l’obiettivo di investire in progetti per 35 miliardi di euro – tetto massimo “teorico” in quanto saranno le condizioni del mercato e, soprattutto, la domanda a stabilire il peso dell’emissione, Btp Green è stato comunicato ufficialmente dal MEF – Ministero dell’Economia e delle Finanze, illustrando le strategie ambientali della Repubblica Italiane e i meccanismi che accompagneranno l’emissione die Btp Green. Quattro meccanismi essenziali: i criteri di selezione delle spese presenti nel bilancio dello Stato ritenute ammissibili per le emissioni di Btp Green, l’uso del ricavato delle varie emissioni, il monitoraggio di tali spese e l’impatto ambientale delle stesse.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha affidato a un pool di banche il mandato per il collocamento sindacato del primo titolo di Stato green, un nuovo bond che verrà emesso in un mercato da oltre 400 miliardi di dollari (dati al 2020). Sarà quotato sui mercati secondari Mts e MoT e destinato esclusivamente agli investitori istituzionali, con un particolare focus su coloro che ancora non detengono titoli di debito pubblico. Inoltre, seguirà lo standard Green Bond Principles dell’Icma, Associazione internazionale dei mercati di capitali e, come informa il MEF, verrà redatto un documento annuale – l’Italian Sovereign Green Bond Allocation and Impact Report – che illustrerà l’allocazione delle risorse affidate allo Stato dagli investitori istituzionali che decideranno di puntare sui bond, oltre a fornire indicazioni sullo stato di avanzamento dell’erogazione delle somme.

L’emissione rappresenta un grande traguardo italiano, un successo verso una finanza verde che fa ingresso trionfante nei mercati, in un momento storico globale particolare, con tutto il mondo ancora impegnato a sconfiggere la più incisiva pandemia da oltre un secolo. E proprio questo, dona un valore aggiunto all’impegno nell’ottica della finanza green, un interesse espresso ormai da diverso tempo dai risparmiatori per la finanza sostenibile che è ormai impegno attivo, realtà.

La nuova vita dei Pneumatici Fuori Uso: il caso Ecopneus.

In questo numero di Atlas ho deciso di coinvolgere una realtà particolare, sempre vicina però al tema importante della sostenibilità.

Parto sempre dai perché nei miei articoli: perché parlare di questo? Perché adesso? Perché coinvolgere altre realtà o settori?

Tutte domande che tengo porre anche ai lettori, per dar motivo a loro del perché appunto leggere gli articoli sui protagonisti dell’interviste Atlas.

Da quando questo magazine esiste si pone il forte obiettivo di diffondere l’informazione più corretta e costruttiva per la società, che riguardi l’individuo (Vivere Sano), la comunità (Vivere Sociale) o che riguardi l’intero ambiente attorno ad essa (Vivere Sostenibile).

In questa intervista approfondiremo proprio questo tema di Atlas, la sostenibilità ambientale, con un nuovo ospite esclusivo, in grado di darci risposte a nuovi metodi per un mondo più green che prima non conoscevamo o peggio ignoravamo.

Stiamo parlando di Ecopneus, la realtà tutta italiana che si occupa della gestione degli pneumatici fuori uso.

Risponderemo a queste domande ad esempio: quanto dura uno pneumatico? Dopo aver compiuto il proprio dovere dove andrà a finire? Ma soprattutto, quanti sono al mondo a dover essere smaltiti? A tutto questo ci ha risposto Giovanni Corbetta, il direttore generale di Ecopneus.

Ma andiamo con ordine, conoscendo intanto la realtà e le loro fondamenta valoriali.

L: “Qual è la mission e la vision di Ecopneus? Qual è l’ispirazione e quando nasce il sistema di gestione dei PFU in Italia?”

G: “Lo smaltimento degli pneumatici fuori uso è un argomento importante tanto quanto incredibile.

La nascita di Ecopneus, società senza fini di lucro ma con lo scopo unico di riappropriarsi degli pneumatici a fine ciclo di vita, coincide con la legge sullo smaltimento dei rifiuti, dando inizio a quello che vedremo durante l’articolo: una realtà in grado di dar nuova vita a ciò che in realtà si pensava fosse morto o un peso da cui liberarsi.

Già da questo primo passo in avanti possiamo considerare questa realtà come innovativa, perché ha offerto ed è tuttora la soluzione a questo problema. Per fortificare questa considerazione possiamo dare voce ai dati forniti proprio da Ecopneus: ben 210.00 tonnellate di PFU all’anno trasformate in gomma riciclata per campi da calcio di ultima generazione, superfici sportive indoor e outdoor, isolanti acustici e antivibranti per l’edilizia, asfalti modificati “silenziosi” e duraturi, elementi dell’arredo urbano oppure come energia.”

L: “Quali sono i benefici per l’ambiente dell’attività di Ecopneus?”

Il recupero dei PFU di Ecopneus consente inoltre importanti benefici ambientali ed economici: nel 2018 è stata evitata l’immissione in atmosfera di oltre 350mila tonnellate di CO2eq, risparmiati materiali per 350mila tonnellate ed evitato il consumo di circa 1,7 milioni di m3 di acqua. Grazie all’impiego dei materiali derivati dal riciclo dei PFU il nostro Paese risparmia inoltre circa 140 milioni di euro ogni anno sull’importazione di materie prime. Concreti benefici possibili anche grazie al lavoro di una filiera qualificata, formata da circa 100 imprese su tutto il territorio nazionale che danno lavoro complessivamente a oltre 700 persone.

Un ruolo speciale quello di Ecopneus perché non solo primo riferimento in Italia per lo smaltimento degli pneumatici ma anche per aver con sé il potere dell’innovazione, parola chiave per aprire la porta della sostenibilità ambientale.

L: “La gomma riciclata dai PFU è un materiale di grande valore e si applica in diversi ambiti. Quali sono i principali settori applicativi della gomma riciclata?”

G: “L’impiego di gomma riciclata da PFU in sostituzione di polimeri di gomma, vergine o derivata dal petrolio, risponde pienamente ai principi dell’economia circolare, rispetta la gerarchia di gestione dei prodotti a fine vita e costituisce inoltre un concreto volano per le politiche del GPP – Acquisti Verdi della Pubblica Amministrazione.

Grazie all’aggiunta di gomma da riciclo nel bitume per asfalti, ad esempio, si ottengono asfalti modificati che durano fino a tre volte una strada convenzionale, riducono il rumore del passaggio di veicoli e che, resistendo al formarsi di crepe e buche, richiedono minori interventi di manutenzione.

Altro settore in cui la gomma riciclata costituisce un valore aggiunto rispetto altri materiali è quello edile, dove isolanti acustici e dalle vibrazioni realizzati in gomma riciclata stanno trovando sempre maggior spazio, insieme a nuove soluzioni eco-innovative per il design, l’arredo e l’architettura.

Il principale settore applicativo della gomma riciclata è però quello sportivo, che assorbe oltre il 35% della gomma riciclata della filiera Ecopneus. Campi da calcio in erba sintetica di ultima generazione, superfici sportive indoor e outdoor per basket, volley pallamano, playground e campi di lavoro per l’equitazione beneficiano delle proprietà elastiche, ammortizzanti, antitrauma e di resistenza della gomma riciclata. Un settore in forte espansione, grazie anche alla partnership avviata nel 2012 con UISP, Unione Italiana Sport Per tutti, che ha portato a numerose realizzazioni in tutta Italia.”

L: “Dall’unione degli Pneumatici Fuori Uso e plastica riciclata nascono innovativi materiali circolari per diversi settori industriali. Quali sono i vantaggi di questo materiale rispetto agli altri e in che settori trovano applicazione? quali altri nel futuro potranno essere?”

Giovanni Corbetta durante la nostra intervista ci ha spiegato che in Italia esiste una filiera di aziende qualificate che utilizzano la gomma riciclata per realizzare pavimentazioni stradali, superfici sportive, materiali per l’isolamento acustico, elementi dell’arredo urbano e tanto altro ancora! Portiamo alcuni degli esempi tra i più interessanti:

  • Asfalti modificati “silenziosi” e duraturi

G: “Ad oggi esistono in Italia oltre 470 km di strade asfaltate utilizzando bitumi modificati con gomma riciclata e l’interesse verso questa applicazione è in costante crescita. L’aggiunta del polverino di gomma modifica le proprietà̀ fisiche del bitume migliorando le prestazioni complessive della pavimentazione, consentendo:

  • riduzione della rumorosità̀ fino a 7 Db, che corrisponde a circa il dimezzamento del rumore percepito dall’uomo;
  • durata della pavimentazione fino a tre volte superiore rispetto a quella di un asfalto tradizionale;
  • maggiore resistenza della superficie al formarsi di fessurazioni e crepe di ogni tipo, da cui consegue il contenimento degli interventi di manutenzione e i relativi costi e disagi;
  • maggiore sicurezza grazie al migliore drenaggio dell’acqua, con aumento dell’aderenza e miglioramento della visibilità̀, e alla minor presenza di buche.

Vantaggi per chi guida, per chi vive o lavora vicino ad arterie stradali trafficate, ma anche per le tasche della Pubblica Amministrazione. La grande durata degli asfalti “gommati” e la possibilità di progettare ottime pavimentazioni di ridotto spessore, consente alla P.A. di investire ottimamente le risorse, riducendo i disagi ed utilizzando un materiale dalle elevate prestazioni 100% made in Italy. Ecopneus è, inoltre, partner del progetto LIFE Nereide, finanziato dalla Comunità Europea, che punta ad ottenere pavimentazioni stradali a bassa emissione sonora ed estremamente durevoli, grazie a gomma riciclata e fresato d’asfalto.

  • Campi polivalenti indoor e outdoor

Con la gomma riciclata è possibile realizzare superfici polivalenti adatte per la quasi totalità delle discipline, dal volley al basket, dalla ginnastica alla danza, dal tennis fino al calcio a 5. Possono essere realizzate “colando in opera” una miscela di granuli di gomma e resine poliuretaniche oppure affiancando dei materassini prefabbricati in gomma riciclata per formare un’unica superficie. In entrambi i casi, sopra lo strato in gomma viene successivamente applicata una resina poliuretanica colorata per il corretto “grip” e per tracciare le linee dei campi da gioco.

  • Isolanti acustici e materiali antivibranti

La gomma dei PFU viene utilizzata per produrre pannelli insonorizzanti, tappetini anti-calpestio, membrane impermeabilizzanti, materiali antivibranti e antisismici. Legata con poliuretani o altri materiali termoplastici costituisce dei veri e propri “building blocks” di elementi altamente performanti per l’isolamento acustico e lo smorzamento delle vibrazioni. Modulando opportunamente gli spessori, la rigidità̀ e i parametri di fono isolamento dei singoli prodotti è possibile intervenire in tutte quei contesti ove è necessario isolare dalle vibrazioni e dai rumori esterni costruzioni private, macchinari industriali o edifici sensibili come scuole ed

ospedali. Anche l’Auditorium Toscanini di Parma ha utilizzato 960 mq di materiali isolanti e fonoassorbenti in gomma riciclata per la riqualificazione acustica della propria Sala Prove principale.”

L: “Il campo dello sport, ad esempio quello del calcio, è uno dei settori in cui trova ampio spazio la gomma riciclata: quali sono i vantaggi e qual è la differenza in termini di prestazione rispetto al campo classico in erba?”

G: “I manti in erba sintetica artificiale hanno caratteristiche e vantaggi che li rendono preferibili ai campi in erba tradizionale dal punto di vista delle prestazioni degli atleti, della gestione complessiva dell’impianto e della manutenzione del campo. In proposito, Roberto Spagnolo, Direttore Operativo dell’Atalanta BC ha dichiarato: “oggi possiamo dire con certezza che, nel confronto, il contenimento dei costi che si ottiene con un campo in erba sintetica è mediamente oltre il 50% rispetto ad un campo in erba naturale.

Queste pavimentazioni infatti sono caratterizzate da:

  • Maggiore disponibilità̀ del campo, con miglior rapporto ore di gioco/anno rispetto ai manti tradizionali;
  • Elevata resistenza alle condizioni metereologiche più avverse;
  • Bassi costi di manutenzione;
  • Possibilità̀ di installazione senza restrizioni per le condizioni atmosferiche necessarie alla cura di un manto erboso tradizionale;
  • Minor consumo di acqua per l’irrigazione;
  • Possibilità̀ di utilizzare il campo da gioco per altri scopi senza pregiudicare il manto (concerti, presentazioni, incontri stampa, meeting, open-day, eventi vari);
  • Possibilità̀ di disputare gare in ogni stagione, anche con climi estremi.”

Un’intervista che ho cercato di trasporre nella maniera più trasparente possibile, per far luce su tutti gli aspetti più interessanti della realtà Ecopneus: i loro prodotti, l’utilizzo che si può fare con uno pneumatico considerato fuori uso e le soluzioni innovative che possono nascere.

Tutto questo ovviamente con lo scopo finale di garantire la massima sostenibilità ambientale, un impegno da non cui non possiamo esimerci, soprattutto visti i grandiosi risultati che porta alla vita di ognuno di noi e di ogni società.

Al via le Giornate mondiali dell’energia sostenibile 2021

Si svolgeranno nel mese di giugno e, precisamente, da venerdì 21 a martedì 25 giugno 2021, le Giornate Mondiali dell’Energia Sostenibile.

L’evento, coinvolge l’intero mondo della transizione energetica, ovvero tutti gli attori commerciali impegnati nel passaggio dall’utilizzo di fonti di produzione non rinnovabili a energie rinnovabili, considerate più efficienti e meno inquinanti. Come le aziende energetiche, aziende di tecnologia e attrezzature, fornitori di servizi, progettisti, comunità di finanziamento, sviluppatori, eccetera. Ma anche la comunità della ricerca energetica, i rappresentanti degli enti pubblici e oltre seicento esperti provenienti da più di sessanta Paesi del mondo.

Organizzata per mostrarci in che modo è possibile realizzare una ripresa verde nella pratica e come la transizione energetica sia in grado di contribuire come motore di investimento a questa trasformazione, la rassegna rappresenta una delle più grandi conferenze europee sulla neutralità climatica.

Una serie di appuntamenti dedicati, organizzati dall’OÖ Energiesparverband, agenzia austriaca istituita dal governo regionale nel 1991 per l’energia, con la missione di promuovere l’efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabile.

Conferenze ma anche esperienze pratiche attraverso visite tecniche in loco a progetti energetici innovativi, una grande fiera sull’efficienza degli edifici e sulle energie rinnovabili (ad oggi, rinviata al 2022), e altri appuntamenti multidisciplinari.

A Wels, in Austria, ma anche online. E tutti possiamo partecipare. È sufficiente registrarsi sul sito https://www.wsed.at/online-registration. Tra i Paesi protagonisti e organizzatori, anche l’Italia, e l’ASVIS – Associazione Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nata nel 2016 con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenza 2030 per lo sviluppo sostenibile e mobilitare allo scopo di realizzarne gli Obiettivi.

Azioni rispettose dell’ambiente che abitiamo, abitudini per prendersi cura di un luogo speciale, cinque giornate di appuntamenti dedicate all’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Temi centrali del World sustainable energy days 2021, un programma di eventi ideato per creare momenti di riflessione e sensibilizzazione, di approfondimento e dialogo.

L’edizione 2021, si concentra sul tema della transizione energetica come incentivo alla ripesa economica dopo il Covid.

E approfondire differenti temi, dai cambiamenti climatici ai modelli economici, 6 conferenze dedicate, tra cui la European Energy Efficiency Policy Conference, la European Pellet Conference, la Industrial Energy Efficiency Conference e la Smart E-Mobility Conference.

Il genio della lampada… A LED!

SPESSO IL CAMBIAMENTO CI PUÒ SPAVENTARE, O QUANTO MENO CI RENDE SCETTICI.  IN FONDO, SI SA QUELLO CHE SI LASCIA MA NON QUELLO CHE SI TROVA … 

Eppure, molti di noi hanno scelto di dare una svolta al proprio modo di illuminare le case e gli uffici, sostituendo le ormai obsolete lampadine a incandescenza con le più moderne a led. 

Il LED (Light-Emitting Diode) rappresenta l’evoluzione dell’illuminazione allo stato solido, in cui la luce viene generata attraverso semiconduttori, e non utilizzando un filamento o un gas. 

Questa nuova tecnologia presenta molti vantaggi e una lampada a led è sicuramente meglio di una qualsiasi lampadina tradizionale o a risparmio energetico. 

Inoltre, grazie alla sua versatilità, l’illuminazione led consente numerose soluzioni innovative e creative per illuminare le nostre case. 

Ma prima di elencare quali sono i reali vantaggi di questa nuova generazione dell’illuminazione, bisogna chiarire un concetto fondamentale: spesso si tende a confondere i termini Watt e Lumen, dimenticando che con il Watt si misura la potenza, e non la luce. 

A parità di Watt, infatti, non corrisponde affatto lo stesso risultato in termini di flusso luminoso generato dalle lampadine, poiché la luce viene misurata in Lumen.  Di conseguenza, è possibile che, a parità di Watt, le lampadine emettano differenti valori luminosi. 

Inoltre, bisogna ricordare che le lampadine possono avere differenti durate, motivo per il quale spesso ci si trova a dover decidere tra una marca più costosa e una più economica. A volte una spesa maggiore comporta davvero un’altrettanto maggiore qualità. 

Quindi, adesso non ci aspetta che vedere uno ad uno i principali vantaggi che si trarrebbero innovando il proprio sistema di illuminazione domestico: 

SOSTENIBILITÀ – Le lampadine a led sono totalmente riciclabili e hanno un bassissimo impatto ambientale, abbattendo l’emissione di CO2 fino al 90% rispetto ad una classica lampadina a incandescenza. 

QUALITÀ – Il led non “sfarfalla” all’accensione e raggiunge subito la massima luminosità. Inoltre il rendimento della luce è ottimale, sia che scegliamo un led a luce calda che uno a luce fredda ricaviamo il massimo della qualità.

SALUTE – L’aspetto più importante. Il led non contiene mercurio e non emette raggi UV e IR (noi non li vediamo, ma sappiamo che ci sono, e sono molto nocivi per il nostro organismo). 

DURATA – Queste lampadine possono durare fino a 35.000 ore (circa 15 anni con un consumo medio di 6 ore al giorno). Le installi e te le dimentichi! 

RISPARMIO – Una buona lampadina a led consuma molto meno rispetto a qualsiasi altro tipo di lampadina (anche a fluorescenza).

Energy Italy Spa: STORIE DI SUCCESSO

Il settore delle energie rinnovabili è in una fase di rapida espansione e continua evoluzione ed è per questo essenziale affidarsi ad aziende di consolidata esperienza.

Energy Italy dal 2012 si dedica alla ricerca e selezione dei migliori prodotti e servizi per la produzione di energie da fonti rinnovabili ed il risparmio
energetico. Alla velocità dei cambiamenti deve corrispondere una risposta altrettanto veloce ed innovativa e sempre soddisfacente le richieste senza mai tralasciare la qualità.

La parola su cui si incentra l’attività dell’azienda è il green ed il correlativo binomio competitività e rispetto. Competitività perché l’instaurazione di impianti specifici per produrre in maniera autonoma energia elettrica e/o termica e la continua ricerca di prodotti innovativi al passo con i tempi e l’evoluzione delle esigenze, si traduce in risparmio di costi e spese.
Rispetto, perché puntare sul green e l’energia rinnovabile è una scelta di responsabilità sia per chi ne fa cardine della propria attività ma anche per chi ne accoglie l’offerta; rispetto per l’ambiente e per le future generazioni che hanno il diritto morale di ereditare un mondo (inteso come ambiente in cui vivere) il più sano possibile.

Il futuro è green e green è il colore di Energy Italy che non guarda mai al passato se non per prenderne insegnamento e come parametro di miglioramento ma è sempre proiettata all’innovazione, al rinnovamento, alla novità.

La storia di Energy Italy è infatti una storia di continui nuovi obiettivi e nuovi traguardi; personalmente sono rimasta stupita di come un’azienda
così giovane abbia raggiunto risultati così importanti quasi difficili da elencare nella totalità e sono sicura che quelli che citerò (che sono solo alcuni ma penso i più significativi) faranno rimanere a bocca aperta tutti voi lettori.

Innanzitutto la storia di Energy Italy mi ha fatto capire come un‘azienda ed il suo successo siano la storia, la capacità ed il successo delle persone che
la compongono; l’importanza dell’intuizione ma anche della competenza.

Energy Academy (prima grande “creazione di Energy Italy”) è proprio un effetto-conseguenza di questo principio: nata per formare in campo tecnico, commerciale ed attitudinale i suoi professionisti e manager ha poi esteso il suo programma, ricco di corsi e percorsi di formazione, anche alla domanda “esterna” caratterizzandosi per numeri incredibili, di partecipanti, formatori, offerte formative (vi rimandiamo all’articolo ad essa dedicato nell’uscita precedente); io penso che parta da qui il successo di Energy Italy, dall’importanza che si da alla conoscenza ed alla formazione, che trovo condizioni imprescindibili per un successo non fortuito ma con basi solide e che diventa quindi sinonimo di affidabilità, perché da qui parte il successo della persona quindi anche di un’azienda la cui risorsa principale rimane sempre quella umana.

Alla base di questo principio è anche la creazione della recentissima Energy Ing, società di ingegneria che si occupa principalmente dello sviluppo
di progetti innovativi propedeutici al Superbonus 110% e a tutte le attività che concorrono al miglioramento energetico degli edifici.

Sostenitrice dell’assioma che intuizione, formazione e quindi competenza sono alla base di ogni successo (non effimero ma concreto e duraturo), Energy Italy fa brillare la sua history case di successi. Nel 2017 viene fondata Energy plus (con l’ introduzione dei contratti luce e gas), una Energy Service Company (ESCo) che è altro non è che un’impresa che fornisce tutti i servizi necessari a realizzare un intervento per il miglioramento dell’efficienza energetica; essa offre ai propri clienti una
diagnosi energetica ed i relativi strumenti per valutare le opportunità di intervento, con lo scopo di ridurre i costi legati all’ energia ed alla dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili.

Nel 2018 Energy Italy ottiene la certificazione ISO, che assicura i clienti e le aziende partner circa la qualità organizzativa di un impresa, dei prodotti
offerti e delle prestazioni del servizio; sempre nello stesso anno partecipa al Comitato Economico Sociale Europeo (riunitosi a Bruxelles con l’obiettivo di incentivare un’alimentazione sana e sostenibile) di cui voglio riportare le parole dell’amministratore rivolte ad Energy Italy perché lo trovo un
passaggio chiave della sua attività e del suo ruolo (e anche di orgoglio):

“Dear Energy Italy Spa, sono lieto di inviarvi il parere esplorativo del CESE
su un ruolo più costruttivo per la società civile nell’attuazione del diritto ambientale adottato il 30 ottobre 2019. Il CESE ti ringrazia per il prezioso contributo al progetto durante l’incontro e la Conferenza. Ciò ha portato ora al documento allegato che è stato consegnato alla Commissione Europea, al Parlamento ed al consiglio per ulteriori azioni.”

Un riconoscimento Europeo dell’impegno continuo che in pochi possono vantare. Ad obiettivi e riconoscimenti così importanti per la filosofia e anche e soprattutto per l’operato concreto dell’azienda, ne corrispondono di importanti anche dal punto di vista economico (che senza ipocrisie sono condizioni sine qua non per la concretizzazione dei principi e della visione aziendale e una causa-effetto della efficace azione della stessa):
giugno del 2018 vede infatti il passaggio del capitale sociale da 120.000 euro a 1.250.000 di euro (!), di cui 250.000 euro in azioni privilegiate, per arrivare ad un ulteriore incremento di 300.000 euro quest’anno con un collegato ampliamento dell’oggetto sociale.

Ed è grazie a questi risultati che oltre all’acquisto degli uffici dove opera la sede centrale, sono state acquistate e aperte due nuovi sedi (Partanna – TP – e Catania) per poter essere al massimo dell’efficienza offrendo supporto ai clienti e a chi opera attivamente dal punto di vista organizzativo ed esecutivo.

Sempre curiosa e disponibile a promuovere iniziative portatrici di innovazione, Energy Italy è un’azienda che da spazio alle idee e alla vivace intelligenza delle persone, supporta le idee sperimentali ed originali frutto di menti creative e preparate e che vedono in “green”; tra queste merita di essere citato un progetto ideato e realizzato dall’Arch. Leonardo Di Chiara, ricercatore presso la Tinyhouse University, un’Associazione no profit impegnata nello sviluppo di soluzioni innovative per il vivere contemporaneo.

L’iniziativa aveva come oggetto la sperimentazione di una casa mobile su ruote di 9 mq, costruita a Pesaro ed esposta al Museo di Design del Bauhaus-Archiv a Berlino fino a marzo 2018. Con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico nei confronti del movimento “Tiny House”, ma più in generale per promuovere una discussione sulla sostenibilità dell’abitare in relazione ai bisogni della società contemporanea, la Tiny House aVOID è stata costruita a Pesaro ed è stata inaugurata il 19 Agosto 2017 al Bauhaus-Archiv/Museum of Design di Berlino.

Energy Italy Spa ha deciso di aderire al progetto in qualità di sponsor tecnico, attraverso la fornitura di pannelli Infrarossi e di un impianto fotovoltaico (in fase di installazione che prevediamo sarà pronto
per le tappe di Roma) che diventeranno parte della Tiny House.

La storia di Energy Italy sembra la narrazione di un romanzo di formazione, dove in primo piano ci sono l’evoluzione, i cambiamenti, le continue sfide del protagonista che ha una morale (che alla base del successo c’è, oltre all’intuizione, la competenza, la formazione, la costanza e la voglia di continuo miglioramento) ed in questo caso … un finale aperto perché saranno ancora tanti gli obiettivi prefissati e raggiunti, da ultimo la nuova e titanica sfida: la riqualificazione energetica degli edifici con il Superbonus 110% che ha portato all’acquisizione di 5000 clienti ed alla creazione della grande rete di impresa Energy Re (oltre 200 imprese affiliate), la fondazione di Energy Ing e il primo spot su Mediaset.

La visione aziendale delle imprese che hanno puntato sul green, tra cui spicca Energy Italy sta per avere la più grande fase di concretezza dell’epoca moderna; con Il Recovery Fund gli Stati mettono al centro delle politiche economiche quelle ambientali (e viceversa) e non solo al centro di programmi demagogici di propaganda ma finalmente della così detta realpolitik.

Buco dell’ozono: 16/05/1985 – 28/12/2020

«A cosa ci serve aver sviluppato una scienza in grado di fare previsioni se tutto quello che siamo disposti a fare è restare fermi e aspettare che quelle
previsioni si realizzino?»
Questa è la frase pronunciata dal ricercatore statunitense Frank Sherwood Rowland che nel 1972 durante una conferenza sull’utilizzo dei CFC (clorofluorocarburi) li definì dannosi per l’ozono. Rowland scoprì che questi gas venivano trasportati nella stratosfera e a queste elevate altitudini la luce solare poteva scomporre i CFC liberando nella stratosfera un elemento capace di distruggere lo strato di ozono che protegge la terra dalle radiazioni più intense e più pericolose tra quelle emanate dal sole.
La scoperta non venne accolta con entusiasmo a causa degli interessi economici mondiali che giravano intorno ai CFC, impiegati come refrigerante, solvente e come propellente nelle bombolette
spray; molto apprezzati perché non erano infiammabili ed erano molto meno tossici delle sostanze utilizzate in precedenza. Come in tutte le società che meno si rispettano, Rowland non solo non venne ascoltato ma fu addirittura accusato di far parte del KGB e la sua scoperta venne ridicolizzata.
Quanto accaduto, fortunatamente, non fermò gli studi del ricercatore che nel 1995 venne insignito del Premio Nobel per la chimica.


Di seguito una breve cronostoria del buco dell’ozono, dalla sua scoperta avvenuta il 16 maggio 1985 fino alla chiusura dello scorso 28 dicembre
2020, dopo aver raggiungo la dimensione record nel settembre dello stesso anno.

1972

Frank Sherwood Rowland durante una conferenza sui CFC, li definisce dannosi per l’ozono presente nella stratosfera.

1976

Stati Uniti, Canada, Norvegia, Svezia e Danimarca iniziano ad approvare regolamenti che limitano l’utilizzo di CFC.

1978

Gli Stati Uniti vietano completamente le bombolette spray che contenevano CFC.

1985

Il 16 maggio la rivista scientifica Nature pubblica l’articolo del fisico Joe Farman che insieme alla sua équipe scopre un buco nella fascia dell’ozono
a 22 chilometri di altezza sopra i ghiacci dell’Antartide. Le temperature rigide della zona creano l’ambiente ideale per le reazioni chimiche che
portano alla dissoluzione dell’ozono. Farman e la sua squadra scoprono che nel periodo che va da agosto a dicembre lo strato di ozono si riduce del 70% formando un buco grande quanto un piccolo continente.

1987

Il 16 settembre viene firmato il protocollo di Montréal volto a ridurre la produzione e l’uso di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono, in particolare i gas CFC.

1989

Il 1° gennaio entra in vigore il protocollo di Montréal che verrà sottoposto a revisioni nel 1990 a Londra, 1992 a Copenaghen, 1995 a Vienna, 1997 a Montréal e 1999 a Pechino. Assistiamo a quello che lo stesso ex segretario
dell’ONU Kofi Annan definisce un esempio di eccezionale cooperazione internazionale, probabilmente l’accordo di maggior successo tra nazioni.

2020

Il 20 settembre il buco dell’ozono raggiunge una dimensione di 24,8 milioni di chilometri quadrati, diffondendosi su gran parte del continente Antartico.

2020

Il 28 dicembre si chiude quello che è stato il buco dell’ozono più ampio di sempre. La WMO (Organizzazione Mondiale della Meteorologia) non esclude del tutto che una delle cause della chiusura possa essere legata alle ridotte emissioni dovute ai prolungati periodi di lockdown a livello mondiale ed è per questo che invoca l’importanza del protocollo di Montréal.

2050

Anno in cui la situazione tornerà ai livelli antecedenti il 1980.

GREEN PEA: il dovere dell’educazione, la bellezza della sostenibilità

Ormai è chiaro quanto per noi di Atlas sia fondamentale il tema della sostenibilità ambientale, il perché è fondamentale e allo stesso tempo ovvio: noi tutti viviamo sulla Terra, proprio per il puro fatto che sia casa nostra dobbiamo trattarla con estremo rispetto, riducendo al minimo l’impatto che abbiamo su di essa, rispettando l’ambiente e gli ecosistemi che la abitano assieme a noi.

Atlas è fondamentale anche per questo, diffondere il messaggio: uno strumento potente che cerca di trasmettere la cultura del rispetto ambientale e quindi ci rende responsabili dell’obiettivo più grande, ossia salvare il nostro pianeta. L’unico modo per poterlo fare in maniera efficace è quello di farlo insieme, coinvolgendo quante più realtà possibili che si uniscano al nostro grido di battaglia per l’ambiente.

Con noi in questo articolo infatti parleremo di un’altra realtà innovativa e avanti con il tempo, avvincente e affascinante perché lega al massimo quello che per noi è dilettevole all’utile, o meglio il dovere con la bellezza.

Stiamo parlando del centro commerciale più green del pianeta e che si trova a Torino: Green Pea!

Abbiamo avuto l’onore di intervistare in esclusiva per Atlas il CEO del progetto e della realtà di Green Pea, Francesco Farinetti, che ci ha raccontato come è nata l’idea, quali sono le prospettive che si pongono davanti e tante altre curiosità dietro questa grande iniziativa.

Per Francesco è stato un percorso e un risultato logico quello di Green Pea: parte tutto da quella che è oggi la realtà di Eataly (altra creatura affascinante sempre opera della famiglia Farinetti), ossia portare in Italia e in tutto il mondo la miglior food experience che il nostro paese possa offrire al cliente, rispettando il territorio e mostrando la bellezza naturale in un ambiente elegante, moderno, accogliente. Sono aspetti fondamentali per educare il target a consumare nel modo più responsabile possibile, che non significa “mangiare cose sane, punto” ma al contrario essere anche consapevoli. Una parola che spesso passa in sordina per la superficialità con cui viene affrontata, la stessa con cui potremmo affrontare un’etichetta sul retro di un prodotto alimentare.

Quindi perché Francesco Farinetti ci ha raccontato questa premessa? Perché la chiave di un messaggio e renderlo comprensibile a tutti, specialmente a chi ha in mano il futuro del nostro pianeta, è l’educazione, la scuola. Eataly è stata, ed è ancora oggi, ispirazione di quello che è il progetto finale di Green Pea: deve essere un luogo fisico in cui ci sia uno scambio di conoscenze sostenibili, in cui i più grandi ma soprattutto i più piccoli siano in grado di apprendere ciò che vedono attorno e quello che vedono deve essere la rappresentazione ideale di un futuro sostenibile e di un posto in cui non ci si pone limite nella creazione di nuove idee per salvare il pianeta.

Dopo quindi aver capito le ragion d’essere della realtà create dal fondatore di Green Pea e di Eataly, effettivamente viene da chiedersi come rendere concreti questi concetti così importanti e delicati come appunto l’educazione, la formazione, la consapevolezza. Francesco ci spiega anche questo dettaglio importante.

L’edificio si struttura in ben 5 piani, ciascuno ovviamente dedicato ad un tema vicino alla sostenibilità ambientale ma se vogliamo che ne esplora anche le bellezze: dai vestiti, al cibo, alle macchine costruite dall’uomo per sfruttare al meglio il pianeta per fare del bene ma sempre senza mai lasciare il visitatore dall’apprendere su cosa sta camminando, cosa sta guardando e che ispirazione può trarre da tutto ciò.

Il Piano 0, dedicato al tema Life, propone le aziende più autorevoli che si impegnano al 100% nel sostenibile e investendo sul futuro più verde: FCA, Iren, Enel X, TIM, Unicredit, Mastercard, FTP Industrial e Samsung che è anche partner tecnologico. Quello che è più interessante e che Francesco ha tenuto far notare è la presenza del Green Pea Discovery Museum. Come abbiamo citato finora, l’educazione e l’apprendimento sono tutto per porre delle fondamenta solide su cui poter costruire davvero un futuro per questo pianeta. Ecco, quindi, perché appena entrati abbiamo il museo di Green Pea, perché dobbiamo immergerci appieno in questa mentalità, scoprirla e toccarla con mano, come gli strumenti che ci spiegano come creare energia elettrica in maniera sostenibile e pulita oppure la storia del movimento green, chi ha ispirato tutto questo. Con questo, Green Pea si pone come luogo di accoglienza ma anche e soprattutto come educatore.

Poi ci eleviamo al piano 1, in cui entriamo in un altro tema quotidiano in cui possiamo fare la differenza, ossia Home (Casa). oltre 40 Partner tra i quali Whirlpool, Valcucine, Roda, Gervasoni, Riva 1920, Pianca, Rubelli, Artemide, Driade e FontanaArte, sotto la guida del Home Brand Director Pierangelo De Poli. Il significato di questa scelta è altrettanto affascinante, perché per poter cambiare il mondo dobbiamo partire da noi stessi, in cui ognuno faccia la propria parte: dal chiudere un rubinetto così da non sprecare acqua all’avere elettrodomestici con un basso consumo o mi spiego meglio, con un consumo efficiente e intelligente. Il mondo inizia a cambiare quando ogni individuo diventa consapevole del proprio ambiente e quanto può migliorarlo, deve diventare quindi un’estensione di noi stessi.

Così come casa nostra, noi siamo anche quello che vestiamo. Ecco che ci addentriamo quindi al piano successivo, il secondo, quello dedicato al Fashion: i migliori marchi della moda sostenibile italiana e internazionale tra i quali Borbonese, Timberland, PT Torino, Patagonia, ESEMPLARE, oscalito1936, Drumohr, Giampaolo, Ecoalf, North Sails, Dedicated e Ortigni sotto la guida del Fashion Brand Director Roberto Orecchia. E poi sartoria del passato e del futuro, con la avatar factory Igoodi. Quale modo migliore per portare all’esterno il messaggio di Green Pea se non vestendosi in maniera sostenibile? Tra le aziende più conosciute al mondo della moda all’interno dell’ambiente più eco-friendly possibile. Una collaborazione o meglio una sinergia efficace in grado di garantire al cliente che essere sostenibile non solo è un dovere ma è anche bello, attraente in una parola: efficace. E le aziende sono sempre più consapevoli di questo aspetto, che lo si voglia o meno la sostenibilità deve arrivare il più lontano possibile. Per fare ciò bisogna colpire il target nella maniera più fruibile possibile e nel modo più green, dalla A alla Z. Francesco Farinetti con Green Pea l’ha intuito e ha incrociato questi interessi con il dovere della sostenibilità creando lo spazio, il luogo ideale per accogliere questi bisogni, senza mai scordare il ruolo importante di educatore verso le persone, verso il futuro.

Decolliamo verso il terzo piano, dunque, il piano dedicato alla Bellezza: le migliori firme italiane dell’abbigliamento – Ermenegildo Zegna, Brunello Cucinelli, Herno e SEASE – proporranno concept store dedicati a Green Pea. E, parallelamente, cosmesi, libri, cultura e cibo, insieme. Da un nuovo format di Sartoria Cosmetica con Allegro Natura a un Bistrot Pop, 100 Vini e Affini, in collaborazione con Fontanafredda e Affini fino, a un Ristorante Stellato, Casa Vicina, gestito dalla famiglia Vicina.

Il piano 4 invece ospita un esclusivo, ma inclusivo, Club sul Rooftop dedicato all’Ozio Creativo, con l’alkemy Spa, Cocktail Bar e la prima infinity pool di Torino affacciata sull’arco alpino: l’Otium Pea Club, curato da To Be srl.

È forse proprio all’ultimo piano che troviamo il cuore di Green Pea, perché come tiene dire Francesco Facchinetti spesso è proprio nell’incontro tra le persone che nascono le idee migliori e il Club sul Rooftop ha proprio questo ideale di riunione inclusiva al centro, in cui le persone dopo un vero e proprio viaggio all’interno dell’edificio si incontrano per parlare e riflettere, pensare che forse essere green non è così male e impossibile oggi, ma qualcosa di bello, di doveroso soprattutto visto il grande risultato ottenuto con il luogo appena visitato.

Prende vita anche un altro aspetto vitale per noi e per le nostre menti: il tempo.

Il Presidente di Green Pea ha infatti analizzato anche questo aspetto per costruire attorno ad esso il progetto: sostenibilità, infatti, è un concetto all’idea del tempo, ossia quanto può durare qualcosa. Nasce con l’avvento del pianoforte: uno dei suoi pedali si chiama sustain cioè proprio quello strumento che allunga la nota, per farle durare più a lungo. Ecco che quindi traducendo nuovamente in sostenibilità ambientale per Green Pea, significa scoprire e riscoprire nuovi modi per dare nuova vita agli aspetti che pensavamo fossero conclusi o fini a sé stessi, far durare dunque il più possibile la bellezza delle cose, rinnovandole.

Il tempo però non ci stupisce solo in questo aspetto ma anche per la concezione di ozio creativo, che si contrappone proprio al neg-ozio (aspetto visitato nei piani sottostanti al quarto). Comunemente l’ozio è sinonimo di tempo sprecato o tempo per far nulla di produttivo, ma nell’antichità l’otium è il momento migliore in cui avviene l’epifania di un’idea, è il momento cruciale in cui avviene il cambiamento del mondo e che spiega quindi il perché ancora una volta dell’ultimo piano del Green Pea: il piano dedicato all’incontro tra pensieri mentre siamo in un momento di ozio creativo, ossia quel momento dove la mente si libera nel modo più libero possibile e perché no, anche geniale. Non è nemmeno un caso che il luogo che ospitava l’otium nell’antichità si chiamasse scholè, luogo in cui si vive l’amore per il sapere.

Concludendo quindi questo bellissimo viaggio all’interno di Green Pea: abbiamo scoperto grazie al nostro ospite Francesco Farinetti che questo non è solo un luogo pieno di bellezze architettoniche, design, intrattenimento nel nome della sostenibilità, ma anche un luogo di culto per essa: si parla di conoscenza, apprendimento, futuro e educazione. Concetti imprescindibili al giorno d’oggi, ora più che mai nella situazione che il nostro pianeta sta vivendo. Il più grande e l’unico centro commerciale sostenibile diventa quindi simbolo vero e proprio non solo del vivere in maniera sinergica con l’ambiente circostante ma anche educare il prossimo a farlo in tutto il mondo: dal consumare, al vestire, al confrontarsi a vicenda.

È solo così che si diventa parte del cambiamento, l’indifferenza lo uccide.