Pet Therapy: quando la cura è una cura

“Mentre si dicevan questo, un cane che stava lì disteso, alzò la testa e le orecchie. Era Argo, il cane di Ulisse…”

Dopo vent’anni di guerre ed avventure, Ulisse torna nella sua Itaca sotto mentite spoglie, trasformato dalla dea Atena in un mendicante, riconosciuto solo dal suo fedele ed ormai vecchio cane Argo che, subito dopo, si lascia andare tra le braccia della morte, quasi come lo avesse aspettato per poterlo vedere un’ultima volta; cade una lacrima sul volto dell’eroe omerico, l’unica versata dal forte Ulisse e proprio per il suo amato cane.

Questo famosissimo, commovente e potente passo dell’Odissea, è emblema della fedeltà e dell’ amore incondizionato che lega l’ animale al suo padrone, e viceversa; uno dei legami più sinceri e leali è infatti proprio quello che si instaura tra uomo ed animale, apportandoci benefici incredibili a livello psicologico ed affettivo, sembrando che il nostro compagno sia capace di comprenderci condividendo la nostra felicità e supportandoci nei momenti difficili.

Non è forse vero che il nostro cane che ci fa le feste sulla soglia di casa dopo una giornata di lavoro migliora il nostro umore o il gatto appollaiato sulle ginocchia di sera di fronte la tv non ci infonde un senso di pace e tranquillità?

E’ una relazione che stimola la parte emozionale nell’ uomo e favorisce l’apertura a nuove esperienze, nuovi modi di comunicare; un animale non giudica, non ha pregiudizi e si dà totalmente stimolando il buonumore ed il sorriso.

E proprio questi effetti benefici connessi alla relazione dell’uomo con gli animali, divennero già a partire dalla fine del ‘700, oggetto di studio da parte di psicologi e psichiatri; lo psicologo inglese Tuke incitò i pazienti affetti da malattie mentali ad interagire e prendersi cura di piccoli animali, favorendo con questo un migliore autocontrollo del paziente e scambio affettivo; dopo la fine della Prima guerra mondiale al St. Elisabeth’s Hospital vennero usati i cani per curare i malati di schizofrenia e depressione ed alla fine della Seconda, la Croce Rossa Americana promosse una terapia di reintegrazione dei reduci di guerra basata sul contatto con gli animali da fattoria.

È con lo psichiatra infantile Lewinson, nel suo libro “THE DOG AS Co- Therapist, a metà del Novecento, che viene coniato il termine per indicare gli effetti benefici della interazione uomo-animale, quali calmare l’ansia, trasmetter calore affettivo, aiutare a superare stress e depressione ed in generale benefici alla salute psicofisica dell’uomo: pet therapy. 

Essa prese piede in Italia verso la fine degli anni ’80 con convegni e conferenze sul tema e con direttive e decreti a livello statale e regionale nella direzione di promuovere il coinvolgimento degli animali in interventi assistenziali e terapeutici.La Conferenza Stato Regioni ha approvato l’ Accordo  e le linee guida nazionali pet therapy che prevedono le medesime regole sull’intero territorio nazionale e stabiliscono gli standard qualitativi di riferimento per la corretta applicazione di questa terapia di supporto, allo scopo di tutelare sia i pazienti che gli animali da affezione.

Il termine pet therapy è risultato però ben presto un’espressione imprecisa e sicuramente troppo riduttiva in confronto alle differenti attività e quindi è stata sostituita con quella di IAA: interventi assistiti con gli animali che si distinguono, in base ad obiettivi e beneficiari, in:

-terapie assistite con animali (TAA);

utilizzata a supporto delle terapie tradizionali, per migliorare disturbi della sfera psichica, cognitiva ed emotiva e rivolto a soggetti con diverse patologie, psichiche e fisiche.
Le ricerche hanno evidenziato che l’interazione tra un bambino ed un animale stimoli i processi cognitivi e lo sviluppo delle attività comportamentali. Negli utenti con disturbi psichiatrici, la pet therapy aiuta ad abbassare il livello di apprensione del paziente nei confronti del proprio terapista; il rapporto che si instaura tra l’animale ed il malato favorisce infatti la comunicazione con il professionista e di conseguenza il coinvolgimento nella terapia di cura.
La presenza di un animale domestico non solo migliora il comportamento in certi pazienti ma in generale contribuisce all’ abbassamento di ansia e tensione, aiutando a diminuire gli statiti d’ animo negativi, scongiurando la comparsa di depressione ed irrequietezza.
I benefici non risultano tuttavia solo a livello psicologico ma anche fisico; vengono infatti proposte sedute di questo tipo a bambini con disabilità motorie che possono riguardare il movimento degli arti, l’equilibrio e la coordinazione o in pazienti affetti da sclerosi multipla o reduci da lunghi periodi di coma.

-educazione assistita con animali (EAA);

intervento di tipo (ri)educativo che ha come obiettivo quello di migliorare il benessere psicofisico e sociale e la qualità della vita della persona, nonché di rinforzargli l’autostima; contribuisce altresì all’inserimento sociale delle persone in difficoltà.

-attività assistite con animali (AAA);

rivolta a bambini, portatori di handicap, pazienti in ospedale, psichiatrici, anziani e detenuti, ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita in cui l’animale diventa una fonte di stimoli; ad esempio i bambini ricoverati in ospedale o gli anziani nelle case di riposo, soffrono talvolta di depressione dovute alle condizioni di salute, e possibile mancanza di affetti che li porta a chiudersi in sé stessi rifiutando rapporti interpersonali. Alcune esperienze dimostrano che l’animale migliora l’ umore facilitando l’approccio terapeutico e con il personale sanitario.

Per riassumere, la pet therapy (la chiamiamo così per richiudere in una parola tutte le tipologie ut supra) non rappresenta una terapia a sé ma un intervento sussidiario che aiuta, rinforza ed arricchisce le cure tradizionali e può essere impiegata su pazienti di qualsiasi età ed affetti da diverse patologie, di solito bambini, anziani, persone disabili o con problemi psichiatrici.

Gli animali utilizzati solitamente per questa pratica terapeutica di supporto sono: i gatti, i cani addestrati, asini, cavalli e conigli.

Le figure professionali in essa coinvolte sono invece:

  • responsabile di progetto (professionista in campo sanitario);
  • medico veterinario (valuta i requisiti comportamentali e sanitari dell’animale, l’aspetto igienico sanitario ed il benessere dell’ animale);
  • coordinatore (psicologo, psicoterapeuta, educatore, infermiere o assistente sanitario, laureato in scienze motorie o psicomotricista);
  • coadiutore dell’animale (promuove la relazione uomo-animale e monitora lo stato di salute dell’ animale in collaborazione con l’ animale).

Dopo quello scritto e letto possiamo quindi concludere che prendersi cura di un animale è una cura anche per noi; il loro affetto semplice, genuino ed incondizionato è una medicina per le persone.

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