Il Carnevale: la maschera della libertà
- Martina Campanelli
- 15 mar
- Tempo di lettura: 6 min
Ogni anno, quando le strade si colorano di maschere e coriandoli, il Carnevale torna a farci sognare: un’esplosione di suoni, luci e tradizioni che risveglia l’allegria e ci invita a liberarci dalle convenzioni quotidiane.

Che si tratti delle famose maschere veneziane, delle danze brasiliane o delle colorate parate che hanno luogo in molti paesi, il Carnevale ci invita a guardare il mondo con occhi diversi, attraverso l’arte, la musica e il gioco. Non è una semplice festa: è una celebrazione della libertà, della creatività e delle radici storiche che ogni cultura porta con sé.
ORIGINI
Le prime forme di Carnevale risalgono a tradizioni pagane, in particolare ai riti di fine inverno e inizio primavera, che celebravano il ritorno della fertilità e il passaggio alle stagioni più calde. Le popolazioni antiche, come i Romani e i Greci, organizzavano feste per onorare divinità come Saturno (Dio dell’agricoltura) o Bacco (Dio del vino e della fertilità), diventando occasione di abbondanza, trasgressione e inversione delle gerarchie sociali.
Nelle culture greche e romane, infatti, i “Saturnali” o i “Lupercalia”, erano caratterizzate da libertà e trasgressioni, spesso con maschere e travestimenti, come nel Carnevale moderno.
Durante i Saturnali, le persone si scambiavano ruoli, i padroni diventavano servi, i servitori godevano di libertà e si usavano maschere; durante i “Lupercalia”, celebrati a febbraio, venivano organizzati sacrifici e festeggiamenti per purificare la città e prepararla alla primavera.
Le danze, i travestimenti e il tema del ribaltamento delle convenzioni sociali sono aspetti che il Carnevale ha conservato.
Con l’affermarsi del Cristianesimo, i riti pagani vennero gradualmente adattati e trasformati in festività cristiane. Il Carnevale, in particolare, si legò alla preparazione alla Quaresima, un periodo di penitenza che precede la Pasqua: il nome deriva dalla locuzione latina “carnem levare” che significa “eliminare la carne”, facendo riferimento al divieto di mangiare carne durante il periodo di Quaresima.
Il Carnevale diventava quindi una sorta di “ultima occasione” per dedicarsi ai piaceri carnali (cibo, bevande,divertimenti) prima del digiuno e della penitenza.
Esso rimane occasione di svago per tutte le classi sociali, con il suo carattere di ribellione contro l’ordine sociale; il travestimento e l’uso delle maschere divennero simboli di anonimato e di uguaglianza.
Il Carnevale, quindi, ha una lunga storia che spazia dalle feste pagane di primavera ai riti cristiani di penitenza, arricchendosi nel corso dei secoli di significati sociali, religiosi e culturali.
SIGNIFICATI LETTERARI
L’inversione e la sovversione delle gerarchie Sociali
Uno dei significati letterari più evidenti del Carnevale è l’idea di inversione: durante il Carnevale, le gerarchie sociali e le convenzioni vengono temporaneamente rovesciate, creando un “mondo parallelo” in cui le norme abituali vengono annullate.
In questo periodo, ogni individuo, indipendentemente dalla sua posizione sociale, può esprimere liberamente sé stesso senza temere il giudizio o le conseguenze.
Si assiste a un rovesciamento dei ruoli, in cui i servi diventano padroni, i bassi diventano alti. In alcuni casi, per esempio, nelle celebrazioni medievali, il “Re del Carnevale” veniva scelto tra i più poveri o tra i servitori, e durante questo periodo poteva esercitare il potere simbolico o anche reale, almeno temporaneamente, sui nobili e sui ricchi.
Chi normalmente non avrebbe diritto di parola o di espressione in pubblico, indossando una maschera, può agire liberamente, mettere in discussione l’autorità e i costumi. Così, la festa carnevalesca diventa una sorta di “livellamento” temporaneo delle disuguaglianze sociali.
Questo concetto trova espressione in molte opere letterarie che esplorano l’idea di rovesciare l’ordine stabilito.
Ad esempio Bakhtin, filosofo russo, sottolinea come il Carnevale rappresenti una sorta di “ribellione simbolica” contro la società, un periodo in cui la libertà espressiva è illimitata. La letteratura, in particolare quella rinascimentale e barocca, riflette spesso questo rovesciamento delle norme sociali, come nelle commedie di Ruzzante o nelle opere di Shakespeare, in cui la discesa in basso dei personaggi, o il loro travestimento, è simbolo di una riflessione sulla natura delle convenzioni sociali.
Nella commedia dell’arte i servi e i contadini, per esempio, sono spesso i protagonisti delle commedie e non i nobili, che invece vengono ridicolizzati: i travestimenti e le maschere sono strumenti per ridurre la distanza tra i ruoli sociali, e il pubblico può riconoscersi in questa completa rottura delle convenzioni sociali.
La Maschera come Metafora dell’identità
Il tema della maschera è uno degli elementi centrali del Carnevale e ha una valenza simbolica forte nella letteratura. Essa rappresenta non solo il travestimento fisico, ma anche un tema filosofico ed esistenziale, che invita alla riflessione sull’identità e sulla natura dell’essere umano.
Giovanni Boccaccio, nel Decameron, affronta il tema dell’inganno e dell’apparenza attraverso personaggi che indossano “maschere” non solo fisiche, ma anche morali e psicologiche; il Carnevale è un momento in cui si esplorano identità nascoste, sotterfugi, inganni e trasformazioni.
Shakespeare, nelle sue commedie, come La dodicesima notte o Molto rumore per nulla, gioca con i travestimenti e le identità confuse: i personaggi si mascherano per mettere in discussione la loro vera natura e per esplorare ruoli sociali più fluidi, il che suggerisce una critica alla rigidità dei ruoli sociali stessi.
Il Carnevale come Rappresentazione del Caos e della Libera Espressione
Il Carnevale è spesso descritto come una festa del caos, dove l’ordine viene temporaneamente annullato e le regole sociali e morali sono sospese. Questo “caos festoso” è una manifestazione di libertà e vitalità, in cui la società può esprimere le sue pulsioni più profonde, spesso nascoste durante il resto dell’anno.
Esso diventa un momento di evasione dalla realtà quotidiana, uno spazio simbolico in cui si può liberare l’immaginazione. Nella letteratura, questa evasione è spesso utilizzata come mezzo per esplorare temi universali come la fuga dal dolore o dalla routine della vita quotidiana, ma anche come una forma di catarsi, che permette al personaggio di liberarsi temporaneamente dalle sue preoccupazioni.
In alcune opere di Goethe o Schiller, la rappresentazione del Carnevale è vista come un mezzo per esprimere emozioni nascoste, per fare esperienze di trasgressione che poi porteranno a una crescita emotiva e spirituale.
La festa diventa un momento di catarsi, un’esperienza che porta alla purificazione delle emozioni e delle tensioni accumulate.
Secondo la concezione aristotelica di catarsi, che si riferisce alla purificazione delle emozioni attraverso l’arte, il Carnevale offre una sorta di liberazione emotiva che consente agli individui di “sfogare” le loro emozioni represse. Spesso è associato alla “risata liberatoria”: la satira e la parodia nei confronti delle istituzioni politiche, religiose e sociali consentono di ridere delle contraddizioni e delle ingiustizie, creando uno spazio dove il dolore e la tensione sociale vengono esorcizzati attraverso il riso.
Il Carnevale come Simbolo della Temporaneità della Vita e della Morte
Il Carnevale è spesso visto come un simbolo della vita effimera, che si riflette nel suo carattere di festa che precede il periodo della Quaresima, che rappresenta invece un tempo di riflessione e di penitenza; la consapevolezza della morte e del transitorio viene esplorata attraverso il contrasto tra l’euforia della festa e la sobrietà della riflessione.
Ad esempio nelle riflessioni di Verga sulla vita popolare, il Carnevale diventa una rappresentazione della fugacità della gioia, che si consuma rapidamente prima di un ritorno alla realtà più dura.
Il Carnevale come Critica Sociale e Politica
Nella letteratura, il Carnevale è anche utilizzato come strumento di critica sociale e politica. Poiché esso mette in discussione l’ordine sociale e le convenzioni, spesso diventa un mezzo per esprimere il malcontento popolare e la critica verso l’autorità.
Rabelais, nel suo celebre lavoro Gargantua e Pantagruele, utilizza il Carnevale per criticare la rigidità delle istituzioni, la chiesa e il sistema feudale. Anche nelle commedie dell’arte, come quelle di Goldoni e Molière, il Carnevale si fa veicolo di satira sociale, esplorando le ipocrisie delle classi dominanti e il desiderio di liberazione delle classi inferiori.
Letterariamente il Carnevale si presenta come un evento poliedrico che esplora molti temi: l’aspetto della maschera e del travestimento non è solo un gioco di apparenze, ma una riflessione profonda sulla condizione umana, sulla tensione tra l’essere e l’apparire, tra ordine e disordine.
Con la sua inversione delle gerarchie sociali, è un momento di rottura con le strutture di potere e di rigidità sociale, uno spazio di libertà temporaneo, in cui i ruolisi mescolano, le disuguaglianze vengono annullate, e le convenzioni morali e sociali vengono messe in discussione.
Le maschere, i travestimenti e le parodie sono gli strumenti attraverso i quali il Carnevale non solo celebra l’ironia e il gioco, ma anche la possibilità di pensare criticamente alle strutture che regolano la società.
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