Fuga di cervelli
- Leonardo Tiene
- 15 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Nel 2024 solo il 15% dei laureati italiani all'estero valuta il ritorno

Il fenomeno della “fuga di cervelli” continua a rappresentare una sfida significativa per l’Italia. Nel 2024, i dati evidenziano una ripresa dell’emigrazione giovanile e un calo nei rientri, nonostante gli sforzi per incentivare il ritorno dei talenti.
Emigrazione in aumento, rientri in calo
In un articolo de La Stampa, secondo la Fondazione Nord Est, tra il 2022 e il 2023, circa 100.000 giovani italiani hanno lasciato il Paese, mentre solo poco più di 37.000 sono rientrati. Nel periodo 2011-2023, il saldo migratorio dei 18-34enni è negativo per 377.000 unità. La Lombardia è la regione con il saldo peggiore nel 2023 (-5.760), seguita dal Veneto (-3.759).
Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 della Fondazione Migrantes (ANSA) segnala un “collasso” nei rientri dei giovani, attribuito alla riduzione delle agevolazioni fiscali per i lavoratori impatriati. Le modifiche normative hanno reso meno conveniente il ritorno, soprattutto per la fascia 30-40 anni, scoraggiando il rientro di giovani famiglie.
Motivazioni economiche e professionali
Le principali motivazioni che spingono i giovani a emigrare includono:
offerte di lavoro interessanti: 32%
mancanza di opportunità in Italia: 27,4%
retribuzioni più elevate: all’estero, i laureati di secondo livello percepiscono in media 2.174 euro netti mensili, il 56,1% in più rispetto ai 1.393 euro in Italia. Dopo cinque anni, il divario aumenta a +58,7%. Inoltre, il 41,3% dei laureati che lavorano all’estero da un anno ottiene un contratto a tempo indeterminato, percentuale che sale al 52,1% dopo cinque anni.
Prospettive di rientro
Il Rapporto AlmaLaurea 2024 rivela che solo il 15,1% dei laureati italiani all’estero considera molto probabile un ritorno in Italia. Il 38,4% lo giudica “improbabile” e il 30,5% “poco probabile”, mentre il 14,7% non esprime un giudizio.
Le principali ragioni per non tornare includono la mancanza di opportunità lavorative simili in Italia, stipendi inferiori e una percezione di minore meritocrazia.
“Bella ma non ci vivrei”
Il 2024 conferma la difficoltà dell’Italia nel trattenere e attrarre giovani talenti. La riduzione delle agevolazioni fiscali ha ulteriormente scoraggiato i rientri, mentre le condizioni economiche e professionali all’estero continuano a essere più vantaggiose.
Affrontare la fuga di cervelli richiede politiche integrate che migliorino le opportunità lavorative, le condizioni salariali e la qualità della vita per i giovani professionisti in Italia.
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