1° MAGGIO : UNA DATA CHE È MESSAGGIO PER 365 GIORNI.

Maggi Giovanni—foto Quarto Stato dopo servizio da Milano

Il primo maggio va commemorato per non dimenticare quelle persone che hanno lottato per ottenere condizioni di vita e di lavoro umane per tutti e per difendere il proprio diritto al lavoro, come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere sociali e geografiche.

Il primo Maggio nel lontano 1886 cadeva di sabato, allora una giornata lavorativa come un’altra ma in dodicimila fabbriche negli Stati Uniti incrociarono le braccia; anche le vie di Chicago furono invase da migliaia di persone per l’ ottenimento di quelle “ 8 ore “ tanto desiderate.

Fino a quel momento infatti gli operai lavoravano anche 12 ore al giorno, in condizioni inumane; la rivoluzione che avevano chiesto per anni, quella dei tre “otto” (otto ore di lavoro, otto ore per dormire, otto ore di svago) era arrivata: gli operai sono in piazza a protestare contro i ritmi massacranti di lavoro nelle fabbriche.

Tutto si svolse pacificamente ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione divenne sempre più acuta: finché nel corso di un raduno  ad Haymarket Square uno sconosciuto lanciò un ordigno contro la polizia che reagì sparando sulla folla.

Gli organizzatori della manifestazione furono arrestati e processati; sette di loro furono condannati a morte, con prove inconsistenti e traballanti e due condanne furono trasformate in ergastoli dal governatore dell’Illinois.

Nel 1890 la Seconda Internazionale Socialista decise di promuovere in tutto il mondo la festa dei lavoratori facendola coincidere proprio il primo maggio.

Da allora viene celebrata ogni anno in molti paesi del mondo, proprio per ricordare i diritti dei lavoratori, originariamente nata per la riduzione dell’orario di lavoro; in Italia è stata istituita nel 1890, anticipata al 21 aprile nel ventennio fascista.

Proprio in questo periodo di grave difficoltà economica, in cui è forte il senso di rivendicazione del diritto al lavoro, il primo maggio, nel suo significato simbolico è più attuale che mai; cambia il mondo del lavoro e quindi le rivendicazioni e i miglioramenti richiesti ma rimane fermo il principio per cui senza lavoro non c’è futuro e progresso, esso è democrazia e libertà.

Oggi, ai tempi della pandemia, non è più (almeno in paesi civili come l’Italia) lotta del lavoratore dipendente per la conquista dei suoi diritti fondamentali contro l’ idea che il datore di lavoro sia suo proprietario con l’ affermazione che il lavoratore stesso sia parte di un relazione contrattuale duale che riservi agli uni agli altri diritti e doveri, ma è rivendicazione di un diritto al lavoro che investe tutti i ceti, tutti i settori e tutti i partecipanti della relazione contrattuale lavorativa, dipendente e imprenditore.

Il lavoro costituisce uno dei pilastri fondamentali su cui è costruita l’ edificazione di uno stato democratico, principio ribadito nei principi fondamentali della nostra Costituzione ex artt. 1-4.

All’ art. 4 la Repubblica riconosce infatti a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto; ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e scelte, un’ attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.

È attraverso il fare che emerge l’ essere: è nella vita di ogni giorno che ciascuno di noi realizza sé stesso ed il patto sociale.

Nella visione dei Costituenti una persona senza lavoro crea un danno sociale oltre che personale: il lavoro è un diritto personale ma anche un dovere sociale, è strumento per realizzare sé stessi e condividere con gli altri componenti della società le proprie competenze. Attraverso la promozione del lavoro, la democrazia si regge su un’ idea di eguaglianza che è valorizzazione della cooperazione e contemporaneamente valorizzazione delle differenze.

Le sempre sagge ed significative parole di Papa Francesco, potrebbero essere bandiera del 1 maggio 2021:

“ Perché quando non si lavora, o si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo, è la democrazia che entra in crisi, è tutto il patto sociale”.

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