LE SFIDE PIÙ BELLE: QUELLE CHE VINCI! INTERVISTA A BENEDETTO ROBERTO INGOGLIA: dal sogno nel cassetto, alla sfida, alla vittoria

Quando corri una maratona, l’obiettivo non è superare gli altri, ma superare se stessi. Questo è quello che ha fatto Benedetto Roberto Ingoglia, imprenditore di Partanna in provincia di Trapani, fondatore di Energy Italy spa oggi a capo della Energy Holding, elogiato da molti per le proprie capacità professionali e valori personali.

Un imprenditore che ha fatto della corsa la sua passione, ponendosi un’ambiziosa sfida: partecipare alla grande Maratona di New York. 

Obiettivo centrato in pieno, lo scorso 6 novembre.

È a lui che abbiamo il piacere di dedicare la nostra intervista di questo numero di Atlas Magazine.

M: “Roberto, raccontaci come nasce la tua passione per questo sport. C’è un episodio specifico che ti ha spinto a iniziare?”

RI: “Nell’ottobre del 2019, insieme ai miei Soci eravamo a Montecarlo a frequentare un bellissimo corso di formazione basato sulla crescita personale, al fine di migliorare le proprie performance professionali. Quel corso in un certo senso ha dato una svolta alla mia vita. In questa occasione, infatti, sono rimasto folgorato dal discorso di un relatore, che ha sottolineato quanto fosse importante mantenersi in forma e prendersi cura del proprio benessere, anche per aumentare la produttività e le prestazioni mentali. È stato in quel momento che ho preso la decisione di iniziare a prepararmi per la maratona di New York… e mi sono iscritto subito, prima ancora di iniziare la preparazione, tanta era la convinzione!

Poi a causa degli eventi pandemici, è stato possibile per me partecipare solo quest’anno. 

Ciò ha giocato a mio favore perché ho avuto modo di recuperare i molteplici infortuni che inevitabilmente chi inizia una preparazione del genere a 57anni può subire e arrivare a partecipare all’edizione del 2022 in condizioni buone.”

M: “Come mai hai scelto proprio la Maratona di New York? Cosa ti affascinava di questa sfida?”

RI: “Perché è una delle più belle se non la più bella al mondo e ha una storia talmente affascinate che non può non attrarti. Basti pensare che è il frutto dell’intuizione e della scommessa di un gruppo di appassionati e di un uomo geniale, Fred Lebow, che ha dovuto combattere contro tutto e tutti, partendo da un percorso molto ridotto e con poco più di duemila partecipanti alla prima edizione. 

Dopo qualche anno, è riuscito a ottenere come percorso tutti i 5 Borough di New York e a coinvolgere oltre cinquantamila partecipanti ogni anno. “ (qui potrete leggere la guida completa della maratona)

M: “Certo, una bella sfida da affrontare in così poco tempo, soprattutto se non hai mai corso prima! Immaginiamo non sia stato un percorso semplice. Quali sono state le difficoltà che hai riscontrato? C’è stato qualche momento in cui hai pensato di mollare?”

RI: Difficoltà tantissime, ma come dice qualcuno che mi conosce bene, la mia autostima è veramente alta! Basti pensare che ho preso questa decisione a 57 anni, non avendo mai svolto prima nessuna attività che potesse minimamente avvicinarsi alla preparazione fisica di podista.

Mollare mai, sono molto resiliente e anche dagli avvenimenti più negativi che mi sono accaduti nella vita o che potranno accadermi in futuro, traggo l’energia per andare avanti e alzare l’asticella dei miei obiettivi personali e professionali.”

M: E alla fine… il SUCCESSO! Ma come si suol dire: non è l’arrivo che conta, ma il viaggio. Quali erano le tue sensazioni prima e durante la maratona? A cosa pensavi in quei 42 lunghi km?”

RI: “Il successo era già essere ai blocchi di partenza. Le sensazioni pre gara sono quelle di un bambino: non vedi l’ora che arrivi il fatidico giorno. Durante la gara poi le sensazioni sono tante e tutte bellissime, perché per concludere una maratona oltre alle gambe serve anche la testa. Non per niente, si dice che una maratona va fatta 30 km con le gambe, 10 con la testa e 2,195 con il cuore.

Trovarsi in mezzo a 50 mila persone che non vedono l’ora di vincere le proprie sfide attraverso una manifestazione come la maratona di New York, ti fa sentire molto gratificato e aumenta molto la tua autostima.

A parte i top runner che gareggiano per vincere, il 99% dei partecipanti a una maratona del genere è lì per godersi il “viaggio”. 42,195 km vissuti come dentro un musical: per tutto il percorso ci sono band e spettacoli organizzati, insieme a un pubblico incredibile che ti sostiene e ti incita a ogni passo. 

I pensieri che ti passano per la testa sono tanti, io ne ho focalizzati diversi per auto motivarmi. 

Il primo pensiero alla partenza è che per 4,30h New York sarebbe stata ai miei piedi e questa era una sensazione bellissima.  

Il secondo pensiero era una visione: ogni volta che qualcuno mi incitava, guardandolo, vedevo il volto di un familiare/amico, insomma di una persona conosciuta che mi vuole bene e che mi incoraggiava, questo succedeva ogni vota che accusavo qualche calo fisico, praticamente in tutte le salite, e a New York, credetemi sono davvero tante! 

Invece, quando andavo bene e allungavo il passo segnando magari un record personale, pensavo a tutte quelle persone che all’inizio mi scoraggiavano e ridevo da solo immaginando l’espressione sul loro volto se mi avessero visto in quel momento. 

Ecco, devo ringraziare molto queste persone perché mi hanno dato lo stimolo per fare di più e meglio.

Ma il pensiero più grande e più costante è sempre stato rivolto a mia moglie che per oltre 5 ore mi aspettava e mi ha aspettato al 41esimo km: non vedevo l’ora di abbracciarla! 

Durante tutto il percorso ho immaginato la sua espressione, le sue parole, la sua gioia nel vedermi. E così è stato! Alla fine, è riuscita anche a sorprendermi con una bellissima sorpresa preparata precedentemente insieme alle mie figlie e a farmi emozionare.”

 

M: “Veniamo al futuro: ora che hai vinto questa sfida con te stesso, partecipando alla più importante e famosa Maratona al mondo, quali sono i tuoi obiettivi futuri?”

RI: “Divertirmi fino a quando le gambe reggono, ma farlo insieme a un gruppo di persone che vogliono sfidarsi e sfidare i propri limiti. Ecco perché ho già iniziato a pianificare le prossime maratone ma soprattutto ad aggregare nuove persone perché, anche se la maratona è uno sport individuale insieme agli altri ci si diverte di più e io amo divertirmi a far divertire le persone che mi circondano.”

M: “Grazie Roberto, solo un’ultima importante domanda. Come ci hai accennato sopra, diverse persone ti hanno accompagnato e sostenuto in questo percorso. Senti di voler ringraziare qualcuno in particolare?”

RI: “Questa è la domanda che più mi aspettavo perché le persone sono tante e tutte importanti, non potrei citarle tutte. Ringrazio tutti quelli che mi hanno dedicato un po’ del loro tempo per inviarmi un messaggio, complimentandosi per il risultato. 

Ringrazio tutti quelli che mi hanno sempre sostenuto, in particolare i miei “Alfieri” nella vita personale e professionale Nino, Fausto e Gino. Loro ancora non lo sanno, ma il prossimo anno vivremo insieme questa esperienza.

Sicuramente un grazie infinito va a Cristiano e a Daniela della Coster Medical Center, cari amici ma anche grandi professionisti ai quali devo la mia ripresa fisica dopo i vari infortuni. 

Un grazie va a tutti gli associati dei Nati Stanchi Runners che mi hanno sempre incoraggiato anche quando non riuscivo a completare i 10 km, ai vari coach e alle persone che mi hanno dato anche un piccolo consiglio, ma in particolare al mio grande amico Elio Catania che sin dall’inizio mi ha seguito, accompagnato e preparato per tutte le manifestazioni a cui ho partecipato: le mezze maratone di Verona, di Roma, di Marsala, e la mia prima maratona di 42,195 Km a Milano.

A tutti i miei Soci, in particolare a Sergio, Francesco e Antonio, i quali mi hanno detto: “Vai “conquista” New York e torna con la medaglia!”.

E poi un GRAZIE va alle mie fantastiche figlie Margherita e Laura che continuamente mi stimolano, ognuna col proprio modo di fare, affinché io possa raggiungere i miei obbiettivi: vedere i loro volti o immaginarli quando non possono seguirmi fisicamente, per me è una grande gioia, è il giusto premio dopo una gara.

Ringrazio infine, ma non per ultimo, mia moglie che sa sempre come supportarmi e sopportarmi in tutte le mie scelte personali e professionali, averla e sentirla sempre al mio fianco per me è uno stimolo incredibile che mi aiuta a superare tutti gli ostacoli che inevitabilmente, chi fa qualcosa, incontra nel proprio percorso personale e professionale.

Lei sa sempre stupirmi, riesce con poco a trasmettermi quella forza e quell’energia necessaria per superare e vincere qualsiasi sfida che la vita può riservarmi.”

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