BeReal: Il nuovo social network che punta sulla verità e la trasparenza

In questi anni, ormai quasi venti, i social hanno avuto una popolarità senza storia, complici del fatto e caratteristica in grado di rendere tutti senza distinzione un canale o meglio un media.

La condivisione è la parola d’ordine: i propri pensieri, umori, esperienze in qualsiasi momento.

Un mezzo così potente da creare anche nuovi lavori per aziende e privati (influencer) dove in una piazza gigante puoi urlare il tuo messaggio o meglio ancora vendere un prodotto e servizio.

Sembrerebbe tutto meraviglioso ma anche in questo caso abbiamo alcuni importanti stonature che sfidano anche se vogliamo la moralità di ciascuno di noi.

Fake news, appropriazione di contenuti, condivisione di materiale oltre il limite della decenza (senza chiaramente alcun permesso dei diretti interessati) o ancora più importante la costante necessità di usare i social come filtri della propria vita per dare semplicemente idea o sensazione di essere nel pieno della felicità.

In questo contesto nasce BeReal, il social che propone un’alternativa al solito utilizzo dei social, riducendone al minimo le caratteristiche o se vogliamo le utilità (via storie, via post, filtri ecc.).

La caratteristica unica è la trasparenza dei contenuti: ogni giorno e ad un’ora casuale ti verrà chiesto di postare una foto fronte e retro entro un limite di tempo, così da non dare alcuna possibilità di montare o filtrare i tuoi momenti privati ma farti vedere chi sei e cosa fai davvero in quell’esatto momento. Ma non solo, il social non ti permette di vedere i post degli altri a meno anche tu non abbia fatto lo stesso!

Per garantire questa autenticità vengono usate tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e blockchain, sistemi ad oggi rivoluzionari per i social che ormai di fatto stanno entrando in questo mondo virtuale (come il Metaverso).

Oltre alla verità e alla trasparenza, BeReal promuove anche l’inclusione e la diversità, incoraggiando gli utenti a condividere esperienze e punti di vista diversi. La piattaforma è pensata per creare un ambiente amichevole e inclusivo, indipendentemente dalle convinzioni personali, identità o background.

BeReal promette di proteggere i dati personali degli utenti in modo rigoroso, garantendo che non vengano utilizzati per fini commerciali o per la creazione di profili pubblicitari. Inoltre, gli utenti hanno il pieno controllo sui propri dati personali e su come vengono utilizzati sulla piattaforma.

In conclusione, BeReal rappresenta una nuova frontiera nel mondo dei social network, che punta a creare un ambiente virtuale dove la verità e la trasparenza sono al centro della conversazione, e dove gli utenti sono incentivati a condividere esperienze autentiche e a esprimersi liberamente.

Il ruolo sociale dello Sport

Un pubblico enorme, idoli, un giorno alla settimana completamente dedicato dove il paese si ferma a guardare. Non stiamo parlando di religione, o almeno non solo quello, ma dello sport.

In questo articolo guarderemo dall’alto quello che è il ruolo sociale di quest’ultimo: come influenza le nostre vite? Religione e Sport sono così diversi e se no, cosa li accomuna?

Non parliamo solo di religione o come il pubblico viene fortemente influenzato, partiamo dal campo di gioco.

Per garantire la miglior riuscita di una partita infatti esistono regole che non solo aiutano a dare una forte mano alla competitività e al divertimento, ma insegnano valori positivi come il rispetto reciproco tra gli avversari, il fair-play, l’uguaglianza, il mix tra culture e nazionalità.

Quindi nel terreno di gioco si è visto un campo fertile per chiaramente lasciare spazio alle regole ma anche per trasmettere sensazioni che raramente possiamo vedere nella vita di ogni giorno dove le regole esistono certamente ma la convivenza spesso è lasciata al buon senso o a diversi altri fattori come l’educazione ricevuta, ideali e potremmo continuare.

Lo sport, quindi, ha anche un effetto di “livellatore” potremmo dire, dal momento che i valori citati prima vengono pienamente rispettati e questo fa riflettere per due motivi:

  • Dove saremmo oggi senza lo sport? La nostra società ne risentirebbe tantissimo in quanto non avrebbe sfoghi per il divertimento e il rispetto, sembrerebbe almeno.
  • Perché è solo grazie a questo che riusciamo a fare della nostra comunità un qualcosa di sereno (ad eccezione di certi episodi), conviviale, uguale per tutti?

Un esempio lampante, ad esempio, era quello della Prima guerra mondiale dove soldati tedeschi e inglesi in occasione del Natale, hanno volontariamente fermato il conflitto per godersi l’unico momento per stare insieme gli uni con gli altri e giocare a calcio.

Un effetto incredibile per quanto mi riguarda quello dello sport che ha su ognuno di noi: ci si diverte, ci si arrabbia, si compete, si cresce ma soprattutto si crede.

Si crede nella propria squadra, atleta, e spesso influenza il nostro umore durante le settimane.

Non solo passione però, parliamo del ruolo sociale anche per quanto riguarda la salute.

Lo sport migliore la nostra condizione fisica, mentale, aiuta a sfogarsi e liberarci dai nostri pensieri negativi.

Anche in questo caso spesso non ci rendiamo conto, ci passa sotto gli occhi ma il ruolo cruciale che riveste l’attività sportiva o competitiva è noto a pochi, come se ci avesse sedato con la sua bellezza, che può risiedere nella semplicità o complessità.

Al momento, quindi, ricopre due ruoli nella nostra società: coesione sociale (con il divertimento e la comprensione interculturale) e salute.

Ma come detto all’inizio, un ruolo determinante e ancora più incredibile è quello rituale: lo sport incarna valori potenti e ben radicati, capaci di riunire persone attorno a degli idoli e provare un amore privo di giudizio o talmente potente da renderlo inossidabile (se la squadra perde o vince la si sostiene sempre ad esempio. Comprende però anche i lati negativi di questo aspetto: un fanatismo sfegatato condito da violenza, fazioni.

Una delle contraddizioni più assurde al giorno d’oggi che ricordano moltissimo la relazione tra religioni nel mondo, dove una dovrebbe essere meglio dell’altra, regole di gruppo assurde, squadrismo e tragedie.

Senza tutto questo però l’umano come condizione a mio parere cessa di essere tale. Fin dall’antichità, infatti, ci siamo circondati di queste regole e valori, vogliamo tutto questo.

L’essere umano quindi è cattivo? Si, può essere, ha la volontà di cambiare ma a volte è talmente immerso nel calderone dei propri ideali da dimenticarsi di essere parte di una specie “sociale” come diceva Aristotele, cadendo nella bestialità più becera e ingenua.

La sua importanza comunque risiede anche a livello economico: i giocatori al giorno d’oggi valgono milioni di euro, vengono costruiti stadi sempre più incredibili e fuori dall’immaginazione, vengono creati quindi nuovi posti di lavoro.

Un ruolo quindi non da poco che possiamo quindi riassumere in diverse chiavi:

  • Lo sport è una fonte di integrazione
  • Lo sport è quanto più simile ad una religione spesso, con i pregi e difetti che la caratterizzano
  • Lo sport è sviluppo e lavoro.

SUPERBONUS: le difficoltà fino ad oggi incontrate per i general contractor e il caso Energy Italy

Il decreto Rilancio del 2020 con il Superbonus 110 ha dato un forte sprint all’economia della riqualificazione energetica in Italia, fondamentale per diversi motivi.

Come ben sapete infatti nel 2020 il coronavirus ha messo in ginocchio tantissime strutture aziendali, ospedaliere e famiglie intere, necessitando quindi di una contromossa decisa e importante per sostenere il colpo. Inoltre, tra le altre cose, a livello urbanistico il territorio italiano era compromesso da una grande quantità di strutture abitative oramai decadenti o che comunque non venivano assolutamente incontro alle esigenze energetiche di allora (in realtà rimangono necessità anche oggi, anzi forse maggiormente vista la situazione in Est Europa).

In pratica diventa territorio ideale per lanciare il decreto che dovrebbe dare una nuova verve per garantire lavoro, interesse e soprattutto guardare al futuro concretamente assieme ad aziende, imprese edili, lavoratori del settore in piena attività per rinnovare le case esistenti e sfruttare al meglio le tecnologie delle rinnovabili.

Tutto molto accattivante sulla carta, ma purtroppo non sempre e oro ciò che luccica.

Nascono infatti tanti problemi legati in primis alle condizioni in cui riversano buona parte delle abitazioni. Se contiamo infatti gli abusi edilizi in Italia siamo al 13% ma per poter abbassare questa percentuale devono essere fatte delle demolizioni su cui poi costruire nuovamente, comportando dei costi in più. Quanto? Secondo lo studio riportato da SkyTg24 ogni demolizione comporta una somma da versare pari a 109 mila euro. Per quanto concerne invece la demolizione degli abusi, la stima minima degli edifici da abbattere è intorno ai 40mila, per un costo unitario di 100mila euro. La spesa totale minima è dunque intorno ai 4 miliardi di euro. Un numero enorme di abitazioni dei cittadini, che sicuramente avranno voluto approfittare giustamente del Superbonus 110% e dei suoi vantaggi ma che lungo la strada della riqualificazione energetica avranno trovato non pochi intoppi. Senza contare il fattore burocratico italiano, non proprio famoso per essere il più celere e oliato dell’Unione Europea.

Tutte facce del dado che purtroppo rendono una bella iniziativa in realtà una fatica in più per il cliente e chiaramente favoriscono la delusione una volta intrapresa la pratica per il SB110%.

Ma le aziende? Sicuramente anche loro non hanno incontrato poche difficoltà, sia per il cliente poco soddisfatto e convinto di poter riqualificare completamente casa sua con qualche migliaio di euro sia per le costanti e frequenti modifiche al decreto, che hanno ritardato spesso i lavori o dovuto cambiare le precedenze dei clienti (ad esempio uno delle modifiche imponeva delle nuove scadenze entro cui chi aveva la villa da riqualificare avrebbe dovuto concludere almeno il 30% dei lavori entro giugno 2021, mettendo quindi improvvisamente urgenza alle aziende).

Ma andiamo con ordine, chi sono le aziende protagoniste degli ultimi anni, soprattutto da quando esiste il Superbonus? Sono i General Contractor, ovvero compagnie in grado di fornire al cliente in un unico posto tutte le figure professionali in grado di portare avanti il cantiere, dal consulente all’ingegnere. Inoltre, l’azienda, nel caso del SB, potrà far firmare il contratto al cliente con la possibilità dello sconto in fattura in relazione ai costi che il General Contractor fatturerà per la realizzazione di interventi specifici oggetto di agevolazione.

Sostanzialmente ci si rivolge al General Contractor per avere una soluzione cosiddetta “chiavi in mano”.

Ma appunto come accennato poco fa, i problemi anche in questo caso non sono assolutamente inferiori, perché a causa delle numerose variazioni al decreto (21 correttivi in 30 mesi) ci sono stati rallentamenti importanti, senza contare che insieme a questo vi è anche una scarsità di materia prima, ritardando anche l’arrivo di infissi o cappotti per l’isolamento termico per esempio.

Nonostante tutto questo (tanta insoddisfazione, aziende nuovamente in ginocchio perché giustamente si sono fatte affidamento ad un sistema dello Stato), ci sono comunque realtà che tuttora stanno contribuendo a portare avanti i lavori presi in carico, usando anche le proprie casse per velocizzare quanto più possibile il percorso di ciascun cantiere.

Stiamo parlando di Energy Italy, General Contractor e azienda leader del settore della riqualificazione energetica, che ha inoltre espresso un parere in merito tramite il suo rappresentante d’eccellenza, il Presidente della Energy Holding Benedetto Roberto Ingoglia, in una recente intervista in merito ai problemi legati al Superbonus:

“È fondamentale che la politica metta da parte gli interessi di partito e trovi le soluzioni per far ripartire le cessioni del credito. Perché il Superbonus è un circuito che oltre a dare lavoro a tante persone, oltre a garantire un risparmio energetico alle famiglie, genera un ritorno per lo Stato pari al 47% della spesa in nuove tasse e Iva.”

Le difficoltà non sono certo mancate all’interno della azienda di Ingoglia ma hanno potuto affrontarle di petto grazie alla forza del loro gruppo e alla rete di imprese dislocata su tutto il territorio nazionale e che nonostante i numerosi cambiamenti normativi e alla carenza di materie prime è riuscita a portare a termine 129 cantieri e che ne ha in fase di realizzazione oltre 500, accontentando così più di 700 famiglie.

Concludendo quindi l’articolo in merito al Superbonus e chiudendo il cerchio con quanto detto all’inizio, quella del decreto Rilancio è sicuramente una splendida iniziativa che si scontra purtroppo con la realtà e tutte le sue sfaccettature. I clienti devono resistere così come per le aziende che purtroppo sono le prime che vengono additate come colpevoli di tutto ciò ma continuano a rispondere con i fatti a tutti.

Inquinamento atmosferico – di che si tratta, pericoli e situazione in Italia

Tra le diverse minacce potenziali e attuali, abbiamo quella dell’inquinamento dell’aria che ormai influenza la nostra quotidianità costantemente in maniera negativa.

Quando parliamo del tema però ovviamente c’è un mare magnum di terminologie e fenomeni associati, vediamo nel dettaglio che cosa si intende con inquinamento dell’aria.

CHE COS’È L’INQUINAMENTO DELL’ARIA?

Tecnicamente quando si parla di inquinamento dell’aria, la terminologia corretta sarebbe inquinamento atmosferico, e si intende per indicare la presenza di sostanze nell’aria, nello stato gassoso, vapori, nebbie o pulviscoli, che possano avere effettivi nocivi per gli esseri viventi o dannose per i materiali (fonte: Treccani).

Possiamo dunque dedurre già da questa definizione che non viene inteso tradizionalmente come solo come contaminazione di gas derivato dalla combustione, ma di sostanze differenti e spesso anche ancora più nocive. Ci sono intanto due categorie a proposito: l’inquinamento da sostanze naturali e sostanze umane.

Emanazioni vulcaniche, radioattive, gas putrefattivi da terreni paludosi, polveri sollevate dal vento, pollini e spore fungine appartengono alla prima categoria citata; lo smog derivato da combustione fossile, le scorie gassose industriali appartengono invece alla categoria dell’azione negativa dell’uomo sull’aria.

La data o il periodo preciso in cui l’uomo ha cominciato a diffondere nell’aria sostanze nocive non è chiaro: dal XIII secolo viene introdotto il carbon fossile e si verificarono inconvenienti dovuti alla presenza della combustione incompleta del carbone ma in realtà il vero punto di non-ritorno avviene con la rivoluzione industriale, momento cruciale in cui progressivamente sono aumentate le emissioni dei gas tossici nell’atmosfera.

INCIDENTI STORICI

Solo recentemente l’inquinamento atmosferico sta ottenendo la giusta attenzione legislativa, ovviamente sempre a seguito di gravi incidenti che hanno caratterizzato la drasticamente vita sociale e l’ecosistema di una determinata area geografica.

Alcuni tra i più famosi e disastrosi sono l’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl, il Grande Smog della Londra del 1952 (12 mila morti) dove il diossido di azoto intossicò la popolazione della città, oppure il più grande di sempre, con più di 21 mila vittime e 500 mila intossicati, il disastro di Bhopal in India dell’ ’84 dove la allora nota industria multinazionale di pesticidi subì una perdita di Isocianato di metile senza precedenti a causa della scarsa manutenzione e condizioni di lavoro disumane. Come detto, questi incidenti non solo sono un danno permanente nella mente delle persone ma anche per l’ambiente: basti pensare che ora nella zona indiana dove è capitato l’ultimo evento elencato, l’ex stabilimento non è stato bonificato e continua ad inquinare le zone circostanti.

QUALI SONO AD OGGI I PERICOLI LEGATI ALL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO?

La diretta correlazione tra inquinamento atmosferico e salute non è ancora ben chiarita, ma è certo invece come influenzi le condizioni polmonari con l’infiammazione bronchiale l’azione irritativa sulle prime vie respiratorie. C’è ancora oggi la discussione se questi elementi nell’aria siano fattori scatenanti dei cancri polmonari.

Il problema sicuramente è anche il fattore meteorologico, dove i venti sicuramente contribuiscono alla diffusione di certi elementi nocivi o peggio ancora miscelarli tra loro, creando un nuovo pulviscolo atmosferico (noto anche come PM10 o PM 2,5, a seconda del diametro misurato in micron) in grado di essere ancora più determinante per l’effetto nocivo sulla salute.

Oppure ancora, sempre sul fattore meteorologico esiste il cosiddetto effetto di d’inversione termica, caratterizzato dalla permanenza in contatto del suolo di masse d’aria più fredda di quella degli strati sovrastanti, provocando la sospensione dei moti convettivi e quindi l’accumulo nell’aria degli inquinanti.

SOLUZIONI? LIMITATE

Il perché è presto detto, ovvero che le cause di questo fenomeno ormai onnipresente sono diverse sia nella quantità che nella natura.

Ma qualcosa si può fare, ad esempio regolazione, manutenzione e buona conduzione degli impianti delle combustioni nonché impiego di combustibili di buona qualità. Un altro metodo per contrastare l’eccessiva produzione di inquinamento atmosferico può essere la rivisitazione della gestione del traffico urbano con soluzioni cittadine in grado di adattarsi al movimento odierno, velocizzandolo.

E IN ITALIA?

Nell’ultimo rapporto annuale World Air Quality Report di IQAir, che stima i livelli di inquinamento dell’aria in tutto il mondo, l’Italia si posiziona tra le 100 nazioni per qualità dell’aria (67sima per essere precisi). Ricordiamo inoltre che questa classifica si basa sullo studio delle nazioni e della diffusione del PM2.5 (pulviscolo con dimensione uguale o inferiore a 2,5 micron).

Un dato poco rassicurante che purtroppo ci vede tra i protagonisti di un panorama sempre più saturo di un elemento pervasivo come l’aria, che inevitabilmente condiziona le nostre vite.

FINE STATO D’EMERGENZA: COME CI SI COMPORTA?

Dopo più di due anni e tre (per alcuni quattro) dosi di vaccino contro il Covid 19, sembrerebbe esserci finalmente una luce in fondo al tunnel!
Dal 1° aprile, infatti, finalmente possiamo cominciare a riprendere a conoscere quella che una volta era conosciuta come normalità nella nostra società, sempre con grande cautela chiaramente. Noi di Atlas Magazine vorremmo ricapitolare quelle che saranno le nuove regole che entreranno in vigore, un po’ per chiarezza e un po’ capire quali potrebbero essere i prossimi passi di questa lenta ripresa.

Nonostante la conclusione dello stato di emergenza, le buone vecchie mascherine saranno ancora con noi, non in tutti i casi ma come viene descritto nel nuovo decreto ci saranno delle situazioni che ancora ad oggi necessitano queste misure di sicurezza, ovvero:

a) per l’accesso ai seguenti mezzi di traporto e per il loro utilizzo:

  • aeromobili adibiti a servizi commerciali di trasporto di persone;
  • navi e traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale;
  • treni impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità;
  • autobus adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata, effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti;
  • autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente;
  • mezzi impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale;
  • mezzi di trasporto scolastico dedicato agli studenti di scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado;

b) per l’accesso a funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento, con finalità turistico – commerciale e anche ove ubicate in comprensori sciistici;

c) per gli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all’aperto in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati, nonché per gli eventi e le competizioni sportivi.

C’è da specificare anche che ci saranno dei soggetti esclusi da queste regole e sono:

  • i bambini di età inferiore ai sei anni;
  • le persone con patologie e/o disabilità che non permettano l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non poter fare uso del dispositivo
  • i soggetti che stanno svolgendo un’attività sportiva.
  • Ma arriviamo a quello che è stato il grande protagonista dall’anno scorso, frutto di grandi dibattiti e manifestazioni: il Green Pass e la sua evoluzione, il Super Green Pass.

GREEN PASS BASE: LE REGOLE DAL 1° APRILE

L’idea che si fonda sulle nuove regole è sempre orientata sulla graduale eliminazione del Green Pass. Ci saranno quindi ancora delle situazioni in cui sarà necessario esserne muniti, ovvero:

  • nelle mense e catering continuativo su base contrattuale;
  • servizi di ristorazione svolti al banco o al tavolo, al chiuso, da qualsiasi esercizio, ad eccezione dei servizi di ristorazione all’interno di alberghi e di altre strutture ricettive riservati esclusivamente ai clienti ivi alloggiati;
  • concorsi pubblici;
  • corsi di formazione pubblici e privati, fermo restando quanto previsto dall’articolo 9-ter.1 e dagli articoli 4-ter.1 e 4-ter.2 del decreto legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76;
  • colloqui visivi in presenza con i detenuti e gli internati, all’interno degli istituti penitenziari per adulti e minori;
  • partecipazione del pubblico agli spettacoli aperti al pubblico, nonché agli eventi e alle competizioni sportivi, che si svolgono all’aperto.

Dal 1° al 30 aprile 2022 è consentito sull’intero territorio nazio- nale esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-19 da vaccinazione, guarigione o test, cosiddetto green pass base, l’accesso ai seguenti mezzi di trasporto e il loro utilizzo:

  • aeromobili adibiti a servizi commerciali di trasporto di persone;
  • navi e traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale, ad esclusione di quelli impiegati per i collegamenti marittimi nello Stretto di Messina e di quelli impiegati nei collegamenti marittimi da e per l’arcipelago delle Isole Tremiti;
  • treni impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità;
  • autobus adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata, effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti;
  • autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente

GREEN PASS RAFFORZATO: E ADESSO?

Anche per questo caso, il GPR vuole essere gradualmente omesso, ma appunto come citato a inizio articolo le regole del gioco sono tutte ritmate da grande cautela. Dunque sarà ancora presente la versione potenziata del Green Pass ma solo in determinati casi. Andiamo a vederli:

  • piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra e di contatto, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, per le attività che si svolgono al chiuso, nonché spazi adibiti a spogliatoi e docce, con esclusione dell’obbligo di certificazione per gli accompagnatori delle persone non autosufficienti in ragione dell’età o di disabilità;
  • convegni e congressi;
  • centri culturali, centri sociali e ricreativi, per le attività che si svolgono al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative attività di ristorazione;
  • feste comunque denominate, conseguenti e non conseguenti alle cerimonie civili o religiose, nonché eventi a queste assimilati che si svolgono al chiuso;
  • attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati;
  • partecipazione del pubblico agli spettacoli aperti al pubblico, nonché agli eventi e alle competizioni sportivi, che si svolgono al chiuso.

ISOLAMENTO E AUTO SORVEGLIANZA

Nel caso si risultasse positivi e si fosse stati a contatti con un soggetto positivo, le regole rimangono pressoché invariate dal momento che ancora oggi costituisce una situazione di pericolo essere esposti al virus.

Per chi fosse positivo, dunque, rimarrà invariata l’isolamento nella propria dimora fino all’accertamento della guarigione.
Per chi fosse stato un contatto stretto con la persona infetta invece ci sarà sempre il regime di auto sorveglianza, consistente nell’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2, sia in luoghi chiusi che in assembramenti fino al decimo giorno dall’ultimo contatto. Eventualmente comparissero i sintomi, sarà necessario rivolgersi in una clinica abilitata per svolgere un test rapido o molecolare dal quinto giorno dall’ultimo contatto.

Qualora l’esito risultasse negativo, si potrà chiaramente cessare il periodo di isolamento.
Concludendo, possiamo ribadire che piano piano, con la giusta cautela e buon senso, stiamo rivedendo un ricordo sbiadito della normalità. I prossimi passi saranno sempre più incentrati verso una graduale eliminazione del Green Pass e delle mascherine, ma sempre nella speranza non ci siano nuovi inconvenienti legati alle varianti del virus.

NFT: COSA SONO, OPPORTUNITÀ E INSIDIE!

Il Metaverso è stata una notizia che ha cambiato le visioni sul futuro in ciascuno di noi: un mondo completamente digitale che ti permette letteralmente di navigare il web, come lo faresti nella realtà.

Per molti sembra essere l’ennesimo passo verso un futuro sem- pre più oscuro, dominato dall’alienazione umana, in cui ognuno rimane intrappolato nel proprio universo creato a sua immagine e somiglianza, rifiutando la realtà.

Per altrettanti invece si sono aperte nuove opportunità da coglie- re, investendo e creando l’infrastruttura per farsi trovare pronti per qualsiasi nuovo avvenimento, generando anche un nuovo guadagno: negozi digitali, social network immersivi, giochi in realtà virtuale e infine NFT.

Ma cosa sono i NFT?

Negli ultimi mesi se ne è parlato parecchio, un acronimo che si- gnifica non-fungible token (in italiano token non fungibile o get- tone non replicabile).
In maniera semplicistica, si tratta di certificati “di proprietà” su opere digitali.

Dettagliatamente è un tipo speciale di token crittografico che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su Blockchain di un bene unico (digitale o fisico). Proprio per la loro natura di non reciprocità, si differenziano dunque dalle criptovalute, come i bitcoin per esempio, che sono invece fungibili. Gli NFT vengono usati in applicazioni particolari che richiedono oggetti digitali unici come cripto art, oggetti da collezione digitali e giochi online. In particolare, il mondo dell’arte è uno dei primi campi di utilizzo di NFT, per la sua capacità di fornire prove di autenticità e proprietà dell’arte digitale che altrimenti avrebbe dovuto fare i conti con il potenziale della riproduzione di massa e distribuzione non autorizzata sul web. Il mercato dei NFT nel terzo trimestre del 2021 valeva 10,7 miliardi di dollari.

Come funzionano i NFT?

L’acquisto di un’opera legata a un non-fungible token non è l’acquisto dell’opera, ma la possibilità di dimostrare un diritto sull’opera, garantito tramite uno smart contract. Tutto comincia con una versione digitale dell’opera d’arte. Solitamente, si usa una foto digitale o una sua documentazione filmata e salvata in formato digitale. Viene compressa in una sequenza, chiamata hash (dal verbo to hash in inglese, ovvero sminuzzare), che poi viene memorizzata su una blockchain. L’uso di questi token ha aperto la strada a un mercato automatizzato di hash, in cui il creatore può usare il token per aggiungere al suo interno il proprio hash e quindi venderlo in cambio di un pagamento in criptovaluta. Dal momento che l’NFT tiene al suo interno traccia delle vendite dell’hash, in modo che risulta possibile tracciare i passaggi di mano fino al suo creatore, è possibile dimostrarne il possesso con una prova di autenticità e di proprietà dell’opera. Proprio come detto all’inizio, anche con questo aspetto di non reperibilità si può tranquillamente separare NFT con criptovalute.

Il diritto d’autore e la normativa

I NFT hanno rivoluzionato il campo del diritto d’autore nel loro complesso.
Dalla loro nascita, nel 2014, si sono rivelati una grande novità. Nell’ambito degli NFT, tramite il loro utilizzo, chi acquista un token non acquista i diritti d’autore sul contenuto oggetto del token, ma acquista un certificato che gli consente di tenere trac- cia e provare la proprietà della copia digitale acquistata. Quindi di una stessa opera possono essere venduti indefiniti NFT a soggetti diversi, tutti allo stesso modo proprietari di una singola copia, ma non dell’originale. Quest’ultimo rimarrà di esclusiva proprietà dell’autore che avrà la possibilità di sfruttare economicamente un numero indefinito di volte la propria opera, venendo remunerato per l’acquisto di un token ad essa collegato.

Come acquistare un NFT e come investire

Per i molti che ancora non hanno mai affrontato l’argomento del- le NFT o comunque per le criptovalute volendo, per acquistare serve una blockchain.
Ma di quale tipologia? Quasi sempre si tratta dell’Ethereum, ma ultimamente stanno arrivando soluzioni alternative come Flow Blockchain, Binance Smart Chain, Solana, Cardano, Polygon, TRON e EOS. Le piattaforme per negoziare NFT sono numerose, da Open Sea a Nifty Gateway, da Valuables (per l’acquisto di tweet) a CryptoKitties. Ci sono Rarible e SuperRare specializzate in opere d’arte o Valuables per l’acquisto di tweet. Le transazioni avvengo- no per la quasi totalità dei casi in criptovaluta; quindi, è necessa- rio disporre di un portafoglio digitale (wallet) come Metamask.

Alcuni casi simbolo

Nella classifica degli NFT più costosi domina la crypto-art. A inizio 2021 ha suscitato grande clamore l’artista digitale Beeple che ha lanciato il lavoro Everydays. The first 5000 days, un collage di altre 5000 opere, venduta dalla famosa casa d’aste Christie’s per una cifra di circa 39.000 ETH, cioè oltre 69 milioni di dollari, a Me- takovan, pseudonimo del fondatore di Metapurse, il più grande fondo NFT al mondo. Di fatto Metakovan non ha la disponibilità del file, ma a tutti gli effetti è l’unico possessore della totalità dei diritti associati all’opera. Tra i non-fungible token più cari anche il primo tweet della storia, scritto da Jack Dorsey, venduto per 2,9 milioni di dollari.

Adesso l’articolo si farà decisamente più tecnico ma cercherò di spiegare al meglio ogni aspetto.
Partiamo intanto dal dato di fatto che il settore sta vivendo una fase di grande speculazione e per una buona fetta di progetti digitali in vendita è poco chiaro chi ci sia dietro: non solo chi abbia creato l’opera, ma anche la roadmap studiata per far crescere il

valore del progetto stesso. Altro aspetto a cui prestare attenzione riguarda il modo in cui minare (ossia “coniare”) un NFT. È possibile farlo con una public mint, oppure tramite whitelist. Nel primo caso è molto importante sapere che esiste il problema della gas war. Per ogni transazione, oltre al valore stesso dell’opera, si deve sempre riconoscere alla blockchain una fee, ovvero una tassa. Quest’ultima è un dato variabile, dipende dalla blockchain stessa, ma cambia anche in base alla domanda generata dal mercato per quel determinato NFT. Al verificarsi di una gas war, con migliaia di utenti interessati, il valore della fee crescerà in modo esponenziale, superando di molto anche il valore stesso del token. Una volta però che si è scommesso, puntando sul gas fee, quest’ultima andrà comunque pagata alla blockchain, anche se non si riesce ad aggiudicarsi nemmeno un NFT e non può essere rimborsata da parte di nessuno, poiché appunto va alla blockchain usata.

La whitelist, invece, è una lista privilegiata di persone con accesso prioritario all’acquisto (randomizzato). Chi accede alla whitelist riuscirà ad aggiudicarsi uno o più degli NFT, ma quale porterà nel proprio wallet sarà il caso a deciderlo. Può capitare di acquistare un NFT rarissimo, come un’opera poco rara.

Insomma, NFT, Metaverso, criptovalute, portafogli. Tantissimi termini, tantissime conoscenze su un mondo ancora molto giovane nonostante esisti da una decina di anni.
Resta da continuare a informarsi e capire le nuove potenzialità, guadagni e insidie per poter effettivamente capire cosa abbiamo davanti a noi e in che modo migliore possiamo usare tutto questo.

NASCE IL GREEN EVENT MANAGER: LA RISPOSTA PER GLI EVENTI SOSTENIBILI

Parlare di sostenibilità vuol dire spesso e volentieri dare un cambiamento alle proprie abitudini: mangiare in maniera sana e alimenti con poco impatto di CO2, prendere la macchina quando effettivamente ha senso, riciclare i rifiuti in maniera regolare e corretta. Piccoli passi che guidano tutti verso un futuro più sereno per le generazioni future.

Ma, effettivamente, gli aspetti della nostra vita sono fatti soprat- tutto di grandi eventi, non per forza di valore nazionale: serate con gli amici, partite, cerimonie e potrei andare avanti per molte righe.

Ogni occasione speciale fa parte della nostra vita quotidiana inevitabilmente e porta strascichi di sé stessa anche dopo l’evento, sia nei buoni aspetti che nei negativi purtroppo. Come, è difficile da definire perché dipende ovviamente da molti fattori ma principalmente stiamo parlando di piatti e bicchieri monouso in plastica, sigarette e altri prodotti consumabili che una volta utilizzati devono essere in grado di riciclare, dare nuova vita.

Come consapevolizzare questo aspetto così grande e importante delle nostre vite?
Per rispondere a questa domanda è stata creata per gli eventi e la sostenibilità degli stessi la figura del Green Event Manager.

DI CHE SI TRATTA?

La figura del GEM si rivolge al professionista che nel presente prepara gli eventi futuri, ossia avere come missione quella di studiare e pianificare nei migliori dei modi la riduzione dell’impatto umano su un determinato appuntamento importante. Cosa significa? Usare nuove tecnologie, nuove strategie, guardare appunto al futuro di quello che sono oggi gli eventi. Uno dei migliori a rappresentare al meglio questa nuova specializzazione è Roberto Carnevali.

CHI È?

Da sempre Carnevali è fortemente interessato alle tematiche am- bientali, e da diversi anni ha scelto di investire la propria profes- sionalità anche nel settore green, fondando insieme a Romano Ugolini la società Benefit “Ambiente e Salute”, e in collabora- zione con Legambiente ha dato vita anche alla certificazione “Ecoevents”.

E quale migliore rappresentazione di evento regolare e popola- to, in grado di dare un forte segnale della sostenibilità in grandi occasioni, se non durante i match sportivi? Carnevali infatti riba- disce proprio questo concetto dove sport e ambiente rappre- sentano un binomio indissolubile.

DI CHE SI TRATTA?

Da oltre 30 anni si occupa dell’organizzazione di eventi di alto livello, anche internazionali, e ha scelto di puntare sulla Certificazione Ecoevents con l’obiettivo di affiancare e certificare chi intende adottare criteri di salvaguardia ambientale e pratiche di efficientamento nell’organizzazione dei propri eventi. Un evento, in particolare quelli di grandi dimensioni, ha un impatto ambientale importante tra organizzazione, allestimento e logistica, e poi la concentrazione di migliaia di persone nello stesso luogo, la gestione dei rifiuti che producono e molti altri aspetti.

Gli eventi ecosostenibili rappresentano una delle sfide per la lotta al cambiamento climatico. Essere sostenibili significa pensare al domani, oggi. Significa adottare uno stile di vita attento e consapevole nei confronti di sé stessi e di chi ci circonda, avendo cura di ciò che tutti abbiamo in comune. Si sente soprattutto molto vicino ai giovani che in tutto il mondo fanno sentire la loro voce chiedendo di condividere con loro questo grande impegno e accettare le sfide anche quando sono difficili.

Muovere il sentimento del mondo dello sport significherebbe dunque poter dare finalmente la spinta morale al pubblico più ampio, dalle generazioni attuali, fino a quelle più giovani che avranno in mano l’educazione ambientale del futuro.

Quando ha ideato questi progetti, Carnevali assieme al suo staff ha avuto la splendida opportunità di poter collaborare con Legambiente e di interagire con i suoi 1000 circoli e 18 sedi regionali. Un’esperienza fondamentale perché ha permesso di toccare con mano quante persone condividono con entusiasmo e grandissimo impegno gli stessi obiettivi.
Ambiente e Salute è una società Benefit, il cui obiettivo è suppor- tare tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso fondato sulla sostenibilità e comunicare questo impegno.
Il marchio Ecoevents poi, ha l’obiettivo di rendere sostenibili gli eventi fino a poterli certificare “Eco Certified Events”, e ha trovato subito un grandissimo interesse. Del resto, compiere azioni a favore dell’ambiente, oggi più che mai porta un grande valore aggiunto a chi lo fa.

Per guidare chi vuole cimentarsi in maniera seria e concreta c’è chi ha creato un vero a proprio manuale per intraprendere questo percorso professionale. Stiamo parlando de il libro “L’evento che fa bene al pianeta”, che ha scritto con Romano Ugolini. Si tratta di una sorta di “manuale”, semplice e diretto, che dà consigli pratici su cosa bisogna fare per organizzare un evento green, ecocompatibile, che gli conferisce un forte va- lore aggiunto. All’interno ci saranno la raccolta dei concetti e delle indicazioni di moltissimi esperti del settore, che condivideranno la loro lunga esperienza da organizzatori di eventi.

Siamo convinti che solo se ognuno di noi partecipa con azioni volte a educarci per costruire il futuro si potrà vincere la lotta al cambiamento climatico.

HEXAGRO: SOSTENIBILITÀ E SERENITÀ SIA A CASA CHE IN UFFICIO

Anche per questo nuovo numero siamo riusciti a intervista- re un nuovo ospite, capace di inserire nelle nostre menti nuove strategie per sostenibilità ambientale, auto sostentamento e serenità.

Stiamo parlando di Hexagro, start-up nata nel 2015, che ha come principale obiettivo quello di poter procurare per tutti e dovunque il cibo necessario, con il fine di ridurre la fame nel mondo e per incentivare una sostenibilità ambientale con una coltivazione intelligente o meglio, smart. Ce ne ha parlato Claudia Tarantola, responsabile PR e Comunicazione della azienda, descrivendoci non solo tutte le caratteristiche che rendono unica Hexagro ma anche rispondendo a tutte le nostre curiosità sulla tecnologia utilizzata, i progetti sociali e cosa ci potrebbe essere in serbo per il futuro dell’alimentazione.

L: “Ciao Claudia, un piacere poterti intervistare a nome di Hexagro. Partiamo dalle basi: com’è nata e perché il nome Hexagro?”


C: “Ciao Leonardo, il piacere è tutto mio poter dar ancora più voce alla nostra azienda tramite Atlas Magazine! Allora, Hexagro nasce dalla tesi di laurea di Felipe Hernandez, co-founder e CEO, sull’agricoltura rigenerativa e sulle tecnologie agricole prive di pesticidi. Il nome Hexagro deriva dalla combinazione di due parole: esagono e agricoltura. L’esagono è la forma più efficiente in natura, è compatta e versatile. Agricoltura, verticale, automatizzata e sostenibile.”

L: “Fantastico! Effettivamente è un aspetto che spesso non si considera, sia per la forma versatile dell’esagono, sia per il tema della coltivazione intelligente e sostenibile. Vorrei infatti approfondire questo secondo tema: come vi approcciate tecnicamente alla sostenibilità e quali sono i prodotti di punta con cui lo fate?”

C: “Hexagro è tra le primissime Società Benefit in Italia: ciò sottolinea ancora una volta l’importante focus dello sviluppo di tecnologie e prodotti che non solo guardano alla generazione di un business sostenibile, ma soprattutto al beneficio di persone, pianeta e società. Grazie alla modularità del design, ogni componente può essere sostituito o aggiornato e quindi garantire un ciclo di vita del prodotto duraturo. Il modello hardware-as-a-service garantisce inoltre di riciclare e riutilizzare tutti i materiali utilizzati nelle operazioni.”

L: “Questa necessità è nata dal trend sostenibile oppure c’è anche una spinta dovuta alla società in cui viviamo ogni giorno?”

C: “Certamente, la sostenibilità sia ambientale che della sostentazione della fame nel mondo sono due ottimi motivi e obiettivi ma non sono gli unici. Esiste anche una natura sociale della nostra mission, ossia quella di riconnettersi con la Natura che ci circonda. Abbiamo riconosciuto un problema nei contesti urbani: chi vive nelle aree urbane trascorre il 90% delle vite in ambienti chiusi, completamente disconnesso dalla natura. Il danno dell’isolamento dagli ambienti naturali è attestato da molte ricerche scientifiche, così come il potere curativo e riparatore della natura per la vita umana. Interagire con la natura aumenta il benessere, migliora la produttività e crea luoghi salubri per la mente ed il corpo in cui vivere e lavorare.”

L: “Hexagro, quindi, come arriva a toccare questi punti cruciali della vita di ognuno di noi?”
C: “La nostra azienda utilizza tecnologie all’avanguardia per poter dar vita a nuovi metodi di coltivazione, portando Hexagro su un livello nuovo e coinvolgente.

Un esempio e nostro prodotto principale è il Living Farming Tree. Il Living Farming Tree è un sistema di coltivazione verticale ispirato ai principi del design biofilico. Si distingue dai tradizionali sistemi di agricoltura verticale per l’uso della tecnologia aeroponica (senza suolo e con minor consumo d’acqua) e per essere un orto indoor IoT completamente automatizzato.

Ciò consente agli utenti di interagire in modo semplice e divertente con il Living Farming Tree attraverso un’applicazione gami- ficata che li guida verso un raccolto di successo.
Il Living Farming Tree ha un design completamente scalabile e modulare e può adattarsi perfettamente alla configurazione di qualsiasi ambiente interno, anche grazie alle sue finiture perso- nalizzabili.“

L: “Un’installazione davvero incredibile Claudia, ma dove potremmo vivere una tecnologia simile?”


C: “Il Living Farming Tree è pensato per essere installato in uffici e spazi commerciali, con l’obiettivo di riconnettere dipendenti e visitatori alla natura attraverso un’esperienza di urban farming coinvolgente e insolita. Il sistema viene offerto a servizio e pro- prio come un distributore automatico, il Living Farming Tree riesce a crescere fino a 90 piante in meno di tre settimane, che vengono poi messe a disposizione degli utenti per il consumo in loco o take-away. Ogni mese, i tecnici manutentori di Hexagro forniscono poi nuove piantine da coltivare e provvedono alla ma- nutenzione dei sistemi.

Dal 2018 a oggi, Hexagro ha installato oltre 20 sistemi in nord Italia e Europa con l’obiettivo di migliorare il benessere dei dipen- denti attraverso piante edibili, e il 2021 ha visto anche la prima installazione di 5 sistemi in un centro commerciale, a Rescaldina, per creare uno spazio verde e interattivo.
Tra le aziende che hanno scelto Hexagro e i Living Farming Tree: DGTech, Valuement, Ceetrus – Nhood, Cariplo Factory, Novotel, Raiffeisen Bank.”

L: “Ci potresti parlare meglio della tecnologia all’interno del Living Farming Tree?”
C: “Certamente, abbiamo diverse definizioni all’interno della nostra azienda e i nostri prodotti:

• Tecnologia esponenziale

I nostri processi si basano su tecnologie esponenziali, ciò significa tecnologie che raddoppiano in potenza o velocità di elaborazione ogni anno, mentre i loro costi si dimezzano, come Intelligenza Artificiale, Stampa 3D e Internet of Things.

• Aeroponica

Le nostre piante sono coltivate con l’uso della tecnologia aeroponica; quindi, senza l’uso del suolo e l’uso limitato di acqua.
Le piante sono sospese artificialmente nei moduli del Living Farming Tree e le loro radici pendono nel contenitore sottostante. Acqua e sostanze nutritive vengono spruzzate direttamente sulle radici, il che consente uno spreco minimo di risorse e un assorbimento ottimale di acqua e sostanze nutritive. Per questo motivo, le piante possono crescere fino a 3/5 volte più velocemente delle coltivazioni tradizionali. Il dosaggio dell’acqua e l’intensità delle luci sono controllati da un sistema IoT. Ciò significa che il sistema è completamente automatizzato e progettato per ottimizzare la crescita delle piante.

• Fertirrigazione

Il metodo di fertirrigazione automatizzato di Poty è un’irrigazione a bassa pressione che alimenta le piante con gocce di micronutrienti per fornire gli elementi necessari per una crescita efficien-te e sana. L’acqua ricircola nel contenitore dei nutrienti e consente di risparmiare il 60% in più di acqua rispetto ai metodi basati sul suolo.

• Software

Grazie all’IoT e ai sensori collegati siamo in grado di monitorare e controllare ogni parametro agricolo da remoto. Inoltre, raccogliamo dati su piante, persone e luoghi per costruire un’intelligenza artificiale avanzata per fornire agli utenti l’esperienza di urban farming più coinvolgente di sempre.”

L: “Quello che è più affascinante in tutto questo, credo fortemente sia anche la componente estetica, di design del prodotto. Com’è stata stato studiato questo impor- tante aspetto?”

C: “Siamo fermamente convinti che seguire il modello della Natura possa essere di grande beneficio tutti noi: questo metodo di innovazione si chiama biomimesi.
È, in sostanza, un metodo alternativo all’innovazione in cui il primo passo è capire come la natura abbia già sviluppato soluzioni simili alla sfida progettuale o ingegneristica incontrata e quindi applicare tale conoscenza sul nuovo prodotto o modello di business.

Seguiamo anche l’approccio biofilico, in base al quale gli esseri umani hanno un legame forte e innato con la natura, sia biologi- co che emotivo.
È stato dimostrato che gli elementi naturali riducono lo stress e supportano emozioni e umori positivi.

Il design biofilico è nato per portare un nuovo modo di progettare e pensare i luoghi in cui viviamo, lavoriamo e siamo educati, al fine di riconnettere le persone al mondo naturale attraverso l’uso di materiali ed elementi architettonici che richiamano la natura attraverso i cinque sensi. I vantaggi sono evidenti: aumentano le capacità cognitive, la cre- atività e le prestazioni lavorative, nonché la felicità e l’umore.”

L: “Senza dimenticare ovviamente la variabile sociale quindi, dove si porta il prodotto Hexagro nelle culture più in difficoltà. In che progetti siete coinvolti al momen– to?”

C: “In Hexagro la nostra mission è consentire a chiunque, ovunque, di poter accedere a cibi sani.
Per arrivarci, un passo importante da fare è aumentare l’accessibilità delle tecnologie di agricoltura verticale anche nei paesi meno sviluppati.

L’agricoltura verticale può diventare una soluzione di grande impatto, ma attualmente queste tecnologie non sono accessibili agli agricoltori che non sono in grado di coprire i costi di avvio di tali operazioni e infrastrutture ad alta tecnologia.

Hexagro – Siembra Vertical Social, è il brand di Hexagro al quale trasferiamo know-how tecnico, dati e tecnologie per supportare le comunità locali in contesti in cui le conseguenze del riscaldamento globale, del degrado del suolo e dell’urbanizzazione stan- no colpendo maggiormente gli agricoltori.”

Insomma, Hexagro si presenta come un’altra realtà innovativa e dinamica del panorama sostenibile italiano, in grado di fornire soluzioni ai problemi di oggi. Questo però non è limitato al solo problema della sostenibilità ma anche al problema sociale. Hexagro è stata premiata per questo con molteplici premi, ma non finirà di sorprenderci perché mira a diventare un leader globale nel mondo dell’agricoltura verticale, con una rete decentralizzata in cui le persone possano coltivare il proprio cibo preferito o semplicemente accedere alle opzioni più salutari per loro stessi. Si vuole portare la natura e il cibo in qualsiasi spazio, rendendo le nostre città più sostenibili e resilienti, consentendo a chiunque, ovunque, di accedere a cibi sani.

LE COMUNITÀ ENERGETICHE: QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA!

In un periodo di cambiamenti climatici, digitalizzazioni e rivoluzioni della nostra società, il settore dell’energia rinnovabile non poteva rima- nere fermo o indifferente.
Partendo dalle basi, dalle fondamenta se vogliamo ossia l’individuo, è immerso nella società e creato dalla stessa come “consumatore”: consuma prodotti, tempo, servizi e, infine, energia.

L’individuo, infatti, finora si è affidato a grandi aziende che avevano come obiettivo quello di distribuire a tutta la rete di clienti “consumato- ri” la propria fornitura, che sia di luce, gas e via dicendo (per intenderci quelle che noi intendiamo come utenze).

Ma appunto come da inizio articolo la società vive il cambiamento ogni giorno e ogni tema, settore e ambiente quotidiano non ne resta escluso ma viene in qualche maniera risucchiato, perché la natura affascinante del genere umano è quella di non fermarsi, sia nel bene che purtroppo anche nel male. Ma rimaniamo concentrati su quello che è il lato posi- tivo.

Con l’avvento dell’innovazione tecnologica e per contrastare quella che è la minaccia più concreta e pericolosa che si sia affrontata sinora, ossa l’inquinamento da CO2 (anidride carbonica), l’individuo e la società in cui esso è immersa hanno creato i pannelli fotovoltaici, i solari termici, i sistemi di accumulo e potrei andare avanti per molto ancora. Tutti si- stemi che lavorano in maniera armoniosa per ridurre l’impatto negativo che ha, ancora una volta, l’uomo.

E le società? Che altro cambiamento potrebbe subire per l’obiettivo fina- le? Quali stimoli arrivano dall’individuo?
Grazie agli impianti sopra citati infatti, senza andare troppo nel tecni- co, l’individuo non solo ha la possibilità di ridurre l’impatto sulla Terra, risparmiando energia e emissioni CO2, ma anche la possibilità di ac- cumularne l’energia e poterla utilizzare in seguito: l’introduzione dei sistemi di accumulo da collegare ai propri impianti fotovoltaici permette di consumare l’energia al bisogno, minimizzandone l’incostanza nella produzione a seconda delle fasce orarie o delle zone geografiche. Una rivoluzione, un’altra.

Qui cambiano le carte in tavola, l’individuo che abbiamo menzionato ad inizio articolo non è più un soggetto passivo della società del consumo ma diventa anche soggetto attivo, in grado sicuramente di consumare ancora energia ma anche diventare “produttore”, in una parola: prosu- mer.

Arriviamo dunque al tema centrale dell’articolo, ossia le comunità ener- getiche. È servito un grande preambolo per introdurre l’argomento più importante, proprio per giustificarne la nascita e capirne ancora meglio la grande innovazione che stiamo vivendo. Ma andiamo con ordine.

Che cosa sono le Comunità Energetiche?

Una Comunità Energetica (o Energy Community) è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Diventano quindi la rappresentazione di un modello inno- vativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia pro- veniente da fonti rinnovabili. Questo modello fonda i suoi valori sulla lotta allo spreco energetico e sulla condivisione di un bene fon- damentale a un prezzo concorrenziale, grazie all’innovazione che sta rivoluzionando il mercato dell’energia.

Tutto questo si ricollega inevitabilmente ad un altro fattore già citato: la digitalizzazione.
Il mondo digitale, come quello del web, permette una connessione a nodi, peer to peer. Si passa dal classico gestore delle utenze che di- stribuisce a tanti individui il proprio servizio con la trasmissione one-to- many a una rete digitale decentralizzata, con collegamenti one-to- one e many-to-many.

Questa rete è intelligente nella misura in cui incorpora, oltre ai neces- sari sensori di misura, i complessi algoritmi dell’intelligenza artificiale permettendo la partecipazione attiva anche del singolo cittadino.
Ma giustamente viene da domandarsi come un individuo possa pratica- mente sostituire un gigante tradizionale che distribuisce a tante perso- ne una grossa quantità di energia?

Attraverso la Smart Grid, grazie alla quale ognuno può diventare parte di una comunità energetica: chi possiede un impianto fotovoltaico con- nesso in rete (ed è quindi un prosumer) può condividere con altri con- sumatori (consumer) la sua energia in eccesso. Chiunque può far parte di una di queste comunità che condividono energia pulita, abbattendo così gli sprechi energetici, le bollette e la propria impronta di carbonio.

Questo ovviamente non si applica solo nel nostro territorio ma anche in altri Paesi, anzi in realtà l’Italia è solo uno degli ultimi ad accedere a questo modello innovativo di condivisione energetica. Quello che più ci interessa però è: in Italia come si può entrare a fare parte di una comu- nità energetica?

Il Decreto-legge Milleproroghe

In Italia, lo scorso marzo 2020, è entrato in vigore il Decreto Legge Mil- leproroghe che prevede e stabilisce le condizioni sine qua non un indi- viduo non può entrare a fare parte di una comunità energetica e si ispira volutamente alla Direttiva U.E. RED II (che ha come Vision l’energia pro- veniente da FER come indispensabile per un mercato dell’energia equo e sostenibile, basato su economia circolare, che promuova l’in- novazione tecnologica e porti al contempo benefici ambientali, sociali, sanitari ed economici). Prima di elencarvi le condizioni spiegate dal Decreto Milleproroghe, è altresì giusto sottolineare come quest’ultimo è anche soggetto ad un’evoluzione: dal primo di luglio ci saranno delle semplificazioni, infatti, sulle quali vi terremo aggiornati!

Scopriamo quindi cosa serve per entrare a far parte di una comunità energetica:

1. Obiettivo
Innanzitutto, l’obiettivo primario deve essere quello di fornire be- nefìci ambientali, economici o sociali alla comunità stessa e all’area locale in cui questa opera. Questa comunità non deve quindi tendere a profitti economici: l’autoconsumo collettivo di energia non deve essere la principale fonte di reddito di chi cede l’energia (i cosiddetti prosumer, appunto).

2. Accesso
La partecipazione a tali comunità deve essere aperta a tutti, anche a chi non è in possesso di un impianto (i cosiddetti consumer), purché i punti di immissione e prelievo siano ubicati su reti elettriche sottese alla stessa cabina di trasformazione media/bassa tensione.

3. Impianti

I prosumer che condividono l’energia da FER (Fonti Energetiche Rinno- vabili), devono produrla con impianti di potenza complessiva infe- riore a 200kW, attivati successivamente all’entrata in vigore del D.L. Milleproroghe e quindi connessi alla rete successivamente al 1° marzo 2020. La condivisione deve avvenire attraverso la rete distributiva esistente con lo scopo dell’autoconsumo istantaneo anche con l’ausilio di sistemi di accumulo.

4. Contratto
I rapporti di condivisione devono essere regolati attraverso un con- tratto di diritto privato. I consumer possono decidere in qualsiasi momento di lasciare la comunità energetica, onorando i contratti con- cordati precedentemente con i prosumer.

L’impatto ambientale delle Comunità Energetiche

Spiegate quindi le regole del gioco, bisogna per forza capirne l’impor- tanza, ossia: cosa succederà quando le Energy Communities si diffonderanno capillarmente anche in Italia?
A rispondere a questa domanda nella maniera più oggettiva e precisa ci ha pensato lo studio dell’European House Abrosetti (assieme al Politecnico di Milano) con una previsione che si stima essere delle più rosee. Infatti, con una penetrazione del 5% delle 500mila Comunità Energetiche potenziali prevede una riduzione delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate. Per i membri delle Energy Community il beneficio economico complessivo potrebbe essere di due mi- liardi di euro all’anno, considerando i ricavi dell’energia immessa, il risparmio sull’acquisto al netto dell’investimento tecnologico iniziale.

Un risultato che ha dell’incredibile ma che in fin dei conti non lascia troppo sorpresi. La forza dell’uomo nel creare valore con la comunità non è assolutamente un segreto, infatti, e i risultati sono stati sempre fonte di ispirazione per un mondo migliore, sia in termini di economia che di etica. Le Comunità Energetiche sono l’ennesimo esempio di un grande passo avanti, segno del fatto che la Terra può avere ancora speranza, segno del fatto che l’umanità è l’unica in grado di cambiare il suo destino.

CERTIFICATO VERDE: un piccolo passo verso la normalità

Da più di un anno la nostra società è gravemente ferita dal coronavirus e la normalità che conosciamo è ormai solo un ricordo lontano.

Stiamo decisamente affrontando un periodo intenso sotto ogni aspetto, da quello economico a quello psicologico, che mette a dura prova tutti noi.

Ma oltre alla parte negativa è sacrosanto poter anche scrivere delle notizie che rafforzino il nostro spirito, che aprano dei piccoli spiragli di luce speranzosi per tornare a vivere tutti assieme quella che prima definivamo “quotidianità”. Oggi più che mai uno degli aspetti fondamentali di questo tema è proprio quello del viaggio: vedere posti nuovi o i propri parenti lontani.

Ecco perché oggi vi parlerò del Certificato Verde, il primo passo per tornare a conquistare la nostra normalità di sempre. Ma andiamo con ordine.

CHE COS’È:

Il certificato verde digitale sarà una prova del fatto che una persona è stata vaccinata contro la COVID-19, è risultata negativa al test o è guarita dalla COVID-19. Il certificato sarà disponibile, gratuitamente, in formato digitale o cartaceo, e comporterà un codice QR che ne garantirà la sicurezza e l’autenticità. La Commissione predisporrà un gateway (una porta in parole povere) per garantire che tutti i certificati possano essere verificati in tutta l’UE e aiuterà gli Stati membri nell’attuazione tecnica dei certificati.

COME SI OTTIENE IL CERTIFICATO?

Le autorità nazionali sono responsabili del rilascio del certificato. Potrebbe, ad esempio, essere rilasciato dagli ospedali, dai centri di test o dalle autorità sanitarie.

La versione digitale può essere salvata su un dispositivo mobile. I cittadini possono inoltre richiedere una versione cartacea. Entrambe le versioni disporranno di un codice QR contenente le informazioni essenziali e di un sigillo digitale per garantire l’autenticità del certificato.

IN CHE MODO CONTRIBUIRÀ ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE?

Il certificato verde digitale sarà accettato in tutti gli Stati membri dell’UE. Contribuirà a far sì che le restrizioni attualmente in vigore possano essere revocate in modo coordinato.

Quando viaggiano, tutti i cittadini dell’UE o i cittadini di paesi terzi che soggiornano o risiedono legalmente nell’UE in possesso di un certificato verde digitale dovrebbero essere esentati dalle restrizioni alla libera circolazione allo stesso modo dei cittadini dello Stato membro visitato.

Se uno Stato membro continua a imporre ai titolari di un certificato verde digitale l’obbligo di quarantena o di effettuare un test, deve comunicarlo alla Commissione e a tutti gli altri Stati membri e giustificare tale decisione.

Non sarà quindi (in teoria) più necessaria la quarantena una volta atterrati in un nuovo territorio appartenente all’Unione Europea e soprattutto se si è legalmente cittadino europeo.

COME FUNZIONERÀ IL CERTIFICATO?

Sarà disponibile in 2 versioni, ossia cartaceo e digitale e verrà fornito con un codice QR per evitarne la falsificazione. Nel momento di verifica, verrà scansionato il codice QR e verificata la firma.

Ogni organismo autorizzato a rilasciare i certificati ha la chiave di firma digitale, così da poter rendere sicuro e verificabile ogni documento, e verranno protetti in una banca apposita in ciascun paese.

La Commissione europea successivamente creerà una porta mediante la quale tutte le firme dei certificati potranno essere verificate in tutta l’UE. I dati personali codificati nel certificato non passeranno attraverso il gateway dato che ciò non è necessario per verificare la firma digitale. La Commissione europea aiuterà inoltre gli Stati membri a sviluppare un software che potrà essere utilizzato dalle autorità per controllare i codici QR.

HA IMPORTANZA QUALE VACCINO I CITTADINI HANNO RICEVUTO?

Viste le tante polemiche trascorse in queste settimane di vaccinazioni, è anche lecito farsi questo tipo di domanda, anche per capire le diverse restrizioni di questa proposta della Commissione Europea.

Ebbene I certificati di vaccinazione saranno rilasciati a una persona vaccinata con qualsiasi vaccino contro la COVID-19. Per quanto riguarda la deroga alle restrizioni sul tempo di quarantena al momento di arrivo, gli Stati membri dovranno accettare i certificati di vaccinazione per vaccini che hanno ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio nell ‘UE.

QUALI SARANNO LE PROSSIME TAPPE DI QUESTA DECISIONE STORICA PER TORNARE A VIAGGIARE?

Dopo l’approvazione, la Commissione europea istituirà un’infrastruttura digitale che agevoli l’autenticazione dei certificati verdi digitali. Gli Stati membri invece dovranno apportare le modifiche necessarie ai rispettivi sistemi nazionali di cartelle cliniche. Tutto questo processo si verificherà nell’estate 2021.

QUANDO VERRÀ PORTATO IN TUTTO IL MONDO QUESTO PERMESSO?

La commissione collabora con l’Organizzazione mondale della sanità e l’organizzazione internazionale che rappresenta il trasporto aereo per garantire che i certificati rilasciati nell’UE possano essere riconosciuti nel resto della giurisdizione mondiale.

Il Certificato Verde diventa di fatto il primo vero passo per un ritorno alla nostra normalità, per viaggiare e scoprire in tranquillità e senza dover passare dalle annose quarantene che oggi giustamente per precauzioni vengono stabilite per chi si ritrova a dover compiere un viaggio, sia per lavoro che per svago.