FINE STATO D’EMERGENZA: COME CI SI COMPORTA?

Dopo più di due anni e tre (per alcuni quattro) dosi di vaccino contro il Covid 19, sembrerebbe esserci finalmente una luce in fondo al tunnel!
Dal 1° aprile, infatti, finalmente possiamo cominciare a riprendere a conoscere quella che una volta era conosciuta come normalità nella nostra società, sempre con grande cautela chiaramente. Noi di Atlas Magazine vorremmo ricapitolare quelle che saranno le nuove regole che entreranno in vigore, un po’ per chiarezza e un po’ capire quali potrebbero essere i prossimi passi di questa lenta ripresa.

Nonostante la conclusione dello stato di emergenza, le buone vecchie mascherine saranno ancora con noi, non in tutti i casi ma come viene descritto nel nuovo decreto ci saranno delle situazioni che ancora ad oggi necessitano queste misure di sicurezza, ovvero:

a) per l’accesso ai seguenti mezzi di traporto e per il loro utilizzo:

  • aeromobili adibiti a servizi commerciali di trasporto di persone;
  • navi e traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale;
  • treni impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità;
  • autobus adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata, effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti;
  • autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente;
  • mezzi impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale;
  • mezzi di trasporto scolastico dedicato agli studenti di scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado;

b) per l’accesso a funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento, con finalità turistico – commerciale e anche ove ubicate in comprensori sciistici;

c) per gli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all’aperto in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati, nonché per gli eventi e le competizioni sportivi.

C’è da specificare anche che ci saranno dei soggetti esclusi da queste regole e sono:

  • i bambini di età inferiore ai sei anni;
  • le persone con patologie e/o disabilità che non permettano l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non poter fare uso del dispositivo
  • i soggetti che stanno svolgendo un’attività sportiva.
  • Ma arriviamo a quello che è stato il grande protagonista dall’anno scorso, frutto di grandi dibattiti e manifestazioni: il Green Pass e la sua evoluzione, il Super Green Pass.

GREEN PASS BASE: LE REGOLE DAL 1° APRILE

L’idea che si fonda sulle nuove regole è sempre orientata sulla graduale eliminazione del Green Pass. Ci saranno quindi ancora delle situazioni in cui sarà necessario esserne muniti, ovvero:

  • nelle mense e catering continuativo su base contrattuale;
  • servizi di ristorazione svolti al banco o al tavolo, al chiuso, da qualsiasi esercizio, ad eccezione dei servizi di ristorazione all’interno di alberghi e di altre strutture ricettive riservati esclusivamente ai clienti ivi alloggiati;
  • concorsi pubblici;
  • corsi di formazione pubblici e privati, fermo restando quanto previsto dall’articolo 9-ter.1 e dagli articoli 4-ter.1 e 4-ter.2 del decreto legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76;
  • colloqui visivi in presenza con i detenuti e gli internati, all’interno degli istituti penitenziari per adulti e minori;
  • partecipazione del pubblico agli spettacoli aperti al pubblico, nonché agli eventi e alle competizioni sportivi, che si svolgono all’aperto.

Dal 1° al 30 aprile 2022 è consentito sull’intero territorio nazio- nale esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-19 da vaccinazione, guarigione o test, cosiddetto green pass base, l’accesso ai seguenti mezzi di trasporto e il loro utilizzo:

  • aeromobili adibiti a servizi commerciali di trasporto di persone;
  • navi e traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale, ad esclusione di quelli impiegati per i collegamenti marittimi nello Stretto di Messina e di quelli impiegati nei collegamenti marittimi da e per l’arcipelago delle Isole Tremiti;
  • treni impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità;
  • autobus adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata, effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti;
  • autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente

GREEN PASS RAFFORZATO: E ADESSO?

Anche per questo caso, il GPR vuole essere gradualmente omesso, ma appunto come citato a inizio articolo le regole del gioco sono tutte ritmate da grande cautela. Dunque sarà ancora presente la versione potenziata del Green Pass ma solo in determinati casi. Andiamo a vederli:

  • piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra e di contatto, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, per le attività che si svolgono al chiuso, nonché spazi adibiti a spogliatoi e docce, con esclusione dell’obbligo di certificazione per gli accompagnatori delle persone non autosufficienti in ragione dell’età o di disabilità;
  • convegni e congressi;
  • centri culturali, centri sociali e ricreativi, per le attività che si svolgono al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative attività di ristorazione;
  • feste comunque denominate, conseguenti e non conseguenti alle cerimonie civili o religiose, nonché eventi a queste assimilati che si svolgono al chiuso;
  • attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati;
  • partecipazione del pubblico agli spettacoli aperti al pubblico, nonché agli eventi e alle competizioni sportivi, che si svolgono al chiuso.

ISOLAMENTO E AUTO SORVEGLIANZA

Nel caso si risultasse positivi e si fosse stati a contatti con un soggetto positivo, le regole rimangono pressoché invariate dal momento che ancora oggi costituisce una situazione di pericolo essere esposti al virus.

Per chi fosse positivo, dunque, rimarrà invariata l’isolamento nella propria dimora fino all’accertamento della guarigione.
Per chi fosse stato un contatto stretto con la persona infetta invece ci sarà sempre il regime di auto sorveglianza, consistente nell’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2, sia in luoghi chiusi che in assembramenti fino al decimo giorno dall’ultimo contatto. Eventualmente comparissero i sintomi, sarà necessario rivolgersi in una clinica abilitata per svolgere un test rapido o molecolare dal quinto giorno dall’ultimo contatto.

Qualora l’esito risultasse negativo, si potrà chiaramente cessare il periodo di isolamento.
Concludendo, possiamo ribadire che piano piano, con la giusta cautela e buon senso, stiamo rivedendo un ricordo sbiadito della normalità. I prossimi passi saranno sempre più incentrati verso una graduale eliminazione del Green Pass e delle mascherine, ma sempre nella speranza non ci siano nuovi inconvenienti legati alle varianti del virus.

NFT: COSA SONO, OPPORTUNITÀ E INSIDIE!

Il Metaverso è stata una notizia che ha cambiato le visioni sul futuro in ciascuno di noi: un mondo completamente digitale che ti permette letteralmente di navigare il web, come lo faresti nella realtà.

Per molti sembra essere l’ennesimo passo verso un futuro sem- pre più oscuro, dominato dall’alienazione umana, in cui ognuno rimane intrappolato nel proprio universo creato a sua immagine e somiglianza, rifiutando la realtà.

Per altrettanti invece si sono aperte nuove opportunità da coglie- re, investendo e creando l’infrastruttura per farsi trovare pronti per qualsiasi nuovo avvenimento, generando anche un nuovo guadagno: negozi digitali, social network immersivi, giochi in realtà virtuale e infine NFT.

Ma cosa sono i NFT?

Negli ultimi mesi se ne è parlato parecchio, un acronimo che si- gnifica non-fungible token (in italiano token non fungibile o get- tone non replicabile).
In maniera semplicistica, si tratta di certificati “di proprietà” su opere digitali.

Dettagliatamente è un tipo speciale di token crittografico che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su Blockchain di un bene unico (digitale o fisico). Proprio per la loro natura di non reciprocità, si differenziano dunque dalle criptovalute, come i bitcoin per esempio, che sono invece fungibili. Gli NFT vengono usati in applicazioni particolari che richiedono oggetti digitali unici come cripto art, oggetti da collezione digitali e giochi online. In particolare, il mondo dell’arte è uno dei primi campi di utilizzo di NFT, per la sua capacità di fornire prove di autenticità e proprietà dell’arte digitale che altrimenti avrebbe dovuto fare i conti con il potenziale della riproduzione di massa e distribuzione non autorizzata sul web. Il mercato dei NFT nel terzo trimestre del 2021 valeva 10,7 miliardi di dollari.

Come funzionano i NFT?

L’acquisto di un’opera legata a un non-fungible token non è l’acquisto dell’opera, ma la possibilità di dimostrare un diritto sull’opera, garantito tramite uno smart contract. Tutto comincia con una versione digitale dell’opera d’arte. Solitamente, si usa una foto digitale o una sua documentazione filmata e salvata in formato digitale. Viene compressa in una sequenza, chiamata hash (dal verbo to hash in inglese, ovvero sminuzzare), che poi viene memorizzata su una blockchain. L’uso di questi token ha aperto la strada a un mercato automatizzato di hash, in cui il creatore può usare il token per aggiungere al suo interno il proprio hash e quindi venderlo in cambio di un pagamento in criptovaluta. Dal momento che l’NFT tiene al suo interno traccia delle vendite dell’hash, in modo che risulta possibile tracciare i passaggi di mano fino al suo creatore, è possibile dimostrarne il possesso con una prova di autenticità e di proprietà dell’opera. Proprio come detto all’inizio, anche con questo aspetto di non reperibilità si può tranquillamente separare NFT con criptovalute.

Il diritto d’autore e la normativa

I NFT hanno rivoluzionato il campo del diritto d’autore nel loro complesso.
Dalla loro nascita, nel 2014, si sono rivelati una grande novità. Nell’ambito degli NFT, tramite il loro utilizzo, chi acquista un token non acquista i diritti d’autore sul contenuto oggetto del token, ma acquista un certificato che gli consente di tenere trac- cia e provare la proprietà della copia digitale acquistata. Quindi di una stessa opera possono essere venduti indefiniti NFT a soggetti diversi, tutti allo stesso modo proprietari di una singola copia, ma non dell’originale. Quest’ultimo rimarrà di esclusiva proprietà dell’autore che avrà la possibilità di sfruttare economicamente un numero indefinito di volte la propria opera, venendo remunerato per l’acquisto di un token ad essa collegato.

Come acquistare un NFT e come investire

Per i molti che ancora non hanno mai affrontato l’argomento del- le NFT o comunque per le criptovalute volendo, per acquistare serve una blockchain.
Ma di quale tipologia? Quasi sempre si tratta dell’Ethereum, ma ultimamente stanno arrivando soluzioni alternative come Flow Blockchain, Binance Smart Chain, Solana, Cardano, Polygon, TRON e EOS. Le piattaforme per negoziare NFT sono numerose, da Open Sea a Nifty Gateway, da Valuables (per l’acquisto di tweet) a CryptoKitties. Ci sono Rarible e SuperRare specializzate in opere d’arte o Valuables per l’acquisto di tweet. Le transazioni avvengo- no per la quasi totalità dei casi in criptovaluta; quindi, è necessa- rio disporre di un portafoglio digitale (wallet) come Metamask.

Alcuni casi simbolo

Nella classifica degli NFT più costosi domina la crypto-art. A inizio 2021 ha suscitato grande clamore l’artista digitale Beeple che ha lanciato il lavoro Everydays. The first 5000 days, un collage di altre 5000 opere, venduta dalla famosa casa d’aste Christie’s per una cifra di circa 39.000 ETH, cioè oltre 69 milioni di dollari, a Me- takovan, pseudonimo del fondatore di Metapurse, il più grande fondo NFT al mondo. Di fatto Metakovan non ha la disponibilità del file, ma a tutti gli effetti è l’unico possessore della totalità dei diritti associati all’opera. Tra i non-fungible token più cari anche il primo tweet della storia, scritto da Jack Dorsey, venduto per 2,9 milioni di dollari.

Adesso l’articolo si farà decisamente più tecnico ma cercherò di spiegare al meglio ogni aspetto.
Partiamo intanto dal dato di fatto che il settore sta vivendo una fase di grande speculazione e per una buona fetta di progetti digitali in vendita è poco chiaro chi ci sia dietro: non solo chi abbia creato l’opera, ma anche la roadmap studiata per far crescere il

valore del progetto stesso. Altro aspetto a cui prestare attenzione riguarda il modo in cui minare (ossia “coniare”) un NFT. È possibile farlo con una public mint, oppure tramite whitelist. Nel primo caso è molto importante sapere che esiste il problema della gas war. Per ogni transazione, oltre al valore stesso dell’opera, si deve sempre riconoscere alla blockchain una fee, ovvero una tassa. Quest’ultima è un dato variabile, dipende dalla blockchain stessa, ma cambia anche in base alla domanda generata dal mercato per quel determinato NFT. Al verificarsi di una gas war, con migliaia di utenti interessati, il valore della fee crescerà in modo esponenziale, superando di molto anche il valore stesso del token. Una volta però che si è scommesso, puntando sul gas fee, quest’ultima andrà comunque pagata alla blockchain, anche se non si riesce ad aggiudicarsi nemmeno un NFT e non può essere rimborsata da parte di nessuno, poiché appunto va alla blockchain usata.

La whitelist, invece, è una lista privilegiata di persone con accesso prioritario all’acquisto (randomizzato). Chi accede alla whitelist riuscirà ad aggiudicarsi uno o più degli NFT, ma quale porterà nel proprio wallet sarà il caso a deciderlo. Può capitare di acquistare un NFT rarissimo, come un’opera poco rara.

Insomma, NFT, Metaverso, criptovalute, portafogli. Tantissimi termini, tantissime conoscenze su un mondo ancora molto giovane nonostante esisti da una decina di anni.
Resta da continuare a informarsi e capire le nuove potenzialità, guadagni e insidie per poter effettivamente capire cosa abbiamo davanti a noi e in che modo migliore possiamo usare tutto questo.

NASCE IL GREEN EVENT MANAGER: LA RISPOSTA PER GLI EVENTI SOSTENIBILI

Parlare di sostenibilità vuol dire spesso e volentieri dare un cambiamento alle proprie abitudini: mangiare in maniera sana e alimenti con poco impatto di CO2, prendere la macchina quando effettivamente ha senso, riciclare i rifiuti in maniera regolare e corretta. Piccoli passi che guidano tutti verso un futuro più sereno per le generazioni future.

Ma, effettivamente, gli aspetti della nostra vita sono fatti soprat- tutto di grandi eventi, non per forza di valore nazionale: serate con gli amici, partite, cerimonie e potrei andare avanti per molte righe.

Ogni occasione speciale fa parte della nostra vita quotidiana inevitabilmente e porta strascichi di sé stessa anche dopo l’evento, sia nei buoni aspetti che nei negativi purtroppo. Come, è difficile da definire perché dipende ovviamente da molti fattori ma principalmente stiamo parlando di piatti e bicchieri monouso in plastica, sigarette e altri prodotti consumabili che una volta utilizzati devono essere in grado di riciclare, dare nuova vita.

Come consapevolizzare questo aspetto così grande e importante delle nostre vite?
Per rispondere a questa domanda è stata creata per gli eventi e la sostenibilità degli stessi la figura del Green Event Manager.

DI CHE SI TRATTA?

La figura del GEM si rivolge al professionista che nel presente prepara gli eventi futuri, ossia avere come missione quella di studiare e pianificare nei migliori dei modi la riduzione dell’impatto umano su un determinato appuntamento importante. Cosa significa? Usare nuove tecnologie, nuove strategie, guardare appunto al futuro di quello che sono oggi gli eventi. Uno dei migliori a rappresentare al meglio questa nuova specializzazione è Roberto Carnevali.

CHI È?

Da sempre Carnevali è fortemente interessato alle tematiche am- bientali, e da diversi anni ha scelto di investire la propria profes- sionalità anche nel settore green, fondando insieme a Romano Ugolini la società Benefit “Ambiente e Salute”, e in collabora- zione con Legambiente ha dato vita anche alla certificazione “Ecoevents”.

E quale migliore rappresentazione di evento regolare e popola- to, in grado di dare un forte segnale della sostenibilità in grandi occasioni, se non durante i match sportivi? Carnevali infatti riba- disce proprio questo concetto dove sport e ambiente rappre- sentano un binomio indissolubile.

DI CHE SI TRATTA?

Da oltre 30 anni si occupa dell’organizzazione di eventi di alto livello, anche internazionali, e ha scelto di puntare sulla Certificazione Ecoevents con l’obiettivo di affiancare e certificare chi intende adottare criteri di salvaguardia ambientale e pratiche di efficientamento nell’organizzazione dei propri eventi. Un evento, in particolare quelli di grandi dimensioni, ha un impatto ambientale importante tra organizzazione, allestimento e logistica, e poi la concentrazione di migliaia di persone nello stesso luogo, la gestione dei rifiuti che producono e molti altri aspetti.

Gli eventi ecosostenibili rappresentano una delle sfide per la lotta al cambiamento climatico. Essere sostenibili significa pensare al domani, oggi. Significa adottare uno stile di vita attento e consapevole nei confronti di sé stessi e di chi ci circonda, avendo cura di ciò che tutti abbiamo in comune. Si sente soprattutto molto vicino ai giovani che in tutto il mondo fanno sentire la loro voce chiedendo di condividere con loro questo grande impegno e accettare le sfide anche quando sono difficili.

Muovere il sentimento del mondo dello sport significherebbe dunque poter dare finalmente la spinta morale al pubblico più ampio, dalle generazioni attuali, fino a quelle più giovani che avranno in mano l’educazione ambientale del futuro.

Quando ha ideato questi progetti, Carnevali assieme al suo staff ha avuto la splendida opportunità di poter collaborare con Legambiente e di interagire con i suoi 1000 circoli e 18 sedi regionali. Un’esperienza fondamentale perché ha permesso di toccare con mano quante persone condividono con entusiasmo e grandissimo impegno gli stessi obiettivi.
Ambiente e Salute è una società Benefit, il cui obiettivo è suppor- tare tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso fondato sulla sostenibilità e comunicare questo impegno.
Il marchio Ecoevents poi, ha l’obiettivo di rendere sostenibili gli eventi fino a poterli certificare “Eco Certified Events”, e ha trovato subito un grandissimo interesse. Del resto, compiere azioni a favore dell’ambiente, oggi più che mai porta un grande valore aggiunto a chi lo fa.

Per guidare chi vuole cimentarsi in maniera seria e concreta c’è chi ha creato un vero a proprio manuale per intraprendere questo percorso professionale. Stiamo parlando de il libro “L’evento che fa bene al pianeta”, che ha scritto con Romano Ugolini. Si tratta di una sorta di “manuale”, semplice e diretto, che dà consigli pratici su cosa bisogna fare per organizzare un evento green, ecocompatibile, che gli conferisce un forte va- lore aggiunto. All’interno ci saranno la raccolta dei concetti e delle indicazioni di moltissimi esperti del settore, che condivideranno la loro lunga esperienza da organizzatori di eventi.

Siamo convinti che solo se ognuno di noi partecipa con azioni volte a educarci per costruire il futuro si potrà vincere la lotta al cambiamento climatico.

HEXAGRO: SOSTENIBILITÀ E SERENITÀ SIA A CASA CHE IN UFFICIO

Anche per questo nuovo numero siamo riusciti a intervista- re un nuovo ospite, capace di inserire nelle nostre menti nuove strategie per sostenibilità ambientale, auto sostentamento e serenità.

Stiamo parlando di Hexagro, start-up nata nel 2015, che ha come principale obiettivo quello di poter procurare per tutti e dovunque il cibo necessario, con il fine di ridurre la fame nel mondo e per incentivare una sostenibilità ambientale con una coltivazione intelligente o meglio, smart. Ce ne ha parlato Claudia Tarantola, responsabile PR e Comunicazione della azienda, descrivendoci non solo tutte le caratteristiche che rendono unica Hexagro ma anche rispondendo a tutte le nostre curiosità sulla tecnologia utilizzata, i progetti sociali e cosa ci potrebbe essere in serbo per il futuro dell’alimentazione.

L: “Ciao Claudia, un piacere poterti intervistare a nome di Hexagro. Partiamo dalle basi: com’è nata e perché il nome Hexagro?”


C: “Ciao Leonardo, il piacere è tutto mio poter dar ancora più voce alla nostra azienda tramite Atlas Magazine! Allora, Hexagro nasce dalla tesi di laurea di Felipe Hernandez, co-founder e CEO, sull’agricoltura rigenerativa e sulle tecnologie agricole prive di pesticidi. Il nome Hexagro deriva dalla combinazione di due parole: esagono e agricoltura. L’esagono è la forma più efficiente in natura, è compatta e versatile. Agricoltura, verticale, automatizzata e sostenibile.”

L: “Fantastico! Effettivamente è un aspetto che spesso non si considera, sia per la forma versatile dell’esagono, sia per il tema della coltivazione intelligente e sostenibile. Vorrei infatti approfondire questo secondo tema: come vi approcciate tecnicamente alla sostenibilità e quali sono i prodotti di punta con cui lo fate?”

C: “Hexagro è tra le primissime Società Benefit in Italia: ciò sottolinea ancora una volta l’importante focus dello sviluppo di tecnologie e prodotti che non solo guardano alla generazione di un business sostenibile, ma soprattutto al beneficio di persone, pianeta e società. Grazie alla modularità del design, ogni componente può essere sostituito o aggiornato e quindi garantire un ciclo di vita del prodotto duraturo. Il modello hardware-as-a-service garantisce inoltre di riciclare e riutilizzare tutti i materiali utilizzati nelle operazioni.”

L: “Questa necessità è nata dal trend sostenibile oppure c’è anche una spinta dovuta alla società in cui viviamo ogni giorno?”

C: “Certamente, la sostenibilità sia ambientale che della sostentazione della fame nel mondo sono due ottimi motivi e obiettivi ma non sono gli unici. Esiste anche una natura sociale della nostra mission, ossia quella di riconnettersi con la Natura che ci circonda. Abbiamo riconosciuto un problema nei contesti urbani: chi vive nelle aree urbane trascorre il 90% delle vite in ambienti chiusi, completamente disconnesso dalla natura. Il danno dell’isolamento dagli ambienti naturali è attestato da molte ricerche scientifiche, così come il potere curativo e riparatore della natura per la vita umana. Interagire con la natura aumenta il benessere, migliora la produttività e crea luoghi salubri per la mente ed il corpo in cui vivere e lavorare.”

L: “Hexagro, quindi, come arriva a toccare questi punti cruciali della vita di ognuno di noi?”
C: “La nostra azienda utilizza tecnologie all’avanguardia per poter dar vita a nuovi metodi di coltivazione, portando Hexagro su un livello nuovo e coinvolgente.

Un esempio e nostro prodotto principale è il Living Farming Tree. Il Living Farming Tree è un sistema di coltivazione verticale ispirato ai principi del design biofilico. Si distingue dai tradizionali sistemi di agricoltura verticale per l’uso della tecnologia aeroponica (senza suolo e con minor consumo d’acqua) e per essere un orto indoor IoT completamente automatizzato.

Ciò consente agli utenti di interagire in modo semplice e divertente con il Living Farming Tree attraverso un’applicazione gami- ficata che li guida verso un raccolto di successo.
Il Living Farming Tree ha un design completamente scalabile e modulare e può adattarsi perfettamente alla configurazione di qualsiasi ambiente interno, anche grazie alle sue finiture perso- nalizzabili.“

L: “Un’installazione davvero incredibile Claudia, ma dove potremmo vivere una tecnologia simile?”


C: “Il Living Farming Tree è pensato per essere installato in uffici e spazi commerciali, con l’obiettivo di riconnettere dipendenti e visitatori alla natura attraverso un’esperienza di urban farming coinvolgente e insolita. Il sistema viene offerto a servizio e pro- prio come un distributore automatico, il Living Farming Tree riesce a crescere fino a 90 piante in meno di tre settimane, che vengono poi messe a disposizione degli utenti per il consumo in loco o take-away. Ogni mese, i tecnici manutentori di Hexagro forniscono poi nuove piantine da coltivare e provvedono alla ma- nutenzione dei sistemi.

Dal 2018 a oggi, Hexagro ha installato oltre 20 sistemi in nord Italia e Europa con l’obiettivo di migliorare il benessere dei dipen- denti attraverso piante edibili, e il 2021 ha visto anche la prima installazione di 5 sistemi in un centro commerciale, a Rescaldina, per creare uno spazio verde e interattivo.
Tra le aziende che hanno scelto Hexagro e i Living Farming Tree: DGTech, Valuement, Ceetrus – Nhood, Cariplo Factory, Novotel, Raiffeisen Bank.”

L: “Ci potresti parlare meglio della tecnologia all’interno del Living Farming Tree?”
C: “Certamente, abbiamo diverse definizioni all’interno della nostra azienda e i nostri prodotti:

• Tecnologia esponenziale

I nostri processi si basano su tecnologie esponenziali, ciò significa tecnologie che raddoppiano in potenza o velocità di elaborazione ogni anno, mentre i loro costi si dimezzano, come Intelligenza Artificiale, Stampa 3D e Internet of Things.

• Aeroponica

Le nostre piante sono coltivate con l’uso della tecnologia aeroponica; quindi, senza l’uso del suolo e l’uso limitato di acqua.
Le piante sono sospese artificialmente nei moduli del Living Farming Tree e le loro radici pendono nel contenitore sottostante. Acqua e sostanze nutritive vengono spruzzate direttamente sulle radici, il che consente uno spreco minimo di risorse e un assorbimento ottimale di acqua e sostanze nutritive. Per questo motivo, le piante possono crescere fino a 3/5 volte più velocemente delle coltivazioni tradizionali. Il dosaggio dell’acqua e l’intensità delle luci sono controllati da un sistema IoT. Ciò significa che il sistema è completamente automatizzato e progettato per ottimizzare la crescita delle piante.

• Fertirrigazione

Il metodo di fertirrigazione automatizzato di Poty è un’irrigazione a bassa pressione che alimenta le piante con gocce di micronutrienti per fornire gli elementi necessari per una crescita efficien-te e sana. L’acqua ricircola nel contenitore dei nutrienti e consente di risparmiare il 60% in più di acqua rispetto ai metodi basati sul suolo.

• Software

Grazie all’IoT e ai sensori collegati siamo in grado di monitorare e controllare ogni parametro agricolo da remoto. Inoltre, raccogliamo dati su piante, persone e luoghi per costruire un’intelligenza artificiale avanzata per fornire agli utenti l’esperienza di urban farming più coinvolgente di sempre.”

L: “Quello che è più affascinante in tutto questo, credo fortemente sia anche la componente estetica, di design del prodotto. Com’è stata stato studiato questo impor- tante aspetto?”

C: “Siamo fermamente convinti che seguire il modello della Natura possa essere di grande beneficio tutti noi: questo metodo di innovazione si chiama biomimesi.
È, in sostanza, un metodo alternativo all’innovazione in cui il primo passo è capire come la natura abbia già sviluppato soluzioni simili alla sfida progettuale o ingegneristica incontrata e quindi applicare tale conoscenza sul nuovo prodotto o modello di business.

Seguiamo anche l’approccio biofilico, in base al quale gli esseri umani hanno un legame forte e innato con la natura, sia biologi- co che emotivo.
È stato dimostrato che gli elementi naturali riducono lo stress e supportano emozioni e umori positivi.

Il design biofilico è nato per portare un nuovo modo di progettare e pensare i luoghi in cui viviamo, lavoriamo e siamo educati, al fine di riconnettere le persone al mondo naturale attraverso l’uso di materiali ed elementi architettonici che richiamano la natura attraverso i cinque sensi. I vantaggi sono evidenti: aumentano le capacità cognitive, la cre- atività e le prestazioni lavorative, nonché la felicità e l’umore.”

L: “Senza dimenticare ovviamente la variabile sociale quindi, dove si porta il prodotto Hexagro nelle culture più in difficoltà. In che progetti siete coinvolti al momen– to?”

C: “In Hexagro la nostra mission è consentire a chiunque, ovunque, di poter accedere a cibi sani.
Per arrivarci, un passo importante da fare è aumentare l’accessibilità delle tecnologie di agricoltura verticale anche nei paesi meno sviluppati.

L’agricoltura verticale può diventare una soluzione di grande impatto, ma attualmente queste tecnologie non sono accessibili agli agricoltori che non sono in grado di coprire i costi di avvio di tali operazioni e infrastrutture ad alta tecnologia.

Hexagro – Siembra Vertical Social, è il brand di Hexagro al quale trasferiamo know-how tecnico, dati e tecnologie per supportare le comunità locali in contesti in cui le conseguenze del riscaldamento globale, del degrado del suolo e dell’urbanizzazione stan- no colpendo maggiormente gli agricoltori.”

Insomma, Hexagro si presenta come un’altra realtà innovativa e dinamica del panorama sostenibile italiano, in grado di fornire soluzioni ai problemi di oggi. Questo però non è limitato al solo problema della sostenibilità ma anche al problema sociale. Hexagro è stata premiata per questo con molteplici premi, ma non finirà di sorprenderci perché mira a diventare un leader globale nel mondo dell’agricoltura verticale, con una rete decentralizzata in cui le persone possano coltivare il proprio cibo preferito o semplicemente accedere alle opzioni più salutari per loro stessi. Si vuole portare la natura e il cibo in qualsiasi spazio, rendendo le nostre città più sostenibili e resilienti, consentendo a chiunque, ovunque, di accedere a cibi sani.

LE COMUNITÀ ENERGETICHE: QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA!

In un periodo di cambiamenti climatici, digitalizzazioni e rivoluzioni della nostra società, il settore dell’energia rinnovabile non poteva rima- nere fermo o indifferente.
Partendo dalle basi, dalle fondamenta se vogliamo ossia l’individuo, è immerso nella società e creato dalla stessa come “consumatore”: consuma prodotti, tempo, servizi e, infine, energia.

L’individuo, infatti, finora si è affidato a grandi aziende che avevano come obiettivo quello di distribuire a tutta la rete di clienti “consumato- ri” la propria fornitura, che sia di luce, gas e via dicendo (per intenderci quelle che noi intendiamo come utenze).

Ma appunto come da inizio articolo la società vive il cambiamento ogni giorno e ogni tema, settore e ambiente quotidiano non ne resta escluso ma viene in qualche maniera risucchiato, perché la natura affascinante del genere umano è quella di non fermarsi, sia nel bene che purtroppo anche nel male. Ma rimaniamo concentrati su quello che è il lato posi- tivo.

Con l’avvento dell’innovazione tecnologica e per contrastare quella che è la minaccia più concreta e pericolosa che si sia affrontata sinora, ossa l’inquinamento da CO2 (anidride carbonica), l’individuo e la società in cui esso è immersa hanno creato i pannelli fotovoltaici, i solari termici, i sistemi di accumulo e potrei andare avanti per molto ancora. Tutti si- stemi che lavorano in maniera armoniosa per ridurre l’impatto negativo che ha, ancora una volta, l’uomo.

E le società? Che altro cambiamento potrebbe subire per l’obiettivo fina- le? Quali stimoli arrivano dall’individuo?
Grazie agli impianti sopra citati infatti, senza andare troppo nel tecni- co, l’individuo non solo ha la possibilità di ridurre l’impatto sulla Terra, risparmiando energia e emissioni CO2, ma anche la possibilità di ac- cumularne l’energia e poterla utilizzare in seguito: l’introduzione dei sistemi di accumulo da collegare ai propri impianti fotovoltaici permette di consumare l’energia al bisogno, minimizzandone l’incostanza nella produzione a seconda delle fasce orarie o delle zone geografiche. Una rivoluzione, un’altra.

Qui cambiano le carte in tavola, l’individuo che abbiamo menzionato ad inizio articolo non è più un soggetto passivo della società del consumo ma diventa anche soggetto attivo, in grado sicuramente di consumare ancora energia ma anche diventare “produttore”, in una parola: prosu- mer.

Arriviamo dunque al tema centrale dell’articolo, ossia le comunità ener- getiche. È servito un grande preambolo per introdurre l’argomento più importante, proprio per giustificarne la nascita e capirne ancora meglio la grande innovazione che stiamo vivendo. Ma andiamo con ordine.

Che cosa sono le Comunità Energetiche?

Una Comunità Energetica (o Energy Community) è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Diventano quindi la rappresentazione di un modello inno- vativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia pro- veniente da fonti rinnovabili. Questo modello fonda i suoi valori sulla lotta allo spreco energetico e sulla condivisione di un bene fon- damentale a un prezzo concorrenziale, grazie all’innovazione che sta rivoluzionando il mercato dell’energia.

Tutto questo si ricollega inevitabilmente ad un altro fattore già citato: la digitalizzazione.
Il mondo digitale, come quello del web, permette una connessione a nodi, peer to peer. Si passa dal classico gestore delle utenze che di- stribuisce a tanti individui il proprio servizio con la trasmissione one-to- many a una rete digitale decentralizzata, con collegamenti one-to- one e many-to-many.

Questa rete è intelligente nella misura in cui incorpora, oltre ai neces- sari sensori di misura, i complessi algoritmi dell’intelligenza artificiale permettendo la partecipazione attiva anche del singolo cittadino.
Ma giustamente viene da domandarsi come un individuo possa pratica- mente sostituire un gigante tradizionale che distribuisce a tante perso- ne una grossa quantità di energia?

Attraverso la Smart Grid, grazie alla quale ognuno può diventare parte di una comunità energetica: chi possiede un impianto fotovoltaico con- nesso in rete (ed è quindi un prosumer) può condividere con altri con- sumatori (consumer) la sua energia in eccesso. Chiunque può far parte di una di queste comunità che condividono energia pulita, abbattendo così gli sprechi energetici, le bollette e la propria impronta di carbonio.

Questo ovviamente non si applica solo nel nostro territorio ma anche in altri Paesi, anzi in realtà l’Italia è solo uno degli ultimi ad accedere a questo modello innovativo di condivisione energetica. Quello che più ci interessa però è: in Italia come si può entrare a fare parte di una comu- nità energetica?

Il Decreto-legge Milleproroghe

In Italia, lo scorso marzo 2020, è entrato in vigore il Decreto Legge Mil- leproroghe che prevede e stabilisce le condizioni sine qua non un indi- viduo non può entrare a fare parte di una comunità energetica e si ispira volutamente alla Direttiva U.E. RED II (che ha come Vision l’energia pro- veniente da FER come indispensabile per un mercato dell’energia equo e sostenibile, basato su economia circolare, che promuova l’in- novazione tecnologica e porti al contempo benefici ambientali, sociali, sanitari ed economici). Prima di elencarvi le condizioni spiegate dal Decreto Milleproroghe, è altresì giusto sottolineare come quest’ultimo è anche soggetto ad un’evoluzione: dal primo di luglio ci saranno delle semplificazioni, infatti, sulle quali vi terremo aggiornati!

Scopriamo quindi cosa serve per entrare a far parte di una comunità energetica:

1. Obiettivo
Innanzitutto, l’obiettivo primario deve essere quello di fornire be- nefìci ambientali, economici o sociali alla comunità stessa e all’area locale in cui questa opera. Questa comunità non deve quindi tendere a profitti economici: l’autoconsumo collettivo di energia non deve essere la principale fonte di reddito di chi cede l’energia (i cosiddetti prosumer, appunto).

2. Accesso
La partecipazione a tali comunità deve essere aperta a tutti, anche a chi non è in possesso di un impianto (i cosiddetti consumer), purché i punti di immissione e prelievo siano ubicati su reti elettriche sottese alla stessa cabina di trasformazione media/bassa tensione.

3. Impianti

I prosumer che condividono l’energia da FER (Fonti Energetiche Rinno- vabili), devono produrla con impianti di potenza complessiva infe- riore a 200kW, attivati successivamente all’entrata in vigore del D.L. Milleproroghe e quindi connessi alla rete successivamente al 1° marzo 2020. La condivisione deve avvenire attraverso la rete distributiva esistente con lo scopo dell’autoconsumo istantaneo anche con l’ausilio di sistemi di accumulo.

4. Contratto
I rapporti di condivisione devono essere regolati attraverso un con- tratto di diritto privato. I consumer possono decidere in qualsiasi momento di lasciare la comunità energetica, onorando i contratti con- cordati precedentemente con i prosumer.

L’impatto ambientale delle Comunità Energetiche

Spiegate quindi le regole del gioco, bisogna per forza capirne l’impor- tanza, ossia: cosa succederà quando le Energy Communities si diffonderanno capillarmente anche in Italia?
A rispondere a questa domanda nella maniera più oggettiva e precisa ci ha pensato lo studio dell’European House Abrosetti (assieme al Politecnico di Milano) con una previsione che si stima essere delle più rosee. Infatti, con una penetrazione del 5% delle 500mila Comunità Energetiche potenziali prevede una riduzione delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate. Per i membri delle Energy Community il beneficio economico complessivo potrebbe essere di due mi- liardi di euro all’anno, considerando i ricavi dell’energia immessa, il risparmio sull’acquisto al netto dell’investimento tecnologico iniziale.

Un risultato che ha dell’incredibile ma che in fin dei conti non lascia troppo sorpresi. La forza dell’uomo nel creare valore con la comunità non è assolutamente un segreto, infatti, e i risultati sono stati sempre fonte di ispirazione per un mondo migliore, sia in termini di economia che di etica. Le Comunità Energetiche sono l’ennesimo esempio di un grande passo avanti, segno del fatto che la Terra può avere ancora speranza, segno del fatto che l’umanità è l’unica in grado di cambiare il suo destino.

CERTIFICATO VERDE: un piccolo passo verso la normalità

Da più di un anno la nostra società è gravemente ferita dal coronavirus e la normalità che conosciamo è ormai solo un ricordo lontano.

Stiamo decisamente affrontando un periodo intenso sotto ogni aspetto, da quello economico a quello psicologico, che mette a dura prova tutti noi.

Ma oltre alla parte negativa è sacrosanto poter anche scrivere delle notizie che rafforzino il nostro spirito, che aprano dei piccoli spiragli di luce speranzosi per tornare a vivere tutti assieme quella che prima definivamo “quotidianità”. Oggi più che mai uno degli aspetti fondamentali di questo tema è proprio quello del viaggio: vedere posti nuovi o i propri parenti lontani.

Ecco perché oggi vi parlerò del Certificato Verde, il primo passo per tornare a conquistare la nostra normalità di sempre. Ma andiamo con ordine.

CHE COS’È:

Il certificato verde digitale sarà una prova del fatto che una persona è stata vaccinata contro la COVID-19, è risultata negativa al test o è guarita dalla COVID-19. Il certificato sarà disponibile, gratuitamente, in formato digitale o cartaceo, e comporterà un codice QR che ne garantirà la sicurezza e l’autenticità. La Commissione predisporrà un gateway (una porta in parole povere) per garantire che tutti i certificati possano essere verificati in tutta l’UE e aiuterà gli Stati membri nell’attuazione tecnica dei certificati.

COME SI OTTIENE IL CERTIFICATO?

Le autorità nazionali sono responsabili del rilascio del certificato. Potrebbe, ad esempio, essere rilasciato dagli ospedali, dai centri di test o dalle autorità sanitarie.

La versione digitale può essere salvata su un dispositivo mobile. I cittadini possono inoltre richiedere una versione cartacea. Entrambe le versioni disporranno di un codice QR contenente le informazioni essenziali e di un sigillo digitale per garantire l’autenticità del certificato.

IN CHE MODO CONTRIBUIRÀ ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE?

Il certificato verde digitale sarà accettato in tutti gli Stati membri dell’UE. Contribuirà a far sì che le restrizioni attualmente in vigore possano essere revocate in modo coordinato.

Quando viaggiano, tutti i cittadini dell’UE o i cittadini di paesi terzi che soggiornano o risiedono legalmente nell’UE in possesso di un certificato verde digitale dovrebbero essere esentati dalle restrizioni alla libera circolazione allo stesso modo dei cittadini dello Stato membro visitato.

Se uno Stato membro continua a imporre ai titolari di un certificato verde digitale l’obbligo di quarantena o di effettuare un test, deve comunicarlo alla Commissione e a tutti gli altri Stati membri e giustificare tale decisione.

Non sarà quindi (in teoria) più necessaria la quarantena una volta atterrati in un nuovo territorio appartenente all’Unione Europea e soprattutto se si è legalmente cittadino europeo.

COME FUNZIONERÀ IL CERTIFICATO?

Sarà disponibile in 2 versioni, ossia cartaceo e digitale e verrà fornito con un codice QR per evitarne la falsificazione. Nel momento di verifica, verrà scansionato il codice QR e verificata la firma.

Ogni organismo autorizzato a rilasciare i certificati ha la chiave di firma digitale, così da poter rendere sicuro e verificabile ogni documento, e verranno protetti in una banca apposita in ciascun paese.

La Commissione europea successivamente creerà una porta mediante la quale tutte le firme dei certificati potranno essere verificate in tutta l’UE. I dati personali codificati nel certificato non passeranno attraverso il gateway dato che ciò non è necessario per verificare la firma digitale. La Commissione europea aiuterà inoltre gli Stati membri a sviluppare un software che potrà essere utilizzato dalle autorità per controllare i codici QR.

HA IMPORTANZA QUALE VACCINO I CITTADINI HANNO RICEVUTO?

Viste le tante polemiche trascorse in queste settimane di vaccinazioni, è anche lecito farsi questo tipo di domanda, anche per capire le diverse restrizioni di questa proposta della Commissione Europea.

Ebbene I certificati di vaccinazione saranno rilasciati a una persona vaccinata con qualsiasi vaccino contro la COVID-19. Per quanto riguarda la deroga alle restrizioni sul tempo di quarantena al momento di arrivo, gli Stati membri dovranno accettare i certificati di vaccinazione per vaccini che hanno ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio nell ‘UE.

QUALI SARANNO LE PROSSIME TAPPE DI QUESTA DECISIONE STORICA PER TORNARE A VIAGGIARE?

Dopo l’approvazione, la Commissione europea istituirà un’infrastruttura digitale che agevoli l’autenticazione dei certificati verdi digitali. Gli Stati membri invece dovranno apportare le modifiche necessarie ai rispettivi sistemi nazionali di cartelle cliniche. Tutto questo processo si verificherà nell’estate 2021.

QUANDO VERRÀ PORTATO IN TUTTO IL MONDO QUESTO PERMESSO?

La commissione collabora con l’Organizzazione mondale della sanità e l’organizzazione internazionale che rappresenta il trasporto aereo per garantire che i certificati rilasciati nell’UE possano essere riconosciuti nel resto della giurisdizione mondiale.

Il Certificato Verde diventa di fatto il primo vero passo per un ritorno alla nostra normalità, per viaggiare e scoprire in tranquillità e senza dover passare dalle annose quarantene che oggi giustamente per precauzioni vengono stabilite per chi si ritrova a dover compiere un viaggio, sia per lavoro che per svago.

Energy Italy e la vittoria del lavoro: intervista a Benedetto Roberto Ingoglia.

Un anno fa siamo stati catapultati in una situazione lontana da ogni immaginazione, in grado di mettere in ginocchio l’intero sistema di sostentamento per le aziende e per le persone, causando gravi perdite a livello economico e aumentando le turbolenze sociali. Tante le proteste, tante le sconfitte ma anche tante vittorie.

Proprio in occasione di un giorno speciale come la Festa dei Lavoratori è giusto quindi guardare in faccia alla realtà nella sua completezza. Ci sono state aziende che sono riuscite a ripartire, reinventarsi, addirittura accelerare in una situazione del genere. Tanti possono essere i motivi: coraggio, ambizione, determinazione, formazione. Ma quello che più interessa a noi e a voi lettori è l’ispirazione che ha portato al successo.

Oggi, infatti, andremo ad esaminare proprio quelli che sono gli aspetti principali di una delle realtà leader del settore energetico che più è riuscita ad eccellere in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo: Energy Italy SpA. E chi meglio del Presidente Benedetto Roberto Ingoglia può raccontarci i fattori che più hanno contribuito al successo attuale dell’azienda e che aprono ad un futuro sempre più raggiante?

Oggi, per Atlas Magazine, andremo in profondità di questo aspetto, che sottolinea il successo imprenditoriale ma anche e soprattutto l’ispirazione per chi oggi cerca una risposta per gli anni a venire che ci attendono.

L: “Il 2020 è stato un anno difficile ma anche occasione di forte crescita in Energy Italy: quali sono stati i fattori più importanti di questa crescita?”

R.   “Anni fa, prima ancora di creare Energy Italy, nel novembre 2001, in piena crisi economica, subito dopo l’attentato delle Torri Gemelle, col fatturato aziendale che crollava di giorno in giorno, ho frequentato un corso di formazione il cui argomento principale era “Strategie di crescita aziendali”

Ero proprio curioso di capire, in un momento di così forte depressione sociale e una così forte congiuntura economica, quale potesse essere la strategia che avrebbe potuto invertire l’andamento e le sorti dell’azienda in cui lavoravo.

Nel concreto, abbiamo parlato ben poco di strategie effettive, in quanto, per la maggior parte del tempo, il relatore ci ha spinto a riflettere sulle opportunità che ogni crisi può scaturire e, analizzando le reali occasioni celate in quella che era la più grande depressione economica del dopoguerra, mi sono reso conto che sì, dietro ogni crisi si nascondono sempre delle grandi opportunità, ma per coglierle servono coraggio, forza di volontà, visione e un forte atteggiamento positivo. 

Quindi, alla sua domanda posso sicuramente rispondere che i fattori più importanti di questa crescita sono stati indubbiamente la grande visione di un nuovo mercato, il coraggio di affrontarlo, una profonda forza di volontà, ma soprattutto il pensiero positivo”.

L: “Energy Italy non solo è cresciuta come mole di lavoro ma anche come squadra e sedi! Ci racconti nel dettaglio questa “vittoria” del lavoro”. 

“Per cogliere al meglio una nuova e grande opportunità come quella della riqualificazione energetica degli edifici, grazie al cosiddetto Superbonus 110%, devi mettere in atto una sinergia di strategie tecniche, commerciali e di marketing.

Per farlo bene è assolutamente necessario un personale altamente qualificato, che deve essere presente su tutto il territorio nelle filiali aziendali, al fine di offrire un’assistenza ottimale ai clienti già acquisiti e di attirarne dei nuovi.

La nostra vittoria è stata quella di realizzare il tutto questo in un tempo brevissimo”.

L: “Parlando di progetti, come crescerà ancora Energy Italy?”

“Possiamo dire che il percorso di Energy Italy è ancora all’inizio: l’inserimento di nuove 10 risorse all’interno del nostro staff e l’apertura delle sedi periferiche di Catania e Partanna (TP) negli ultimi 12 mesi sono soltanto lo start up di un progetto che nei prossimi 5 anni ci vedrà presenti con altre aperture nelle più importanti aree commerciali a supporto della nostra rete e dei nostri clienti. 

Tutto questo perché il mercato dell’energia rinnovabile è costretto a crescere, in funzione degli accordi che le Nazioni di tutto il mondo hanno sottoscritto, con l’obiettivo di ridurre l’emissione di gas serra.

Noi di Energy Italy vogliamo essere, anzi, sicuramente saremo protagonisti di questo risultato, attraverso la fornitura di prodotti innovativi e all’erogazione di servizi di estrema qualità”.

Un racconto affascinante quanto entusiasmante e che ci ha sciolto diversi dubbi su quello che è giusto fare in un momento così incerto.”

Dai successi ottenuti e soprattutto dalle parole del Presidente Roberto Ingoglia, Energy Italy si è rivelata e confermata azienda solida e promettente nel settore energetico.

Questo sicuramente per le grandi occasioni proposte con il Decreto Rilancio, ma anche e fondamentalmente grazie alla preparazione e formazione durante gli anni e allo spirito intraprendente che ha fatto sì che venisse creata una realtà incredibile: più di 1000 consulenti, la creazione di EnergyRE, una rete di imprese fra le più grandi d’Italia e composta da 400 tecnici e 200 imprese affiliate. Non solo: Energy Italy ha ampliato anche il proprio staff, le proprie sedi e il proprio capitale sociale, dando una forte accelerata in termini di qualità professionale, presenza territoriale e forza economica, in un momento tutt’altro che roseo. Una vera vittoria del lavoro!

La nuova vita dei Pneumatici Fuori Uso: il caso Ecopneus.

In questo numero di Atlas ho deciso di coinvolgere una realtà particolare, sempre vicina però al tema importante della sostenibilità.

Parto sempre dai perché nei miei articoli: perché parlare di questo? Perché adesso? Perché coinvolgere altre realtà o settori?

Tutte domande che tengo porre anche ai lettori, per dar motivo a loro del perché appunto leggere gli articoli sui protagonisti dell’interviste Atlas.

Da quando questo magazine esiste si pone il forte obiettivo di diffondere l’informazione più corretta e costruttiva per la società, che riguardi l’individuo (Vivere Sano), la comunità (Vivere Sociale) o che riguardi l’intero ambiente attorno ad essa (Vivere Sostenibile).

In questa intervista approfondiremo proprio questo tema di Atlas, la sostenibilità ambientale, con un nuovo ospite esclusivo, in grado di darci risposte a nuovi metodi per un mondo più green che prima non conoscevamo o peggio ignoravamo.

Stiamo parlando di Ecopneus, la realtà tutta italiana che si occupa della gestione degli pneumatici fuori uso.

Risponderemo a queste domande ad esempio: quanto dura uno pneumatico? Dopo aver compiuto il proprio dovere dove andrà a finire? Ma soprattutto, quanti sono al mondo a dover essere smaltiti? A tutto questo ci ha risposto Giovanni Corbetta, il direttore generale di Ecopneus.

Ma andiamo con ordine, conoscendo intanto la realtà e le loro fondamenta valoriali.

L: “Qual è la mission e la vision di Ecopneus? Qual è l’ispirazione e quando nasce il sistema di gestione dei PFU in Italia?”

G: “Lo smaltimento degli pneumatici fuori uso è un argomento importante tanto quanto incredibile.

La nascita di Ecopneus, società senza fini di lucro ma con lo scopo unico di riappropriarsi degli pneumatici a fine ciclo di vita, coincide con la legge sullo smaltimento dei rifiuti, dando inizio a quello che vedremo durante l’articolo: una realtà in grado di dar nuova vita a ciò che in realtà si pensava fosse morto o un peso da cui liberarsi.

Già da questo primo passo in avanti possiamo considerare questa realtà come innovativa, perché ha offerto ed è tuttora la soluzione a questo problema. Per fortificare questa considerazione possiamo dare voce ai dati forniti proprio da Ecopneus: ben 210.00 tonnellate di PFU all’anno trasformate in gomma riciclata per campi da calcio di ultima generazione, superfici sportive indoor e outdoor, isolanti acustici e antivibranti per l’edilizia, asfalti modificati “silenziosi” e duraturi, elementi dell’arredo urbano oppure come energia.”

L: “Quali sono i benefici per l’ambiente dell’attività di Ecopneus?”

Il recupero dei PFU di Ecopneus consente inoltre importanti benefici ambientali ed economici: nel 2018 è stata evitata l’immissione in atmosfera di oltre 350mila tonnellate di CO2eq, risparmiati materiali per 350mila tonnellate ed evitato il consumo di circa 1,7 milioni di m3 di acqua. Grazie all’impiego dei materiali derivati dal riciclo dei PFU il nostro Paese risparmia inoltre circa 140 milioni di euro ogni anno sull’importazione di materie prime. Concreti benefici possibili anche grazie al lavoro di una filiera qualificata, formata da circa 100 imprese su tutto il territorio nazionale che danno lavoro complessivamente a oltre 700 persone.

Un ruolo speciale quello di Ecopneus perché non solo primo riferimento in Italia per lo smaltimento degli pneumatici ma anche per aver con sé il potere dell’innovazione, parola chiave per aprire la porta della sostenibilità ambientale.

L: “La gomma riciclata dai PFU è un materiale di grande valore e si applica in diversi ambiti. Quali sono i principali settori applicativi della gomma riciclata?”

G: “L’impiego di gomma riciclata da PFU in sostituzione di polimeri di gomma, vergine o derivata dal petrolio, risponde pienamente ai principi dell’economia circolare, rispetta la gerarchia di gestione dei prodotti a fine vita e costituisce inoltre un concreto volano per le politiche del GPP – Acquisti Verdi della Pubblica Amministrazione.

Grazie all’aggiunta di gomma da riciclo nel bitume per asfalti, ad esempio, si ottengono asfalti modificati che durano fino a tre volte una strada convenzionale, riducono il rumore del passaggio di veicoli e che, resistendo al formarsi di crepe e buche, richiedono minori interventi di manutenzione.

Altro settore in cui la gomma riciclata costituisce un valore aggiunto rispetto altri materiali è quello edile, dove isolanti acustici e dalle vibrazioni realizzati in gomma riciclata stanno trovando sempre maggior spazio, insieme a nuove soluzioni eco-innovative per il design, l’arredo e l’architettura.

Il principale settore applicativo della gomma riciclata è però quello sportivo, che assorbe oltre il 35% della gomma riciclata della filiera Ecopneus. Campi da calcio in erba sintetica di ultima generazione, superfici sportive indoor e outdoor per basket, volley pallamano, playground e campi di lavoro per l’equitazione beneficiano delle proprietà elastiche, ammortizzanti, antitrauma e di resistenza della gomma riciclata. Un settore in forte espansione, grazie anche alla partnership avviata nel 2012 con UISP, Unione Italiana Sport Per tutti, che ha portato a numerose realizzazioni in tutta Italia.”

L: “Dall’unione degli Pneumatici Fuori Uso e plastica riciclata nascono innovativi materiali circolari per diversi settori industriali. Quali sono i vantaggi di questo materiale rispetto agli altri e in che settori trovano applicazione? quali altri nel futuro potranno essere?”

Giovanni Corbetta durante la nostra intervista ci ha spiegato che in Italia esiste una filiera di aziende qualificate che utilizzano la gomma riciclata per realizzare pavimentazioni stradali, superfici sportive, materiali per l’isolamento acustico, elementi dell’arredo urbano e tanto altro ancora! Portiamo alcuni degli esempi tra i più interessanti:

  • Asfalti modificati “silenziosi” e duraturi

G: “Ad oggi esistono in Italia oltre 470 km di strade asfaltate utilizzando bitumi modificati con gomma riciclata e l’interesse verso questa applicazione è in costante crescita. L’aggiunta del polverino di gomma modifica le proprietà̀ fisiche del bitume migliorando le prestazioni complessive della pavimentazione, consentendo:

  • riduzione della rumorosità̀ fino a 7 Db, che corrisponde a circa il dimezzamento del rumore percepito dall’uomo;
  • durata della pavimentazione fino a tre volte superiore rispetto a quella di un asfalto tradizionale;
  • maggiore resistenza della superficie al formarsi di fessurazioni e crepe di ogni tipo, da cui consegue il contenimento degli interventi di manutenzione e i relativi costi e disagi;
  • maggiore sicurezza grazie al migliore drenaggio dell’acqua, con aumento dell’aderenza e miglioramento della visibilità̀, e alla minor presenza di buche.

Vantaggi per chi guida, per chi vive o lavora vicino ad arterie stradali trafficate, ma anche per le tasche della Pubblica Amministrazione. La grande durata degli asfalti “gommati” e la possibilità di progettare ottime pavimentazioni di ridotto spessore, consente alla P.A. di investire ottimamente le risorse, riducendo i disagi ed utilizzando un materiale dalle elevate prestazioni 100% made in Italy. Ecopneus è, inoltre, partner del progetto LIFE Nereide, finanziato dalla Comunità Europea, che punta ad ottenere pavimentazioni stradali a bassa emissione sonora ed estremamente durevoli, grazie a gomma riciclata e fresato d’asfalto.

  • Campi polivalenti indoor e outdoor

Con la gomma riciclata è possibile realizzare superfici polivalenti adatte per la quasi totalità delle discipline, dal volley al basket, dalla ginnastica alla danza, dal tennis fino al calcio a 5. Possono essere realizzate “colando in opera” una miscela di granuli di gomma e resine poliuretaniche oppure affiancando dei materassini prefabbricati in gomma riciclata per formare un’unica superficie. In entrambi i casi, sopra lo strato in gomma viene successivamente applicata una resina poliuretanica colorata per il corretto “grip” e per tracciare le linee dei campi da gioco.

  • Isolanti acustici e materiali antivibranti

La gomma dei PFU viene utilizzata per produrre pannelli insonorizzanti, tappetini anti-calpestio, membrane impermeabilizzanti, materiali antivibranti e antisismici. Legata con poliuretani o altri materiali termoplastici costituisce dei veri e propri “building blocks” di elementi altamente performanti per l’isolamento acustico e lo smorzamento delle vibrazioni. Modulando opportunamente gli spessori, la rigidità̀ e i parametri di fono isolamento dei singoli prodotti è possibile intervenire in tutte quei contesti ove è necessario isolare dalle vibrazioni e dai rumori esterni costruzioni private, macchinari industriali o edifici sensibili come scuole ed

ospedali. Anche l’Auditorium Toscanini di Parma ha utilizzato 960 mq di materiali isolanti e fonoassorbenti in gomma riciclata per la riqualificazione acustica della propria Sala Prove principale.”

L: “Il campo dello sport, ad esempio quello del calcio, è uno dei settori in cui trova ampio spazio la gomma riciclata: quali sono i vantaggi e qual è la differenza in termini di prestazione rispetto al campo classico in erba?”

G: “I manti in erba sintetica artificiale hanno caratteristiche e vantaggi che li rendono preferibili ai campi in erba tradizionale dal punto di vista delle prestazioni degli atleti, della gestione complessiva dell’impianto e della manutenzione del campo. In proposito, Roberto Spagnolo, Direttore Operativo dell’Atalanta BC ha dichiarato: “oggi possiamo dire con certezza che, nel confronto, il contenimento dei costi che si ottiene con un campo in erba sintetica è mediamente oltre il 50% rispetto ad un campo in erba naturale.

Queste pavimentazioni infatti sono caratterizzate da:

  • Maggiore disponibilità̀ del campo, con miglior rapporto ore di gioco/anno rispetto ai manti tradizionali;
  • Elevata resistenza alle condizioni metereologiche più avverse;
  • Bassi costi di manutenzione;
  • Possibilità̀ di installazione senza restrizioni per le condizioni atmosferiche necessarie alla cura di un manto erboso tradizionale;
  • Minor consumo di acqua per l’irrigazione;
  • Possibilità̀ di utilizzare il campo da gioco per altri scopi senza pregiudicare il manto (concerti, presentazioni, incontri stampa, meeting, open-day, eventi vari);
  • Possibilità̀ di disputare gare in ogni stagione, anche con climi estremi.”

Un’intervista che ho cercato di trasporre nella maniera più trasparente possibile, per far luce su tutti gli aspetti più interessanti della realtà Ecopneus: i loro prodotti, l’utilizzo che si può fare con uno pneumatico considerato fuori uso e le soluzioni innovative che possono nascere.

Tutto questo ovviamente con lo scopo finale di garantire la massima sostenibilità ambientale, un impegno da non cui non possiamo esimerci, soprattutto visti i grandiosi risultati che porta alla vita di ognuno di noi e di ogni società.

GREEN PEA: il dovere dell’educazione, la bellezza della sostenibilità

Ormai è chiaro quanto per noi di Atlas sia fondamentale il tema della sostenibilità ambientale, il perché è fondamentale e allo stesso tempo ovvio: noi tutti viviamo sulla Terra, proprio per il puro fatto che sia casa nostra dobbiamo trattarla con estremo rispetto, riducendo al minimo l’impatto che abbiamo su di essa, rispettando l’ambiente e gli ecosistemi che la abitano assieme a noi.

Atlas è fondamentale anche per questo, diffondere il messaggio: uno strumento potente che cerca di trasmettere la cultura del rispetto ambientale e quindi ci rende responsabili dell’obiettivo più grande, ossia salvare il nostro pianeta. L’unico modo per poterlo fare in maniera efficace è quello di farlo insieme, coinvolgendo quante più realtà possibili che si uniscano al nostro grido di battaglia per l’ambiente.

Con noi in questo articolo infatti parleremo di un’altra realtà innovativa e avanti con il tempo, avvincente e affascinante perché lega al massimo quello che per noi è dilettevole all’utile, o meglio il dovere con la bellezza.

Stiamo parlando del centro commerciale più green del pianeta e che si trova a Torino: Green Pea!

Abbiamo avuto l’onore di intervistare in esclusiva per Atlas il CEO del progetto e della realtà di Green Pea, Francesco Farinetti, che ci ha raccontato come è nata l’idea, quali sono le prospettive che si pongono davanti e tante altre curiosità dietro questa grande iniziativa.

Per Francesco è stato un percorso e un risultato logico quello di Green Pea: parte tutto da quella che è oggi la realtà di Eataly (altra creatura affascinante sempre opera della famiglia Farinetti), ossia portare in Italia e in tutto il mondo la miglior food experience che il nostro paese possa offrire al cliente, rispettando il territorio e mostrando la bellezza naturale in un ambiente elegante, moderno, accogliente. Sono aspetti fondamentali per educare il target a consumare nel modo più responsabile possibile, che non significa “mangiare cose sane, punto” ma al contrario essere anche consapevoli. Una parola che spesso passa in sordina per la superficialità con cui viene affrontata, la stessa con cui potremmo affrontare un’etichetta sul retro di un prodotto alimentare.

Quindi perché Francesco Farinetti ci ha raccontato questa premessa? Perché la chiave di un messaggio e renderlo comprensibile a tutti, specialmente a chi ha in mano il futuro del nostro pianeta, è l’educazione, la scuola. Eataly è stata, ed è ancora oggi, ispirazione di quello che è il progetto finale di Green Pea: deve essere un luogo fisico in cui ci sia uno scambio di conoscenze sostenibili, in cui i più grandi ma soprattutto i più piccoli siano in grado di apprendere ciò che vedono attorno e quello che vedono deve essere la rappresentazione ideale di un futuro sostenibile e di un posto in cui non ci si pone limite nella creazione di nuove idee per salvare il pianeta.

Dopo quindi aver capito le ragion d’essere della realtà create dal fondatore di Green Pea e di Eataly, effettivamente viene da chiedersi come rendere concreti questi concetti così importanti e delicati come appunto l’educazione, la formazione, la consapevolezza. Francesco ci spiega anche questo dettaglio importante.

L’edificio si struttura in ben 5 piani, ciascuno ovviamente dedicato ad un tema vicino alla sostenibilità ambientale ma se vogliamo che ne esplora anche le bellezze: dai vestiti, al cibo, alle macchine costruite dall’uomo per sfruttare al meglio il pianeta per fare del bene ma sempre senza mai lasciare il visitatore dall’apprendere su cosa sta camminando, cosa sta guardando e che ispirazione può trarre da tutto ciò.

Il Piano 0, dedicato al tema Life, propone le aziende più autorevoli che si impegnano al 100% nel sostenibile e investendo sul futuro più verde: FCA, Iren, Enel X, TIM, Unicredit, Mastercard, FTP Industrial e Samsung che è anche partner tecnologico. Quello che è più interessante e che Francesco ha tenuto far notare è la presenza del Green Pea Discovery Museum. Come abbiamo citato finora, l’educazione e l’apprendimento sono tutto per porre delle fondamenta solide su cui poter costruire davvero un futuro per questo pianeta. Ecco, quindi, perché appena entrati abbiamo il museo di Green Pea, perché dobbiamo immergerci appieno in questa mentalità, scoprirla e toccarla con mano, come gli strumenti che ci spiegano come creare energia elettrica in maniera sostenibile e pulita oppure la storia del movimento green, chi ha ispirato tutto questo. Con questo, Green Pea si pone come luogo di accoglienza ma anche e soprattutto come educatore.

Poi ci eleviamo al piano 1, in cui entriamo in un altro tema quotidiano in cui possiamo fare la differenza, ossia Home (Casa). oltre 40 Partner tra i quali Whirlpool, Valcucine, Roda, Gervasoni, Riva 1920, Pianca, Rubelli, Artemide, Driade e FontanaArte, sotto la guida del Home Brand Director Pierangelo De Poli. Il significato di questa scelta è altrettanto affascinante, perché per poter cambiare il mondo dobbiamo partire da noi stessi, in cui ognuno faccia la propria parte: dal chiudere un rubinetto così da non sprecare acqua all’avere elettrodomestici con un basso consumo o mi spiego meglio, con un consumo efficiente e intelligente. Il mondo inizia a cambiare quando ogni individuo diventa consapevole del proprio ambiente e quanto può migliorarlo, deve diventare quindi un’estensione di noi stessi.

Così come casa nostra, noi siamo anche quello che vestiamo. Ecco che ci addentriamo quindi al piano successivo, il secondo, quello dedicato al Fashion: i migliori marchi della moda sostenibile italiana e internazionale tra i quali Borbonese, Timberland, PT Torino, Patagonia, ESEMPLARE, oscalito1936, Drumohr, Giampaolo, Ecoalf, North Sails, Dedicated e Ortigni sotto la guida del Fashion Brand Director Roberto Orecchia. E poi sartoria del passato e del futuro, con la avatar factory Igoodi. Quale modo migliore per portare all’esterno il messaggio di Green Pea se non vestendosi in maniera sostenibile? Tra le aziende più conosciute al mondo della moda all’interno dell’ambiente più eco-friendly possibile. Una collaborazione o meglio una sinergia efficace in grado di garantire al cliente che essere sostenibile non solo è un dovere ma è anche bello, attraente in una parola: efficace. E le aziende sono sempre più consapevoli di questo aspetto, che lo si voglia o meno la sostenibilità deve arrivare il più lontano possibile. Per fare ciò bisogna colpire il target nella maniera più fruibile possibile e nel modo più green, dalla A alla Z. Francesco Farinetti con Green Pea l’ha intuito e ha incrociato questi interessi con il dovere della sostenibilità creando lo spazio, il luogo ideale per accogliere questi bisogni, senza mai scordare il ruolo importante di educatore verso le persone, verso il futuro.

Decolliamo verso il terzo piano, dunque, il piano dedicato alla Bellezza: le migliori firme italiane dell’abbigliamento – Ermenegildo Zegna, Brunello Cucinelli, Herno e SEASE – proporranno concept store dedicati a Green Pea. E, parallelamente, cosmesi, libri, cultura e cibo, insieme. Da un nuovo format di Sartoria Cosmetica con Allegro Natura a un Bistrot Pop, 100 Vini e Affini, in collaborazione con Fontanafredda e Affini fino, a un Ristorante Stellato, Casa Vicina, gestito dalla famiglia Vicina.

Il piano 4 invece ospita un esclusivo, ma inclusivo, Club sul Rooftop dedicato all’Ozio Creativo, con l’alkemy Spa, Cocktail Bar e la prima infinity pool di Torino affacciata sull’arco alpino: l’Otium Pea Club, curato da To Be srl.

È forse proprio all’ultimo piano che troviamo il cuore di Green Pea, perché come tiene dire Francesco Facchinetti spesso è proprio nell’incontro tra le persone che nascono le idee migliori e il Club sul Rooftop ha proprio questo ideale di riunione inclusiva al centro, in cui le persone dopo un vero e proprio viaggio all’interno dell’edificio si incontrano per parlare e riflettere, pensare che forse essere green non è così male e impossibile oggi, ma qualcosa di bello, di doveroso soprattutto visto il grande risultato ottenuto con il luogo appena visitato.

Prende vita anche un altro aspetto vitale per noi e per le nostre menti: il tempo.

Il Presidente di Green Pea ha infatti analizzato anche questo aspetto per costruire attorno ad esso il progetto: sostenibilità, infatti, è un concetto all’idea del tempo, ossia quanto può durare qualcosa. Nasce con l’avvento del pianoforte: uno dei suoi pedali si chiama sustain cioè proprio quello strumento che allunga la nota, per farle durare più a lungo. Ecco che quindi traducendo nuovamente in sostenibilità ambientale per Green Pea, significa scoprire e riscoprire nuovi modi per dare nuova vita agli aspetti che pensavamo fossero conclusi o fini a sé stessi, far durare dunque il più possibile la bellezza delle cose, rinnovandole.

Il tempo però non ci stupisce solo in questo aspetto ma anche per la concezione di ozio creativo, che si contrappone proprio al neg-ozio (aspetto visitato nei piani sottostanti al quarto). Comunemente l’ozio è sinonimo di tempo sprecato o tempo per far nulla di produttivo, ma nell’antichità l’otium è il momento migliore in cui avviene l’epifania di un’idea, è il momento cruciale in cui avviene il cambiamento del mondo e che spiega quindi il perché ancora una volta dell’ultimo piano del Green Pea: il piano dedicato all’incontro tra pensieri mentre siamo in un momento di ozio creativo, ossia quel momento dove la mente si libera nel modo più libero possibile e perché no, anche geniale. Non è nemmeno un caso che il luogo che ospitava l’otium nell’antichità si chiamasse scholè, luogo in cui si vive l’amore per il sapere.

Concludendo quindi questo bellissimo viaggio all’interno di Green Pea: abbiamo scoperto grazie al nostro ospite Francesco Farinetti che questo non è solo un luogo pieno di bellezze architettoniche, design, intrattenimento nel nome della sostenibilità, ma anche un luogo di culto per essa: si parla di conoscenza, apprendimento, futuro e educazione. Concetti imprescindibili al giorno d’oggi, ora più che mai nella situazione che il nostro pianeta sta vivendo. Il più grande e l’unico centro commerciale sostenibile diventa quindi simbolo vero e proprio non solo del vivere in maniera sinergica con l’ambiente circostante ma anche educare il prossimo a farlo in tutto il mondo: dal consumare, al vestire, al confrontarsi a vicenda.

È solo così che si diventa parte del cambiamento, l’indifferenza lo uccide.

Social Media: ha ancora senso parlare di rivoluzione?

Una piattaforma dove ognuno di noi ha il potere di comunicare con chiunque nel mondo e in qualsiasi forma: foto, video, articoli, incontrare vecchie amicizie o crearne di nuove, scambiare opinioni, vendere prodotti, assumere persone. Un enorme reticolo di funzioni che fungono da stampino della nostra personalità: i social media sono tutto questo e sono oggi la più grande conquista che internet abbia potuto offrirci. Vi spiego i perché, come utilizzarli e gli esempi di Tik Tok e Cam.Tv.

I PERCHÉ DELLA RIVOLUZIONE

Parlare di social oggi come rivoluzione ha davvero poco senso ma necessita sempre un resoconto, un “tracciare la linea” diciamo, per vedere cosa sono i social e perché ancora oggi sono rivoluzionanti. Partiamo dal primo punto: i social sono e siamo noi.

Sono partiti con la creazione di un profilo, con tanto di foto e descrizione di chi siamo, i nostri interessi e passioni, opinioni per poi collegarci con chi condivideva tutto questo e creare nuove relazioni forti, seppur online.

Quindi questo è il primo pilastro dei Perché, i social simulano la nostra realtà: il nostro aspetto, personalità e ci mettono in campo virtuale per trovare i nostri simili, creando così comunità o società, collegandoci pur essendo in capi opposti della nazione o del mondo. Tutto questo in 5 minuti, connessione lenta permettendo.

Si atterra quindi al secondo Perché, ossia i social rappresentano noi, il nostro pensiero.

Al nostro profilo social diamo anche una voce, un pensiero appunto, e lo mettiamo a confronto con quello di qualcun altro. Semplificando di molto, le cose possono andare in due modi: o si è d’accordo o si è in disaccordo. È anche questo lo straordinario potere, il confronto non poteva essere così semplice, veloce, ubiquo, e non lo è mai stato. Si creano dunque dibattiti, ma anche partiti dello stesso pensiero, movimenti che possono anche influenzare l’opinione reale di ciascuno di noi. Ci addentriamo tra poco sul contro altare, non da meno, delle opinioni.

Rimane intanto il fatto che i social ci hanno plasmato, o viceversa, ma comunque rappresentano noi stessi come persone e comunità online e quindi la nostra società virtuale in cui la democrazia assume un ruolo praticamente sganciato dalle dinamiche concrete della realtà.

Collegandoci proprio a quest’ultima frase, arriviamo proprio a quello che credo sia il motivo più importante per cui i social hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare, presentare e aumentare l’immagine di noi stessi: i social hanno livellato le gerarchie sociali.

Ognuno ha la possibilità di avere un canale, ognuno può esprimere la propria opinione, ognuno può essere d’accordo e creare una pagina dove tutti la pensiamo allo stesso modo, soprattutto ognuno ha lo stesso valore di ogni altro membro della piattaforma social.

Stiamo spiegando quindi l’avvento degli influencer in poche parole: sono le persone che più di altri e senza particolari sotterfugi utilizzano al meglio questi canali riuscendo a dare più valore alle proprie passioni o opinioni, diventando importanti nella società online, acquisendo carisma e credibilità in quello che dicono.

Facciamo un esempio recente, ai tempi del Covid, confrontando un influencer con 1 milione di follower e un medico con 500 follower. Quest’ultimo pur avendo un parere più consone e autorevole sulla questione sanitaria sarà sempre meno “ascoltato” rispetto alla prima controparte che vanta di un pubblico nettamente più vasto e sempre in crescita. Questo gioco provocatorio non solo vuole evidenziare la parità dei social che mettono istituzioni e società allo stesso livello, ma anche le opinioni stesse, anzi spesso le opinioni più ascoltate sono prese per veritiere. Ci stiamo addentrando quindi verso il quarto Perché della rivoluzione dei social, ossia la comunicazione dell’informazione.

Quest’ultimo Perché che ci porterà a come utilizzare questi potenti mezzi è quello che più li mette a rischio, sia dal punto di vista della buona rivoluzione sia al contrario dal punto di vista delle persone che (anche giustamente) li demonizzano. Quante volte infatti sentiamo parlare di Fake News, notizie false, in cui vengono portati dati fallaci a discapito dell’opinione altrui e per darsi da soli una ragione. Per molti possono essere facilmente smascherabili ma la capillarità della rete non ci dà minimamente idea di quanto un’informazione, che sia vero o peggio falsa, sia velocemente trasmissibile, virale. L’informazione non è mai stata così tanto a rischio e a repentaglio: sono più le persone che si informano sui social che sui giornali, sono più le persone che guardano video di reporter amatoriali che di autorevoli testate in televisione. Per chi ha una formazione o una consapevolezza ripeto, tutto questo è “smascherabile”, chi invece utilizza tutto questo senza un buon senso o quantomeno un sistema immunitario digitale in grado di riconoscere una notizia falsa da quella vera sarà presto vittima del qualunquismo o peggio ancora del complottismo.

Arriviamo quindi alla seconda parte dell’articolo.

COME UTILIZZARE AL MEGLIO I SOCIAL

Dopo esserci riportati al presente con la domanda perché ancora oggi i social rivoluzionano la nostra vita quotidiana, i nostri pensieri e la nostra società, è arrivato dunque il momento di chiederci come utilizzare al meglio questo potente canale, sia per divertimento sia per monetizzare la nostra attività.

In qualsiasi caso voi vogliate iniziare ad utilizzare i social c’è sempre un fattore da considerare che vi orienterà al meglio: a chi parliamo. LinkedIn parla ai professionisti, Instagram e Facebook a persone con passioni, blogger, atleti (un po’ di tutto diciamo), si differenziano solo per l’età: Facebook parla con un target che si aggira sui 25 anni in su, Instagram parla con un target che si aggira dai 20 anni in poi. Arrivando poi agli ultimi arrivati ma non meno importanti: Tik Tok e Cam.Tv, il cui target è giovanissimo nel primo e nel secondo si rivolge a professionisti e forti appassionati. Ma questi ultimi due li vedremo meglio nella parte finale dell’articolo.

Una volta individuato il nostro social ideale, è utilissimo capire quindi che cosa vogliamo dare al nostro pubblico che ci segue e no, stabilendo quindi il nostro messaggio (il prodotto/servizio dell’azienda o di noi stessi) con un determinato tono di voce: professionale, divertente, ironico, non importa quale, basti che rappresenti voi stessi.

Ma i social non sono solo azione ma anche ricezione. Anche questo se vogliamo è una rivoluzione, perché è abbastanza semplice: se prima con i media tradizionali il messaggio era unidirezionale, con i nuovi media adesso è molto più democratica la trasmissione, in cui ognuno di noi può essere l’emittente e il pubblico allo stesso tempo.

Bisogna quindi anche capire come utilizzare i social quando interagiamo con i contenuti di altre persone. Qui è necessaria la massima attenzione: la consapevolezza di sapere che siamo in un social network, in cui chiunque ha voce in capitolo e libero di dire praticamente ciò che vuole, in dovere di dire come la pensa su qualsiasi cosa accada nel mondo “reale”. Consecutivamente è fondamentale essere in grado di capire come reagire davanti queste: commentare, mettere il famoso “like”, condividendo, questionare e perché no, litigare. Queste però sono azioni quasi naturali per chiunque, meno invece è l’avere con noi una lente in grado di riconoscere quando dar peso a qualcosa, soprattutto quando tratta di temi delicati quali la sanità pubblica ad esempio. Informatevi, sempre e non solo sui social perché il sistema rappresenta solo e soltanto noi stessi (vedere prima parte dell’articolo) e di conseguenza farà vedere solo ciò che a noi interessa. Siate consapevoli di questo dato di fatto.

Come in una normale società, come la intendiamo dal vivo in cui esiste il confronto, esiste anche lo svago o il divertimento. Questo nei social si traduce con “challenge”: una sfida orientata al maggior coinvolgimento possibile di tutti i partecipanti, in cui ci si sfida e si viene invitati a fare lo stesso. Questo per tenere vivo il gruppo, per aumentare il senso di appartenenza. Anche qui, come per il fattore del confronto, c’è un lato negativo: non ci sono limitazioni a queste sfide, come non ci sono particolari limitazioni nel modo di confrontarsi tra persone. Quindi anche in questo caso, saper utilizzare i social non vuol dire solo saper parteciparvi ma anche avere la consapevolezza o il buon senso dei limiti, altrimenti il rischio di poter incappare in incidenti è decisamente alto.

Cam.Tv e Tik Tok: i social per monetizzare e velocizzare i contenuti.

Qui vedremo i nostri esempi più lampanti di quello che è stato detto finora: l’innovazione, i social che hanno plasmato noi stessi, il modo di vivere all’interno di una società online e soprattutto come utilizzarli al meglio.

TIK TOK

Sicuramente uno dei social più in voga degli ultimi anni e che ha scatenato il suo successo soprattutto nella cerchia dei giovanissimi della comunità. Il punto centrale su cui verte il messaggio di Tik Tok e che lo caratterizza rispetto ai suoi colleghi come Facebook e Instagram è “sfruttate al meglio il tempo a disposizione” che in poche parole significa velocità e creatività.

Se infatti andiamo a esplorare cosa viene prodotto all’interno della piattaforma vedremo contenuti velocissimi da consumare (durata massima dai 15 ai 60 secondi) e soprattutto creativi al massimo per saper catturare subito l’attenzione del consumatore. Quindi possiamo vedere il perché ha ottenuto così tanto successo: si è allontanato parecchio da quella che prima consideravamo a inizio articolo una rivoluzione, la condivisione di noi stessi attraverso pensieri, opinioni, esperienze arrivando a condividere invece la bravura nel saper utilizzare con una comunità online il tempo a nostra disposizione e nella maniera più veloce possibile, perché ormai l’attenzione sul nostro schermo è sempre più fragile, effimera.

Conviene anche soffermarsi su l’altra caratteristica di Tik Tok, la velocità di condivisione dei contenuti che spesso si traduce con giochi, viralità, intrattenimento, in una parola “challenge” ovvero la sfida e il piacere di sfidare gli altri. Il succo dei social, ed è per questo che Tik Tok ne entra benissimo a far parte è il gusto del confronto con il prossimo con l’obiettivo di aver ragione nel caso delle opinioni, oppure nel caso delle challenge nel gusto di vincere.

Ma come detto precedentemente, saper utilizzare il social è alla base del corretto utilizzo e di chi utilizza questo mezzo. Non è strano infatti sentire di incidenti dovute a certe sfide estreme che portano chiunque a fare mosse azzardate, per dirlo eufemisticamente, pur di vincere, fino ad arrivare al punto di morire. Ecco l’unica pecca che paradossalmente è anche la cosa più bella dei social: la democrazia nell’utilizzare questo mezzo, lo rende anche pericoloso per tutti SE non educati adeguatamente a utilizzarli o almeno limitati da filtri delicati come l’età (gli incidenti dovute alle challenge sono infatti frequenti con i bambini o adolescenti).

Tik Tok merita sicuramente il successo ottenuto, anzi non è nemmeno utile dire che sia una novità ma è l’esempio più evidente di come il successo di un’applicazione social è altrettanto una minaccia importante per la salvaguardia di categorie non protette efficacemente dall’applicazione stessa.

CAM.TV

Passiamo ad una controparte che merita la stessa identica attenzione mediatica del social precedentemente citato, magari non per tipo di successo tra i giovanissimi ma per novità dell’applicazione di un social verso la comunità. Il punto, infatti, di ogni social è quello di essere utile o almeno che offra novità rispetto alla concorrenza perché altrimenti non da ragione di esistere o di essere utilizzata. Questo vale per il tema che trattiamo adesso ma vale in realtà per ogni cosa esistente nel business.

Quindi, Cam.Tv. Il motivo per cui questo social merita la giusta attenzione da parte nostra è l’estrema novità di poter dare alla comunità online la possibilità di poter lavorare anche da casa, cosa che in questo periodo di lockdown dovuto alla pandemia del Covid-19 è ben poco scontata, anzi è una tragedia per moltissime attività, costrette a chiudere proprio perché il contatto con il cliente era tutto. La consulenza, ad esempio, ha visto la crisi perché l’incontro con il cliente in loco era il momento in cui si poteva la spiegazione del business e la trattativa.

Con Cam.Tv si è aperta una porta che forse poteva essere quasi scontata, è sempre così con le idee giuste. Viene unito il concetto di comunità online, viva, in grado di scambiare conoscenze e opinioni, assieme al concetto “nuovo” di call, meeting, chiamatelo come volete, l’importante è che sia online. Vista la distanza sociale imposta lo strumento diventa indispensabile.

Immaginatevi quindi di tradurre letteralmente la vostra attività digitalmente, i vantaggi che trarrete sono a dir poco così tanti da non sapere di elencarli davvero tutti: velocità, network, ampliamento della propria rete di vendita, creazione di nuovi interessi proficui grazie alle funzionalità di Internet. E potrei andare avanti.

Arriviamo all’altra e non meno importante novità di Cam.Tv che necessita rispondere all’essenziale domanda che ogni professionista con un’attività si starà chiedendo: come vengono retribuite le mie attività in questa piattaforma? Semplice, con la criptovaluta del sistema all’interno di Cam.Tv, chiamata LKScoin. Detta in maniera potabile, grazie a questa moneta virtuale sarete in grado di poter fornire consulenze a pagamento alla vostra rete di vendita attuale e ai vostri nuovi clienti trovati proprio grazie all’applicazione Cam.Tv. Inoltre, potrete comunicare i vostri video, pensieri, consigli per guidare il vostro cliente e per ricompensarvi o meglio sostenere la vostra attività, vi donerà in forma di “likes” i vostri LKScoin.

Quindi arriviamo alla terza novità, che come potrete notare ognuna è direttamente collegata. L’ultima novità risiede nel sapersi elevare all’interno del contesto online e renderlo il più giustificabile, o professionale, possibile. I contenuti non sono più leggeri ma diventano veri e propri strumenti di guadagno, o meglio, di valore! Saper comunicare non vuol dire più parlare e basta ma significa saper investire (tempo o denaro, ma spesso entrambi) in quello in cui si crede: video, seminari, articoli e chi più ne ha più ne metta.

Questo è l’insegnamento importante che invece di offre Cam.Tv: online tu hai il potenziale per trasformare la tua attività in qualcosa di ancora più speciale, più grande e di valore, come un’evoluzione, o meglio ancora, una rivoluzione.