DETTO TRA NOI… NOBILE MA NON BLU

È come il prezzemolo.  

Sta bene dappertutto ma, in alcuni casi, è necessario se non indispensabile. Sto parlando del sangue, uno dei tanti componenti del nostro organismo: l’unico però che non può essere riprodotto artificialmente. È la rappresentazione più naturale e più intima della salute. Perdere sangue, infatti, nella concezione comune, significa perdere la vita. Come, d’altronde, il ricevere sangue, per sillogismo naturale, significa ricevere la vita. È la rappresentazione logica di tanti modi di essere, di costruiti luoghi comuni, di genuini detti popolari: buon vino fa buon sangue; non farti il sangue amaro; onta lavata col sangue; buon sangue non mente; fratelli di sangue; a sangue freddo o caldo; stare in sangue; lacrime di sangue, e così via.

Non sempre però il perdere sangue ha significato perdere la vita. Negli anni andati, la sua parziale dissolvenza era ritenuta infatti una panacea. Allora si chiamava semplicemente “salasso”, termine ugualmente abbinato a raffigurazioni di quotidianità.  Fino al 1400, veniva usato addirittura a scopo terapeutico; poi si scoprì che il sangue circolava comunque autonomamente dentro di noi. Lo strumento che i chirurghi usavano per salassare gli avventori, era chiamato lancetta. Erano talmente tante le richieste che dovettero ricorrere anche all’ausilio delle sanguisughe e dei barbieri: barba, capelli e…salasso!

Come appunto il prezzemolo, provarono ad utilizzarlo in svariate “salse”. Gli anni in cui si azzardava ad effettuare trasfusioni di sangue da animale a uomo, col risultato di febbri altissime, disturbi mentali e decessi. Tentarono allora da uomo a uomo, ma ancora non si conosceva la incompatibilità dei gruppi e del fattore Rh. La prima trasfusione fu compiuta nel 1492, quando tre giovani del popolo, “spintaneamente”, donarono la rossa linfa a Papa Innocenzo VIII, in pericolo di vita. Fu un disastro, visto che poi la vita la persero tutti i protagonisti, compreso il Santo Padre.

Si avventurarono allora con le sostanze liquide, iniettate grazie ad un rudimentale strumento utile allo scopo, che si chiamava schizzetto, fino a quando un sommesso professore di matematica, docente all’Università di Pisa, Giovanni Alfonso Borrelli, a metà del Seicento, non inventò la siringa. Ci vollero però ancora tre secoli per scoprire i gruppi sanguigni e quell’imprevedibile fattore Rh, sconosciuto antigene, che scorazzava baldanzoso sulla superficie dei globuli rossi della scimmia Rhesus Macacus. E tutto cambiò improvvisamente, rendendo quel prezzemolo di vita utilizzabile per ogni ricetta legata alla salute. Immaginate i vari usi del sangue e dei suoi derivati, che non sono legati solo alle comuni donazioni.

Penso al sangue del cordone ombelicale delle partorienti, utile per produrre cellule staminali; al gel piastrinico adoperato per l’autoriparazione dei tessuti e per sconfiggere le infiammazioni muscolari; al plasma, utilizzato anche per la fabbricazione di medicinali e, in questo pandemico momento, per produrre anticorpi monoclonali per sconfiggere il Covid 19.

Inconfutabile quindi l’interdipendenza fra sangue e salute, sangue e benessere, sangue e vita. E poco importa se nel Settecento i nobili d’allora lo utilizzavano per esaltare l’appartenenza sociale e l’invidiato rango, colorandosi le vene delle mani con un cosmetico blu. Fortunatamente il sangue, pur restando rosso, non ha colore né appartenenza e, detto fra noi, solo il gesto di chi lo dona per aiutare gli altri, può essere considerato nobile.                                           

Cura dei capelli: la potion magique

“Che capelli lunghi che hai!!!” Me lo sento dire (con estremo orgoglio e anche pavoneggiandomi un pochino) spesso e anche molto volentieri… Puntualmente il mio ringraziamento, oltre a regalare un sorriso a 2020 denti (cerchiamo di sdrammatizzare quest’annata nefanda ormai trascorsa), è condividere il mio segreto… Che poi così segreto non è, un po’ perché l’ho urlato praticamente anche ai sassi e poi perché online si può facilmente (se lo si vuole) trovare un riferimento. Più o meno la mia risposta tipo (pronunciata quasi in falsetto) è la seguente: “Ma grazieee!!! Li venero ed è uno dei complimenti che più adoro ricevere!!! Tutto merito della mia pozione magica!!!” E poi straripo, come un fiume in piena, nel racconto specifico di cosa si tratti… Nel lontano ottobre 2013 presi il coraggio di tagliarmi la frangia: ero entusiasta! Mi piacevo da impazzire, finché lo spettro della Spring/Summer Edition 2014 non ha iniziato ad aleggiare sulle temperature romane e, neanche fosse ieri, ricordo come la frangia che tanto amavo mi si fosse appiccicata sulla fronte, durante il tragitto dal supermercato all’auto, in una delle mie adorate sessioni di shopping alimentare (sono stata capace di perdermi 5 ore in un Sainsbury’s qualche anno fa, ca va sans dire)… Salita in macchina e asciugata la pratica con l’aria condizionata a -18, sono corsa a casa, ho sistemato le leccornie e mi sono messa alla ricerca di un qualsiasi integratore o biscotto incantato che avesse potuto far crescere i miei capelli in 2 giorni, così da non dovere andare in giro con la fontanella in testa, come quando avevo 2 anni, per evitare di sudare… Dopo qualche oretta di rimedi della nonna, bombe chimiche da milioni di dollari e consigli su come valorizzare un viso con il taglio “a boccia”, inciampo nel profilo facebook di una pagina francese: “La Potion Magique D’Elisa”, che tra l’altro oggi non credo esista più… La pozione si prepara in maniera molto semplice, utilizzando solamente tre ingredienti:

  • Acqua;
  • Miele;
  • Aceto di mele.

Analizziamo di seguito le caratteristiche e le proprietà benefiche dei due ingredienti che mixati sono principalmente responsabili della crescita più rapida dei capelli.

L’aceto di mele è un coadiuvante nel dimagrimento e aiuta a bruciare i grassi accelerando il metabolismo. Contiene enzimi, amminoacidi, minerali, vitamine e acidi di frutta indispensabili nella prevenzione dell’invecchiamento. Il suo grado di acidità è inferiore al 5% perciò è molto digeribile e grazie alle sue proprietà curative è da preferire a tutti gli altri tipi di aceto. Contiene potassio, fondamentale per il funzionamento dei muscoli e del cuore e molta pectina che protegge le cellule e i vasi sanguigni e abbassa il livello del colesterolo. L’alto contenuto di calcio, rafforza le difese immunitarie, regola il valore del pH nel sangue e stimola gli organi escretori. La vitamina C e il beta-carotene legano i radicali liberi che indeboliscono il sistema immunitario. Usato internamente elimina le tossine, mentre esternamente può essere utilizzato per fare impacchi in caso di contusioni o gonfiori.

Il miele è composto da acqua, zuccheri, acidi, proteine, sali minerali (quali ferro, calcio e fosforo), vitamine, fosfati, pigmenti derivati dalla clorofilla e sostanze ed aromi dei fiori a seconda della tipologia. Nella composizione la fanno da padroni gli zuccheri, come il maltosio, il glucosio e il fruttosio (quest’ultimo lo rende un prodotto 100% naturale). È un potente antinfiammatorio per la gola e ha potenti effetti sedativi per l’insonnia. Disintossica il fegato, favorisce la circolazione sanguigna, disinfetta le vie urinarie e agisce anche sulla calcificazione ossea.

Ma la super pozione per i capelli? Ve ne parlo immediatamente ed è semplicissima da preparare: in una tazza di acqua tiepida si sciolgono due cucchiaini di miele (di qualsiasi tipo) e un cucchiaio di aceto (tassativamente) di mele (io ne utilizzo un tipo bio che fa barrique, sono la solita viziata che ormai dovreste aver imparato a conoscere)… Si mescola tutto e si beve! Di solito qui tutti si stupiscono poiché credono si debba mettere il miscuglio in testa, ma questa potrebbe essere un’altra storia o magari un altro articolo, chissà… Va assunta più o meno al solito orario, per 3 mesi consecutivi, con un’interruzione di almeno altri 3 prima di riprenderla, altrimenti il corpo si assuefà e non sortisce gli effetti desiderati. Stiamo parlando di circa 1 cm di crescita a settimana (PLURITESTATO DALLA SOTTOSCRITTA: PROVARE PER CREDERE)!!!

Dulcis in fundo “CIAMBELLONE UMIDO”…

(al cacao, cocco, ananas e bacche di goji)!!!

Eccoci di nuovo con un’altra ricetta: stavolta e finalmente super dolcissima, ma come avrete modo di vedere sana e light per la scelta degli ingredienti, che come sempre la fanno da padroni! La qualità qui è di casa!
Nello specifico poi è una ricetta sia gluten free che dairy free: niente glutine e neanche lattosio! Sfornerete paradossalmente il ciambellone più umido che avrete mai assaggiato e ogni volta sarete in grado di vivere un’esperienza diversa, semplicemente cambiando la frutta sia fresca che essiccata che andrete ad utilizzare. Comune denominatore sarà sempre il cacao, che si sa è fonte di felicità!

INGREDIENTI

• 3 uova;
• 200 gr. di zucchero di cocco;
• 100 gr. di olio di cocco;
• 400 gr. di acqua;
• 50 gr. di cacao amaro;
• 200 gr. di farina di cocco (NO COCCO RAPÈ!!!);
• 20 gr. di bicarbonato;
• 30 gr. di bacche di goji;
• 1/4 di ananas a cubetti (togliete base e ciuffo, tagliate in due per il verticale e fate due spicchi con una delle metà ottenute. Ne riducete uno a dadini
piccoli, compreso il centro).

PROCEDIMENTO

  • Tagliare 1/4 di ananas a dadini.
  • Sbattere le uova intere con le fruste elettriche.
  • Aggiungere lo zucchero di cocco e incorporare.
  • Poi a seguire l’olio di cocco, l’acqua, il cacao amaro, la farina di cocco (MI RACCOMANDO FARINA E NON COCCO RAPÈ) ed infine il bicarbonato, mescolando un ingrediente alla volta.
  • Unire al composto le bacche di goji e i dadini di ananas.
  • Versare in uno stampo di silicone e livellare.
  • Cuocere in forno statico preriscaldato a 170° per 1 ora.
    “N.B. NO DRAMA: quando aggiungerete la
    farina di cocco vi assaliranno i dubbi peggiori, perché l’impasto diventerà sabiosissimo… È NORMALE!”
  • Controllare la torta con uno stecchino, se è ancora troppo umida, abbassare la temperatura del forno a 100° e cuocere per altri 15/20 minuti, finché lo stecchino non risulterà asciutto. “P.S. Non riuscirete a togliere il dolce dallo stampo prima che si freddi e nemmeno una volta che lo farà!!! Lasciatelo lì e gustatevi il ciambellone più umido e cioccolatoso che mangerete mai!!!”

VARIAZIONI

La fantasia è un altro degli ingredienti fondamentali in qualsivoglia ricetta e in questa vi permetterà davvero di spaziare da un continente all’altro, con
un solo morso! Di seguito alcuni dei miei personali abbinamenti (tutti sperimentati ovviamente), ma siate audaci e sperimentate!

  • Uva passa, mele e un pizzico di cannella;
  • Fichi secchi e pere;
  • Albicocche secche e caco mela;
  • Mirtilli rossi essiccati e mango;
  • Mirtilli essiccati e papaya;
    Ovviamente le dosi corrispondono a 30/50 gr. per la frutta essiccata (la grammatura dipende dal grado di essiccazione); mentre per quella fresca, vi regolate a seconda del frutto scelto, tenendo in considerazione che nel caso delle mele, ne andrete ad utilizzare due.

CURIOSITÀ – LO ZUCCHERO DI COCCO

Cos’è lo zucchero di cocco? Lo zucchero di fiori cocco, conosciuto anche come zucchero di palma da cocco, è un dolcificante naturale che si ricava dalla linfa o nettare dei fiori della palma da cocco. Utilizzato spesso in
sostituzione dello zucchero semolato, ha un indice glicemico (GI) piuttosto basso, pari a 35.

Si presta ad essere utilizzato per tutte le preparazioni che prevedono l’uso dello zucchero tradizionale nelle stesse proporzioni, in quanto ha un potere
dolcificante molto simile, ma rispetto ad esso ha un gusto più intenso e fruttato, con un retrosapore che ricorda il caramello. Non va confuso con lo zucchero di palma, che si ottiene da tutt’altra pianta.

Proprietà dello zucchero di cocco. Non essendo un prodotto raffinato, lo zucchero di fiori di cocco è un dolcificante integrale dal colore marrone che mantiene intatte quasi tutte le proprietà nutritive: contiene discrete quantità di vitamine del gruppo B, potassio, magnesio, fosforo, calcio, zinco, ferro e anche enzimi che consentono un lento assorbimento degli zuccheri nel sangue. Questo zucchero ricavato dai fiori non è tuttavia
un prodotto che faccia dimagrire o dalle virtù miracolose: si ricorda, infatti, che 100 g apportano circa 380 kcal.

Un tuffo nella natura… Le biopiscine

Ultimamente, un po’ per moda e un po’ per presa di coscienza, le persone hanno deciso di orientarsi al bio… non solo per quanto riguarda il loro nutrimento, ma anche per quanto riguarda le loro abitazioni!

Proprio così!

Si sta sviluppando negli ultimi tempi la diffusione delle piscine “naturali”, altrimenti dette BIOPISCINE.

Le biopiscine sono sistemi completamente biologici, in cui la purificazione e la filtrazione dell’acqua non comportano l’introduzione di alcuna sostanza chimica, ma avvengono grazie alla microflora e alla microfauna acquatiche che si sviluppano nelle piscine stesse.

Questo sistema di pulizia, chiamato fitodepurazione, oltre a dare una piacevole sensazione di naturalezza, non causa allergie o irritazioni, essendo totalmente naturali.

Una piscina di questo genere è un vero e proprio ecosistema, e presenta un design del tutto differente rispetto ad una piscina tradizionale.

È senz’altro un’ottima alternativa bio-sostenibile, soprattutto per chi ama stare a contatto con la natura e proprio non sopporta la sensazione del cloro sulla pelle.

Infatti, una volta immersi in una biopiscina, si ha la percezione di essere un tutt’uno con l’ambiente circostante e, anche sott’acqua, si può scoprire un ambiente vivo e colorato, in cui è possibile addirittura fare snorkeling per ammirare le piante acquatiche che si sono formate in profondità.

Un divertente hobby per grandi e piccini!

Un altro aspetto molto affascinante è che, essendo a tutti gli effetti un sistema naturale, ogni biopiscina va considerata nella sua individualità, in quanto richiede diverse tempistiche per raggiungere un buon equilibrio ecologico di microflora e microfauna. Ogni biopiscina è unica nel suo genere!

A seconda della zona si sviluppano differenti ecosistemi, ed è proprio per la sua capacità di inserirsi nel contesto ambientale che una biopiscina puo’ essere realizzata ovunque, anche in luoghi dove sono presenti vincoli ambientali!

Tra i numerosi vantaggi di queste piscine non bisogna trascurare infine il fatto che, grazie ai minori consumi elettrici, si ha un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto a quello che si avrebbe con una piscina tradizionale, e che, grazie alle loro proprietà, l’acqua al loro interno si scalda molto più velocemente, e si raffredda molto più lentamente in tarda stagione estiva.

E una volta finita l’estate? Non è assolutamente necessario svuotarla o coprirla con un telo! La biopiscina non ha bisogno di protezioni, anzi, è bella proprio per questo!

In ogni stagione assume forme e colori diversi: essendo parte della natura si adatta al variare dell’ambiente circostante.

Si tratta di una tipologia di piscine del tutto innovativa, che conserva la possibilità di fare un bel bagno in totale privacy, con acqua calda, filtrata e ripulita, caratteristica tipica di una piscina tradizionale; ma, allo stesso tempo, trasmette sensazioni di naturalezza, abbatte i consumi elettrici ed è un sistema biologico a tutti gli effetti, che non fa uso di agenti chimici!


Noi di Atlas Magazine lo diciamo sempre: BIO E’ MEGLIO!

E voi? Ne siete convinti?

                 

SANIFICAZIONE h.24 degli ambienti

Da oggi è possibile, anche in presenza di persone!

Nel corso del 2020 più che mai, ci siamo fatti una cultura sulla sanificazione (delle mani, delle superfici, degli ambienti in generale).

Molte le soluzioni proposte e testate: dalla disinfezione con prodotti chimici a base alcolica, alla pulizia a vapore, per arrivare alla sanificazione a ozono, riconosciuto dal ministero della Sanità italiano come presidio naturale per la sterilizzazione degli ambienti contaminati da batteri, virus, spore, ecc. (protocollo n° 24482 del 31/07/1996).

Quest’ultima alternativa è stata la più apprezzata, proprio per il suo elevato potere sanificante, ma anche la più discussa, in quanto potenzialmente nociva per le persone, qualora si trovassero all’interno della stanza mentre il macchinario è in funzione.

Proprio per questo motivo in molti si sono rivolti ad aziende specializzate in tale attività, ricorrendo a programmi di sanificazione periodici, spesso onerosi, piuttosto che acquistare un sanificatore a ozono e utilizzarlo autonomamente.

Allora ci siamo chiesti: “Esiste una tipologia di sanificazione sicura e certificata, che agisca in maniera efficace, senza però essere rischiosa per l’organismo? Un macchinario semplice da utilizzare, ma allo stesso tempo sicuro?”

Dopo una lunga ricerca, abbiamo trovato risposta positiva alla nostra domanda: si tratta dell’innovativo sanificatore d’aria Stand Alone, a uso fisso e trasportabile SANIXCARE: uno strumento in grado di disattivare gli agenti patogeni aero dispersi presenti negli ambienti interni, coprendo volumi di piccola e media grandezza.

È dotato di due diverse tecnologie integrate in un unico case compatto e maneggevole: un sistema a filtri professionale e Lampade UVC a 254nm ad effetto battericida.

La radiazione UV-C viene utilizzata per inattivare batteri, virus (es. SARS- CoV-2) e funghi ed è in grado di migliorare la salubrità dell’aria, rappresentando un potente sistema di disinfezione microbica.

Le lampade a raggi ultravioletti da 35W vengono impiegate per disinfettare efficacemente l’aria all’interno dei vari ambienti, fino a 150 mq e sono un sistema indicato per tutte le tipologie di immobili: abitazioni, scuole, ristoranti, negozi, uffici, strutture sanitarie, farmacie, hotel.

Vediamo ora i principali punti di forza di questo fantastico strumento:

  • Inattiva microrganismi, inclusi funghi, spore, batteri e virus.
  • Non utilizza prodotti biocidi e non produce rifiuti biologici.
  • Può essere utilizzato H24 in ambienti con presenza di persone, animali e alimenti.
  • Non prevede alcun contatto diretto con le lampade da parte dell’utilizzatore.
  • Ha un sistema di ventilazione con 4 velocità, più una modalità AUTO per l’efficientamento dei livelli di abbattimento microbico e un programma notturno che consente un maggior relax, entrando in modalità “silenziosa”.
  • Migliora la qualità dell’aria per individui affetti da allergie o con basse difese immunitarie.
  • Ha un ridottissimo costo di esercizio e di manutenzione: cambio filtro ogni 6.000 ore di lavoro effettivo, cambio lampada ogni 9.000 ore di emissione.

Ma non è finita qui: il sanificatore Sanixcare è rivoluzionario anche dal punto di vista estetico. A differenza di tutti i macchinari visti finora, questo è un vero e proprio pezzo d’arredamento, piccolo e compatto (pesa poco più di 10 kg), che facilmente si adatta a tutte le tipologie di ambiente.

Possiamo definirla la sanificazione perfetta!

LO STILE ODAKA YOGA

COS’È LO YOGA? 

La storia dello yoga è lunga millenni ed è stata fatta da grandi maestri, tramandata da testi sacri e diffusa in ogni parte del mondo. 

Oggi lo yoga è un linguaggio che appassiona e unisce tutti coloro che sono alla ricerca di uno stile di vita sano e di ascolto interiore.

Yoga, in sanscrito, significa “unione” e la pratica può essere un modo per raggiungere l’unione tra il corpo e la mente, donando a uno maggiore tonicità e flessibilità, all’altra lucidità e calma. 

Se lo yoga è così amato e praticato oggi è perché si desidera, ora più che mai, raggiungere un luogo di sicurezza e felicità e di unione e pace.

Lo yoga è la sospensione delle fluttuazioni mentali diceva Patanjali nel suo testo Yoga Sutra.

LO STILE ODAKA YOGA: PERCHÉ È UNO STILE INNOVATIVO? 

Odaka yoga, fondato da Roberto Milletti e Francesca Cassia, rappresenta un’idea innovativa e originale del mondo dello yoga nel rispetto profondo della sua tradizione millenaria.

Trova ispirazione dal moto dell’oceano e delle sue onde: attraverso questo moto continuo e in incessante divenire, il corpo ritrova la sua naturale attitudine al movimento fluido e libero da ogni costrizione fisica, mentale ed emozionale.

È una pratica che si ispira alle onde del mare ma si fonde con il Bushido (la via del guerriero nelle arti marziali) e, con movimenti biomeccanici, va a sciogliere tensioni e contrazioni fisiche, mentali ed emozionali.

Come l’acqua, che non ha forme, ma assume tutte le forme, anche la pratica di Odaka si adatta a noi stessi e durante questa fluiamo e ci allineiamo con il nostro sé, la natura che ci circonda e ci porta in uno stato di massima centratura.

QUALI SONO I PRINCIPALI BENEFICI DELLA PRATICA YOGA?

Molteplici sono i benefici dal miglioramento della flessibilità muscolare, tonicità e rafforzamento dei muscoli, riduzione dello stress, maggiore capacità di concentrazione, maggiore forza di volontà e fiducia in sè stessi, miglioramento della postura, maggiore possibilità di movimento delle articolazioni, benessere psicofisico e smisurata dose di felicità!

BONUS MOBILITÀ – SPOSTAMENTI SOSTENIBILI NELLE CITTÀ

L’emergenza Covid19 ha comportato molti cambiamenti nella nostra vita quotidiana, che hanno letteralmente stravolto il nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri: l’uso della mascherina, lavarsi le mani di continuo, il distanziamento sociale. 

Un aspetto senz’altro positivo è però l’azione di sensibilizzazione alla sostenibilità e all’ambiente promossa dal Decreto Rilancio. Tra tutti spicca l’Art. 229 “Misure per incentivare la mobilità sostenibile”. 

La mobilità urbana, infatti, in seguito al lockdown, ha subìto un forte cambiamento, dovuto alla necessità di ridurre i posti a disposizione sui mezzi pubblici, al fine di garantire il distanziamento sociale. 

Per evitare quindi un incremento degli spostamenti con veicoli privati inquinanti, il suddetto Decreto prevede un incentivo, il cosiddetto Bonus Mobilità, destinato a tutti coloro i quali sceglieranno forme di mobilità sostenibile. 

Ma come funziona il Bonus Mobilità? Vediamolo insieme!

Innanzitutto, può essere richiesto da tutti i maggiorenni, residenti in città e comuni con popolazione superiore a 50mila abitanti, e consiste in un “buono” pari al 60% della spesa sostenuta e comunque non superiore a 500€. Tale buono può essere utilizzato una sola volta per l’acquisto di:

• biciclette nuove o usate, sia tradizionali che a pedalata assistita;

• handbike nuove o usate;

• veicoli nuovi o usati per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica (monopattini, hoverboard, segway);

• servizi di mobilità condivisa a uso individuale (no auto).

Il Bonus Mobilità è inoltre retroattivo e può essere richiesto per spese avvenute a partire dal 4/05/2020 (1^ giorno della Fase 2). A questo link tutti i dettagli su come richiederlo: https://www.minambiente.it/bonus-mobilita

Come vedete, anche questa è un’opportunità da non perdere: se siete residenti in una grande città e preferite muovervi autonomamente, senza dipendere dai mezzi pubblici, approfittate del Bonus Mobilità e scegliete il vostro mezzo di trasporto sostenibile preferito!

LA DIETA CHE CONSILIA GUSTO E SALUTE: LA DIETA MEDITTERANEA

La dieta mediterranea è un sistema nutrizionale basato sulle abitudini alimentari dei Paesi che si affacciano, per l’appunto, sul Mediterraneo e che condividono tradizionalmente la disponibilità degli stessi alimenti derivati dall’agricoltura, dalla pastorizia e dalla pesca.

Il concetto di dieta mediterranea venne introdotto negli anni ’50 del secolo scorso, dall’americano Ancel Keys, fisiologo che studiò e dimostrò come un’alimentazione basata sulle tradizioni culinarie di questa zona avesse benèfici effetti su salute e longevità delle persone.

Ciò che la rende così unica e preziosa sono le sue caratteristiche, che vanno ben oltre i cibi e piatti proposti e la rendono un vero e proprio stile di vita, tanto da diventare dal 2010, patrimonio culturale immateriale dell’umanità per l’ UNESCO.

Essa è diventata sinonimo di alimentazione equilibrata e bilanciata ed è spesso portata come esempio di regime da adottare per mantenersi in salute e combattere le cosiddette “malattie del benessere”, quali tumori, diabete e patologie cardiovascolari. Tra i principali benefici che la dieta mediterranea è in grado di apportare all’organismo troviamo infatti: un elevato apporto vitaminico, un effetto antiossidante, un aiuto nel contenimento dei livelli glicemici e di colesterolo del sangue e nella prevenzione dell’insorgenza di malattie degenerative, quali il morbo di Alzheimer, Parkinson e SLA.

Ma quali sono gli elementi che la rendono così unica e che ne determinano i tanti decantati benefici?

• largo utilizzo di cereali, pasta, pane, ortaggi di stagione e legumi;

• frequente impiego di pesce, latticini e formaggi;

• frutta fresca come dessert giornaliero, dolci contenenti zuccheri o miele poche volte la settimana;

• consumo razionale di olio d’oliva (condimento da preferirsi in assoluto), frutta, uova e frutta oleosa, carni bianche;

• carni rosse in minime quantità e vino consumato in quantità modesta e moderata, generalmente durante il pasto.

La predilezione per questi elementi ha dato origine alla seguente ripartizione dei macronutrienti: circa 60% carboidrati, 25-30% grassi e 10-15% proteine.

In sostanza, si nota la prevalenza di carboidrati tratti soprattutto da cereali e legumi, dunque a basso indice glicemico, accompagnati da grassi provenienti da fonti amiche della salute (soprattutto olio extravergine d’oliva) e proteine di origine sia vegetale che animale.

Completa ed equilibrata, la dieta mediterranea non esclude nessun alimento, non annoia di certo il palato e porta sulle nostre tavole una variegata e gustosa scelta di alimenti…

…la dimostrazione concreta che si può mangiare sano senza dover rinunciare al piacere della buona cucina!!te “malattie del benessere”, quali tumori, diabete e patologie cardiovascolari. Tra i principali benefici che la dieta mediterranea è in grado di apportare all’organismo troviamo infatti: un elevato apporto vitaminico, un effetto antiossidante, un aiuto nel contenimento dei livelli glicemici e di colesterolo del sangue e nella prevenzione dell’insorgenza di malattie degenerative, quali il morbo di Alzheimer, Parkinson e SLA.

Ma quali sono gli elementi che la rendono così unica e che ne determinano i tanti decantati benefici?

• largo utilizzo di cereali, pasta, pane, ortaggi di stagione e legumi;

• frequente impiego di pesce, latticini e formaggi;

• frutta fresca come dessert giornaliero, dolci contenenti zuccheri o miele poche volte la settimana;

• consumo razionale di olio d’oliva (condimento da preferirsi in assoluto), frutta, uova e frutta oleosa, carni bianche;

• carni rosse in minime quantità e vino consumato in quantità modesta e moderata, generalmente durante il pasto.

La predilezione per questi elementi ha dato origine alla seguente ripartizione dei macronutrienti: circa 60% carboidrati, 25-30% grassi e 10-15% proteine.

In sostanza, si nota la prevalenza di carboidrati tratti soprattutto da cereali e legumi, dunque a basso indice glicemico, accompagnati da grassi provenienti da fonti amiche della salute (soprattutto olio extravergine d’oliva) e proteine di origine sia vegetale che animale.

Completa ed equilibrata, la dieta mediterranea non esclude nessun alimento, non annoia di certo il palato e porta sulle nostre tavole una variegata e gustosa scelta di alimenti…

…la dimostrazione concreta che si può mangiare sano senza dover rinunciare al piacere della buona cucina!!

POMODORI CON IL RISO ALLA “ROMANA”

INGREDIENTI PER 4-6 PERSONE

• 8 pomodori grandi, maturi e sodi

• 8 cucchiai di riso Arborio

• 3 grosse patate a polpa gialla

• 5 grosse cipolle 

• 1 spicchio d’aglio

• 250 gr. Di grana padano

• pan grattato

• finocchietto 

• rosmarino

• 15/20 baccelli di cardamomo

• 10 bacche di ginepro

• basilico

• sale

• pepe nero in grani

• olio extravergine d’oliva

• aceto di mele

PREPARAZIONE DELLA RICETTA

Sbucciare le patate, tagliarle a spicchi, sciacquarle e lasciarle in ammollo nell’acqua fredda. 

Lavare i pomodori e tagliare una calotta, che servirà poi per chiuderli, facendo attenzione a lasciare ogni “coperchio” accanto al suo “contenitore”. Con l’aiuto di un cucchiaino svuotare completamente i pomodori cercando di lasciare intatte le pareti e conservare il contenuto in una terrina.

Grattugiare una delle cipolle con il lato della grattugia per la julienne grossa (questo è un super trucco che vi permetterà di avere una polpa liscia senza le camice della cipolla a filare). Aprire i baccelli di cardamomo e schiacciarli con un batticarne tra due fogli di carta forno. Privare lo spicchio d’aglio dell’anima e pressarlo nello spremiaglio. Grattugiare sempre con il lato per la julienne grossa circa 250 gr. di grana padano (se riusciste a reperire un 60 mesi sarebbe una meraviglia: perché da un sapore strepitoso e non incolla). Tagliare a striscioline sottili le foglie di basilico, appoggiandole una sull’altra, arrotolandole e procedendo più accuratamente possibile per aprirle poi come si fa con le fettuccine fatte in casa. Unire tutti gli ingredienti all’interno della terrina con la polpa dei pomodori, aggiungere il riso, un cucchiaino da caffè di sale, il pepe nero appena macinato, un cucchiaio colmo di concentrato di pomodoro e due cucchiai d’olio.

Con l’aiuto di un pennello in silicone, spennellare l’interno dei pomodori e salare leggermente. Distribuire il composto di riso per coprire poi ogni pomodoro con il proprio coperchio. Adagiare sopra una grossa foglia di basilico, puntarla con uno stuzzicadenti e spennellare tutto con l’olio. 

Scolare le patate, asciugarle e condirle con due cucchiai d’olio, una spolverata di sale, una macinata di pepe, il finocchietto, il rosmarino spiluccato e le bacche di ginepro schiacciate. Mescolare con le mani per distribuire il condimento.

Sbucciare le 4 cipolle e tagliarle orizzontalmente a metà, avendo cura di livellare la parte sotto della metà inferiore. 

Foderare due grosse teglie con la carta forno. Adagiarci i pomodori, alternandoli alle cipolle e riempire gli spazi vuoti con le patate. Versare su ogni cipolla un cucchiaino di aceto di mele, salare, pepare, spolverare con i fiori di finocchietto selvatico essiccati, ricoprire con il pan grattato e condire con un filo d’olio. 

Passare un’ultima macinata di pepe, manciata di sale e sporcatura d’olio generale. Infornare a 180° per un’ora (forno statico e preriscaldato), avendo l’attenzione di invertire le teglie a metà cottura. Qualora fosse necessario, accendere per qualche minuto il grill, per ottonere la doratura desiderata (ovviamente questo passaggio è da fare su ogni teglia, quindi eventualmente invertirle di nuovo).

Servire fumanti, tiepidi o freddi, sono sempre super eccezionali, dipende dalle preferenze! Io ad esempio li apro completamente, tagliando anche il pomodoro e ci sminuzzo la cipolla per mangiare tutto insieme, alternando ogni boccone ad una patata! 

QUALCHE TRUCCHETTO IN PIÙ

Anche se so benissimo che la tentazione sarà forte, non cercare di mettere più riso all’interno dei pomodori. Durante la cottura infatti il riso aumenta molto di volume e se i pomodori sono troppo pieni si spaccano.

Qualora la polpa e il succo dei pomodori fosse un pochino acidula. Aggiustare il gusto con 1 o 2 cucchiaini di zucchero di canna muscovado (se non riusciste a reperirlo, va bene anche lo zucchero raffinato, ma fate qualche ricerca in più, perché il profumo balsamico e caramelloso che emana fa la differenza).

NON MANGERETE MICA A SECCO?!?

Generalmente le preparazioni più ricche e complesse, in cui alle verdure vengono affiancati altri ingredienti come pangrattato, formaggi, uova o insaccati e magari grassi quali burro e olio, chiamano rossi di buona struttura, purché siano giovani e non troppo tannici: Morellino di Scansano, Santa Maddalena, Monica di Sardegna. Le ricette che invece prevedono l’aggiunta di aceto e anche zucchero, come ad esempio la caponata, si sposano meglio a bianchi tenuemente zuccherini, come quelli da vendemmia tardiva (Verdicchio, Soave); ma è da provare anche l’abbinamento con vini ossidativi come la Vernaccia di Oristano. Andate quindi a gusto personale in quanto in questa ricetta sono contemplati tutti gli abbinamenti. Io probabilmente sceglierei a seconda del pasto (pranzo o cena), della temperatura del piatto e della compagnia… Insomma praticamente non saprei scegliere!!! Andate a sentimento! Considerando che anche una birretta non ci starebbe male!

INFO E CURIOSITÀ

Questa ricetta è talmente sentita che ha persino dato il nome ai pomodori che si utilizzano per realizzarla. Infatti i fruttivendoli li chiamano proprio “pomodori da riso” per onorare la tradizione, ma non sono altro che pomodori grossi, rossi e sodi. La varietà che più onora tali caratteristiche è il pomodoro Salomone, caratterizzato appunto dalle grandi dimensioni, pensate che il peso di ogni frutto varia da 300-350 gr. Ottimo anche per le insalate è consistente e talmente resistente alle spaccature che nella coltura la pianta non ha neanche bisogno di sostegni. Il periodo di trapianto va da Aprile a Luglio, ragion per cui la ricetta proposta è tipicamente “estiva”.

Il riso da preferire è l’arborio, dal chicco grosso e compatto, in quanto non scuoce e nonostante l’alto contenuto di amido, non ne rilascia troppo in cottura, poiché il calore penetra prima nella parte esterna, lasciando il nucleo al dente. Per questo viene utilizzato soprattutto per i risotti, ai quali dona una mantecatura eccezionale.

L’utilizzo dei semi di cardamomo è una mia personale licenza poetica, che da si al piatto un tocco di eleganza e ricercatezza, ma è dovuto principalmente alle sue valide proprietà contro i disturbi digestivi e nello specifico l’alitosi (le cipolle sono una prelibatezza, ma a qualcuno lasciano degli strascichi poco simpatici). L’olio essenziale contenuto, favorisce la produzione dei succhi gastrici e coadiuva la digestione, inibendo la formazione di gas che possono appunto dar luogo a fastidiose conseguenze. La sua caratteristica profumazione è un valore/sapore/odore aggiunto: fin dai tempi dei Greci e dei Romani, infatti veniva utilizzato per produrre preziose fragranze. Addirittura in India viene utilizzato come antidoto contro il veleno di serpenti e scorpioni.  

Esistono comunque delle specie di cipolla caratterizzate da una dolcezza estrema, che non lasciano in bocca alcun retrogusto sgradevole, tanto da renderle adatte ad essere addirittura consumate fresche. Sto parlando della cipolla di Nepi che deve tale proprietà alle caratteristiche delle acque circostanti al territorio in cui viene coltivata; è di colore bianco, dalla forma rotondeggiante e schiacciata e  può arrivare a pesare fino a 600-700 gr. Altra cipolla dal sapore tipicamente dolce è la cipolla rossa di Partanna, originaria della città omonima, dall’aroma intenso e delicato e di una carnosità unica; può arrivare a pesare oltre il kg.

LE RICETTE DI ATLAS MAGAZINE – Insalata fresca di quinoa

La quinoa, originaria del Sudamerica, è una pianta erbacea coltivata in Equador, Perù e Bolivia.

Molto simile ad un cereale, tuttavia non può essere considerata tale: non contiene glutine (ideale quindi per le diete di chi è affetto da celiachia) e possiede proprietà nutritive paragonabili a quelle dei legumi.

È ricca di potassio fosforo e magnesio, ma anche di calcio, zinco, vitamine A ed E.

Può essere utilizzata per svariate ricette: primi piatti, secondi piatti, merende/colazioni, e anche per gustosissime insalate…

Di seguito vedremo appunto come preparare una squisita insalata a base di quinoa, ottima per le veloci pause pranzo nelle soleggiate giornate di primavera.

Ingredienti per 2-3 persone (tutti categoricamente bio!):

  • 250g di quinoa
  • 2 broccoli verdi di media grandezza
  • 80g di fagiolini verdi
  • 1 vasetto di cuori di palma
  • 160 g di tonno in scatola (2 scatolette)
  • 80g di stracciatella di mozzarella
  • 3 uova sode
  • Olio extravergine d’oliva q.b.
  • Aceto di vino rosso q.b.
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Semi di papavero q.b.

PROCEDIMENTO

Mentre lessate i broccoletti ed i fagiolini verdi, cucinate la quinoa come si fa di solito con la pasta (10 min. di cottura circa). Una volta pronta fatela e passatela sotto l’acqua fredda come fareste nel caso di un’insalata di riso.

Procedete poi con il tagliare a pezzetti grossolani i cuori di palma e le uova sode. Disponeteli in un piattino a parte.

Una volta che fagiolini e broccoletti saranno pronti, tagliate anche questi a pezzi grossolani e poi metteteli in una ciotola capiente.

Aggiungete la quinoa, i cuori di palma e le uova ed il tonno sgocciolato. Condite con sale, pepe e aceto a vostro gradimento e mescolate.

Adesso adagiate la stracciatella sopra la vostra insalata di quinoa e decorate il tutto con una spolverata di semi di papavero.

Servite la vostra insalata e… buon appetito!